FONTE: alahednews. traduzione per OraproSiria di Gb.P.
Le sanzioni internazionali privano gli ospedali siriani di macchinari essenziali, dei pezzi di ricambio e anche dei medicinali, e questo ha un impatto significativo sulla popolazione siriana, ma pochissimo effetto sul loro obiettivo dichiarato, ossia spingere Bashar al-Assad a un cambiamento politico, hanno detto medici, uomini d’affari e donne siriane a ‘Middle East Eye’.
“Non possiamo importare il protossido di azoto, che è necessario per l’anestesia, perché dicono che può essere usato per fabbricare bombe. Abbiamo bisogno dell’elio per raffreddare i nostri scanners IRM, ma non abbiamo il diritto di importarlo. Molti centri di risonanza magnetica in tutta la Siria sono fuori uso”, ha detto al MEE il dott. Joseph Fares, direttore dell’ospedale italiano di Damasco.
Questo ospedale fu costruito più di cento anni fa per aiutare i missionari cattolici di rito romano in Siria; oggi serve migliaia di Siriani senza distinzioni religiose ogni anno.
Precedentemente in parte finanziato con donazioni dall’Italia, l’ospedale “non può più ricevere denaro dall’Italia, perché non possiamo trasferire fondi alle banche siriane”, continua il Dr. Fares. “Le sanzioni erano dirette contro il governo siriano, non capisco perché tutti i siriani debbano soffrirne”.
Sanzioni unilaterali
Le sanzioni imposte alla Siria sono unilaterali. Derivano da decisioni prese dalla Gran Bretagna e dal resto dell’Unione Europea, oltre agli Stati Uniti.
Non solo queste sanzioni non sono mai state legalmente autorizzate da alcuna risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma sono anche state esplicitamente condannate da una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2013, che afferma che “l’applicazione di misure economiche coercitive unilaterali ha un impatto negativo sulle economie e sugli sforzi di sviluppo dei paesi in via di sviluppo in particolare”. “Tali misure costituiscono una flagrante violazione dei principi del diritto internazionale e dei principi fondamentali del sistema commerciale multilaterale”, continua la risoluzione.
La Gran Bretagna e l’UE hanno imposto le prime sanzioni nel 2011, all’inizio della guerra in Siria, e le hanno rinforzate più volte. Queste includono un embargo sull’importazione di petrolio siriano, il congelamento di beni, restrizioni sui servizi finanziari e divieti all’esportazione su determinate forniture “a duplice uso”. Le sanzioni statunitensi vanno oltre: impongono un embargo globale su tutte le esportazioni verso la Siria.
Sebbene la legislazione sulle sanzioni preveda eccezioni per il lavoro umanitario, l’effetto pratico delle restrizioni è di bloccarlo in gran parte, nella misura in cui le agenzie di aiuto umanitario devono coprire i costi e i tempi legali per il lavoro necessario a districarsi nel complesso processo di ottenimento dei permessi di esportazione. Essi sono anche scoraggiati dal timore di essere accusati di violare la legislazione europea o americana se gli articoli esportati non sono riconosciuti come legittimi dalle autorità governative (del Paese esportante). “in pratica, non possiamo comprare nuove macchine,” ha lamentato il Dr. Fares.
Il Dr. Mazen Hadad, direttore dell’ospedale dei bambini di Damasco, mi ha raccontato di una situazione simile. “Centinaia di madri sono state in coda per ore davanti all’edificio fino a quando sono arrivato pochi minuti prima che le porte si aprissero per le ore di ambulatorio. All’interno, il personale mi ha mostrato quello che potrebbe essere un museo di vetuste macchine mediche che non poteva essere migliorato o che non aveva pezzi di ricambio, specialmente il software che le controlla. I bambini giacevano in vecchie incubatrici. Le macchine per la TAC erano obsolete.”
Poiché le sanzioni non sono state approvate dalle Nazioni Unite e sono state imposte solo dai paesi occidentali, ora l’ospedale importa circa il 30% delle sue medicine da altri paesi, tra cui l’Iran, l’India e la Cina. L’ istituzione si coordina anche con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che è autorizzata a portare medicinali in Siria in determinate circostanze.
Un «effetto dissuasivo»
L’effetto nefasto delle sanzioni sulla Siria è stato evidenziato in un rapporto commissionato l’anno scorso dall’Agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione per la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale (ESCWA), con sede a Beirut. Originariamente destinato alla pubblicazione, è stato divulgato dal sito web The Intercept e da allora è stato ritenuto documento interno dell’ONU, sebbene le copie cartacee siano ampiamente disponibili nella regione e una di esse è stata data al Middle East Eye (MEE)..
Il rapporto descrive le sanzioni statunitensi ed europee come il “più complicato ed esteso regime di sanzioni mai imposto“. A causa delle sanzioni imposte alle maggiori banche siriane, inclusa la Banca centrale, solo poche banche possono operare. Il rapporto afferma tuttavia che le sanzioni hanno un “effetto dissuasivo” sulle aziende del settore privato che potrebbero voler lavorare anche con queste banche più piccole, ma sono preoccupate per le possibili involontarie violazioni tecniche delle normative.
