Barcellona, New York e Lisbona chiedono di poter calmierare il prezzo degli alloggi. Le tre città firmano un articolo congiunto in cui si chiede una maggiore capacità legislativa per affrontare “la crescente pressione speculativa, le intimidazioni e gli sfratti”, come già avviene nelle città di Parigi e Berlino.
Questa settimana, nell’ambito del congresso mondiale Smart Cities Expo e del gruppo di lavoro per l’edilizia abitativa di Eurocities, il responsabile dell’edilizia abitativa del municipio di Parigi, Ian Brossat, ha confermato che i limiti dei prezzi di locazione imposti nella capitale francese stanno funzionando molto bene.
L’ edilizia abitativa è uno dei temi centrali del Forum degli Affari Sociali della rete Eurocities, l’organizzazione che comprende 140 città europee e che Barcellona presiede da due anni. E’ in questo quadro che si promuove anche un’intensa campagna per chiedere agli Stati una maggiore consapevolezza e un trasferimento di competenze e risorse alle città affinché possano garantire a tutti i cittadini l’effettivo esercizio di tutti i diritti sociali, compreso quello alla casa.
Articolo completo scritto dai responsabili degli alloggi a Barcellona, New York e Lisbona:
Per il diritto alla casa: potere locale, politica globale
Le città sono il nostro luogo comunitario, lo spazio condiviso dei nostri sogni e delle nostre ansie, dove prendono forma le principali minacce e le differenze diventano evidenti, ma anche dove nascono le speranze e si costruiscono il progresso sociale e la solidarietà. Le città, lì dove quasi tutto è iniziato da quando gli esseri umani hanno smesso di spostarsi alla ricerca di cibo. Sì, la città è la nostra casa, eppure oggi è anche il luogo in cui il diritto all’alloggio, uno dei diritti più elementari ma meno tutelati, è maggiormente minacciato. La ridotta redditività del capitale e i movimenti finanziari internazionali incontrollati ed estremamente facili hanno trasformato l’edilizia abitativa urbana, soprattutto nelle capitali e nelle città dinamiche come le nostre, in un oggetto di investimenti speculativi. Questa dinamica sta mettendo le nostre città sotto una pressione crescente, spesso da parte di grandi fondi d’investimento e di altri attori di livello internazionale. Possiamo dire che, in queste città, il loro stesso successo e la loro attrattiva mettono a repentaglio i residenti e le famiglie stabili. La pressione turistica spinge al rialzo dei prezzi e fa sì che sempre più appartamenti vengano offerti per affitti turistici e sempre meno come abitazione permanente. Abbiamo già quartieri nelle nostre città dove ci sono più alloggi turistici che appartamenti di prima residenza. L’acquisto di interi edifici da parte di fondi di investimento con l’obiettivo di indirizzarli alla promozione del turismo, e la proliferazione di società dedicate ad affitti a breve termine come AirBnB, è un problema condiviso tra le città che hanno firmato questo articolo. Nel frattempo, il processo di gentrificazione (proprietari con un alto potere d’acquisto che si stabiliscono in quartieri tradizionalmente popolari) provoca a sua volta un aumento del prezzo degli affitti, sposta gli inquilini con redditi più bassi (spesso migranti e minoranze) e fa sparire comunità unite da decenni. Con questo aumento dei prezzi delle case, in particolare degli affitti, questi diventano insostenibili per la maggior parte delle persone. Se a tutto ciò si aggiungono i bassi salari e i contratti di lavoro precari che aumentano le disuguaglianze di reddito, si configura una trappola di vulnerabilità nella quale rimangono imprigionati settori sociali sempre più ampi. Non sorprende, quindi, che le varie forme di esclusione residenziale stiano aumentando: famiglie sfollate alla periferia urbana, condizioni abitative sempre più critiche (piccole, più vulnerabili) e l’espressione più estrema di instabilità abitativa: i senzatetto.
Numerosi studi dimostrano che le difficoltà di accesso ad una residenza stabile aumentano il rischio di povertà e di esclusione sociale. I prezzi esorbitanti degli affitti generano un notevole ampliamento della vulnerabilità sociale e, nei settori maggiormente colpiti dalla povertà, situazioni di segregazione e di esclusione cronica dalle abitazioni. Saskia Sassen sostiene che la principale minaccia per l’attuale economia globale sono le diverse forme di espulsione. Espulsi per disoccupazione o povertà, espulsi da guerre e violenze, espulsi per la distruzione stessa dell’acqua e della terra… e naturalmente espulsi dalle città e dalle loro case da pignoramenti o sfratti. Un rischio condiviso che ci lega anche a livello globale. Dobbiamo mettere le persone al primo posto e al di sopra degli interessi economici. Dobbiamo adottare misure per garantire il diritto nelle città, il diritto alla casa. Questo è ciò che stiamo facendo nelle nostre città.
