L’impegno era stato preso: dopo il 14 settembre, giorno del ritorno dell’ambasciatore italiano in Egitto, ogni 14 dei mesi successivi Amnesty International avrebbe chiesto al governo se vi fossero novità relative alla ricerca della verità sull’uccisione di Giulio Regeni.
Dopo la prima lettera inviata il 14 ottobre, oggi è partita la seconda.
Oltre a chiedere al Presidente del Consiglio Gentiloni e al Ministro degli Esteri Alfano quali progressi nelle indagini il ritorno dell’ambasciatore abbia favorito, il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha domandato al governo come l’Italia abbia risposto alla convocazione del suo ambasciatore – e di quelli di Canada, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito – da parte del Ministero degli Esteri egiziano per esprimere profonda indignazione per un’”interferenza inaccettabile ed evidente”, ossia aver espresso preoccupazione per la sorte dell’avvocato per i diritti umani Ibrahim Metwally, detenuto da metà settembre.
Infine, Marchesi ha sollecitato il governo a condividere notizie sulla figura di supporto tecnico alle indagini sulla tortura e l’uccisione di Giulio Regeni. Tale figura, di cui era stato dato annuncio dalla Farnesina il 14 agosto, contestualmente a quello del ritorno dell’ambasciatore ai Cairo, non risulta presente al Cairo e presumibilmente neanche ancora nominata.