L’esportazione del software per le attrezzature mediche richiede licenze, ma le complicazioni incontrate per ordinarlo sono “particolarmente paralizzanti” e “le esenzioni per motivi umanitari sono troppo limitate”, afferma il rapporto. Il rapporto include tredici studi, su casi che descrivono i problemi affrontati da associazioni di beneficenza e organizzazioni umanitarie non identificate. Una grande organizzazione europea di aiuti umanitari si è lamentata del fatto che i costi legali per ottenere una licenza statunitense per l’invio di un computer in Siria erano tre volte superiori al costo del computer stesso.
“Le sanzioni si faranno sentire più intensamente quando lavoreremo alla riabilitazione di centrali elettriche, servizi sanitari, pompaggio di acqua e il resto”, ha dichiarato Khaled Erksoussi, coordinatore logistico per la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa a Damasco. “Se vogliamo impedire alle persone di essere sfollati o rifugiati e se vogliamo incoraggiarli a tornare a casa, dobbiamo capire che i cessate il fuoco non sono sufficienti. Le persone non solo sono fuggite a causa dei combattimenti, ma anche per la mancanza di servizi, benefici per la salute, mezzi di sussistenza e posti di lavoro. Non siamo ancora nel pieno della ripresa, ma anche nelle fasi iniziali, le persone hanno bisogno del sostegno, della pianificazione e dell’impegno di donatori e governi stranieri. ”
Un’altra organizzazione europea di aiuto umanitario, che ha un volume annuale di oltre 100 milioni di dollari, ha cercato di trasferire fondi ai suoi partner in Siria mandandoli a una banca di un Paese vicino, in modo che i suoi funzionari possano riscuoterli da questo Paese; ma quando l’organizzazione ha rivelato, per motivi di trasparenza, qual era la destinazione finale dei fondi, la banca estera ha rifiutato di eseguire il trasferimento.
Una grande organizzazione non governativa internazionale che è diventata subappaltatrice di un programma delle Nazioni Unite è stata un incredibile esempio degli effetti delle sanzioni. Questa organizzazione doveva comprare e distribuire carburante in Siria, ma per farlo era necessaria una licenza europea. La licenza doveva essere ottenuta attraverso il governo nazionale delle ONG, dove diversi ministeri erano preposti all’approvazione dopo aver negoziato tra loro. Secondo il rapporto dell’ESCWA, “questo dipendeva dall’identificazione della provenienza del carburante. Le circostanze prevalenti in Siria, l’inaffidabilità delle fonti private di carburante e la durata dei negoziati, hanno comportato il continuo aggiornamento della richiesta, che ha richiesto esami più approfonditi all’interno di ciascun ministero. Infine, l’opportunità del programma si è perduta prima che fosse raggiunto un accordo di licenza.” Anche se il rapporto non ha specificato la destinazione d’uso del carburante, molti progetti comportano l’uso di generatori quando le centrali elettriche e le linee elettriche convenzionali sono state distrutte o danneggiate.
L’impatto sul quotidiano
Oltre alle organizzazioni di aiuto umanitario, le sanzioni hanno un grave impatto sulle imprese private e sui cittadini siriani. Nessuna carta di credito americana o europea è accettata in Siria. È impossibile ottenere una lettera di credito da una banca straniera. Le compagnie di assicurazione occidentali si rifiutano di assicurare le merci destinate alla Siria.
Elia Samman gestisce un’attività di import-export a Damasco. Egli ha creato una società separata in Libano che importa merci, alcune delle quali vengono poi esportate in Siria. “È difficile avere i documenti approvati dai produttori se sanno che i prodotti vanno in Siria. Ciò carica di circa il 35% il costo totale delle merci, che naturalmente, è a carico dell’utente finale “, dichiara Samman al MEE.
Le sanzioni furono rafforzate con l’intensificazione della guerra in Siria. Sotto la pressione degli Stati Uniti, le banche libanesi non consentono più ai siriani di aprire conti in dollari. Chi aveva già un conto può trovarlo bloccato. Anche andare in Libano è difficile.
La Dott. Noha Chuck è Presidente e CEO del Syrian Enterprise and Business Center. Ha una doppia nazionalità siro-canadese e può facilmente viaggiare in Libano con il suo passaporto canadese. “Se hai un passaporto siriano, devi mostrare al confine libanese che hai una prenotazione in un hotel e spesso chiamano l’hotel per controllare. Devi anche avere con te almeno 1000 dollari in contanti. Perché dovresti avere bisogno di così tanti soldi se vi resti solo per una o due notti?” ha spiegato. “Se sei siriano e lavori per un’organizzazione internazionale in Libano e vieni pagato con un assegno in dollari, non puoi incassarlo. Tutto quello che puoi fare è farlo intestare a un amico libanese o di un altro Paese, che può incassarlo e mandarti i soldi.
Inevitabilmente, l’embargo è diventato fonte di criminalità. “È emersa una nuova generazione di evasori di sanzioni”, ha affermato la dott Chuck. Ad esempio, le merci scaricate a Latakia (porto siriano sul Mediterraneo) vengono dichiarate come scaricate in Libano nella documentazione “.
Rateb Shallah, banchiere e presidente del Syrian Enterprise and Business Center, ha approfondito la questione: “Le sanzioni non sono il modo giusto per indurre le persone a comportarsi diversamente. L’obiettivo era quello di colpire il governo siriano, ma semmai ciò avrebbe potuto essere stato valido una volta, oggi non è più così. Le sanzioni colpiscono le persone comuni. La sofferenza che causano è globale. Hanno un impatto su tutte le transazioni in Siria. I Siriani sono condannati a vivere in una gigantesca prigione”.
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