Questa estate siamo a Barcellona come “Fearless Cities” (città senza paura) per discutere alcune strategie chiave, come la promozione di alloggi pubblici, sussidi per gli affitti e la riabilitazione, e nuove forme di alloggi sociali, come la cessione d’uso, che sottraggano gli alloggi dallo scacchiere della speculazione, oltre a come sviluppare soluzioni creative per i senzatetto che diano accesso ad alloggi decenti e non solo soluzioni abitative temporanee e di emergenza. In particolare, vorremmo evidenziare due linee d’azione principali lungo le quali le città devono poter sviluppare maggiori competenze.
In primo luogo, è essenziale disporre di una regolamentazione degli affitti che consenta alle città di fissare parametri di riferimento per i prezzi di affitto e di vietare ai proprietari di superarli. Di fatto, questi indici sono già una realtà a New York e in altre città, come Parigi o Berlino, ma chiediamo una maggiore capacità normativa e maggiori risorse, per poter organizzare gli inquilini in modo che possano far fronte a crescenti pressioni speculative, intimidazioni ed espulsioni.
In secondo luogo, dobbiamo regolamentare il turismo nelle nostre città, limitandone l’eccessivo sfruttamento e la massificazione, proprio perché non venga mai meno l’attrattiva e la produttività nelle sue molteplici sfaccettature creative e per limitarne gli effetti sui prezzi degli affitti. Non chiediamo nulla di straordinario ai grandi operatori turistici e ai locatari: semplicemente di rispettare la legge. Dobbiamo porre fine agli appartamenti turistici illegali, e in tal senso saremo rigorosi, lo si sappia, in difesa del bene comune.
Tre città hanno firmato questo articolo, perché unite dalle stesse sfide e speranze. Tutti noi abbiamo partecipato al vertice delle Nazioni Unite Habitat III, dove si è chiesto “il diritto ad un alloggio dignitoso per tutti” e si è approvata una Nuova Agenda Urbana. Con il paradosso che i firmatari erano gli Stati e non le città, che chiedono un maggior impegno nelle sfide che ci troviamo ad affrontare o la delega della capacità di regolamentazione per farlo esse stesse. Il diritto all’alloggio e la sua funzione sociale devono essere visti come un diritto alla protezione, non solo nelle singole città ma anche a livello globale. La responsabilità e l’obiettivo di garantire il diritto a vivere dignitosamente nella propria città deve essere condiviso dai diversi livelli di governo, dal livello locale a quello più globale. La dichiarazione finale di Habitat III ha ricordato che sono necessarie riforme sistemiche, un settore pubblico forte e un sostegno finanziario a lungo termine per consentire l’accesso ad alloggi adeguati per tutti. Le autorità nazionali e locali devono riconquistare un ruolo di primo piano nel rispondere alle esigenze abitative e ai vincoli di accesso a prezzi accessibili, in particolare per i settori più poveri della popolazione. Noi, come città, non siamo sole, siamo insieme, ciascuna con la propria unicità e congiuntura, e dalla nostra profonda solidarietà rivendichiamo il nostro ruolo guida, che deve essere riconosciuto con maggiori competenze e poteri per adottare misure a favore della cittadinanza.
Zygmunt Bauman ha detto che ci troviamo di fronte a uno scenario di “politica locale senza potere” e “potere globale senza politica”. Le città firmatarie di questo articolo rivendicano un “potere locale con la politica globale” e noi vogliamo usarlo per fare delle nostre città un luogo di accoglienza, diritti e benessere per tutti. Le nostre città non sono una merce. Sono una comunità diversificata di persone che vogliono vivere e prosperare insieme, in comune. Vogliamo che le nostre città siano luoghi dove si possa lavorare, giocare, amare, crescere, avere figli, creare e inventare, e, ovviamente, produrre e fare affari! Ma soprattutto, dove si possa vivere, vivere tutti e vivere con dignità. Dove è garantito il diritto alla città e il diritto alla casa.
Brad Lander, consigliere comunale di New York responsabile dell’edilizia abitativa a prezzi accessibili
Paula Marques, Consigliere per l’edilizia abitativa di Lisbona
Laia Ortiz, Vice Sindaco dei Diritti Sociali di Barcellona
Traduzione dallo spagnolo di Giuseppina Vecchia per Pressenza