“Bella ‘sta cosa dei maestri di strada che ho conosciuto a Palermo attraverso l’incontro con Cesare Moreno. Anch’io non volevo andare a scuola. Facevo cose sbagliate. Avevo tanta rabbia dentro. Mi sono detta “ce la posso fare” cosi incominciai a cambiare e decisi di ritornare a scuola. In seconda media ho incontrato delle prof. speciali alla Scuola per Adulti che mi ha fatto conoscere l’associazione Giocherenda di Palermo. Mi piace questa significato della solidarietà: essere uniti è la cosa più bella. Consiglio di non ascoltare gli altri, devi progettare la tua vita. Devi pensare e non aver paura di parlare. Ciascuno cresce solo se è sognato”, le parole di Suada (luce in arabo), sedicenne rom palermitana, sintetizzano il convegno internazionale “Sconfini dell’educazione” da poco concluso a Napoli.
Il convegno rientra nell’omonimo progetto biennale di ricerca sulla pratica didattica nella scuola promosso dal Miur e dall’Iis Carlo Urbani di Roma e realizzato dall’associazione Maestri di Strada nelle scuole delle città di Milano, Bologna, Castelfiorentino, Roma, Napoli, Palermo e Sciacca. I risultati del progetto sono stati messi a confronto con esperienze condotte da educatori in situazioni estreme e con studi accademici riguardanti i problemi e le risorse del sistema educativo di diverse parti del mondo: interverranno relatori provenienti da Colombia, Brasile, Messico, Spagna, Finlandia, Italia.
«L’idea di questo convegno – spiega Cesare Moreno, presidente dei Maestri di Strada ( coautore di Insegnare al principe di Danimarca insieme a Carla Melazzini) – nasce nel momento in cui abbiamo adottato il nome Maestri di Strada. È l’idea che qualsiasi educazione vera debba uscire fuori dai confini: educare è sinonimo di sconfinare. Come fa un’istituzione che per definizione recinta un campo del sapere o un campo della vita sociale a sconfinare? Come fa un’istituzione a includere ciò che è altro da sé? Il dibattito su questi temi ha grande importanza per la formazione delle nuove generazioni di educatori, docenti, pedagogisti e psicologi che avranno il compito di progettare e realizzare interventi educativi ampiamente e autenticamente inclusivi».
Uno dei temi centrali e innovativi del convegno è l’arteducazione. Come riportato dal sito napolitime.it , “se educare ha nel suo etimo la parola ‘ex-ducere’ portare via, allora chi educa è colui che ci accompagna fuori dal consueto, dal quotidiano, dai nostri copioni di vita abituali per rimetterli in discussione, per farcene diventare coscienti, sapendoci poi riportare a casa arricchiti e ancora più curiosi della vita. Educare con l’arte significa allora aprirci alla molteplicità, portarci via da un’idea rigida di sé e di mondo per aprirci, per riconoscere nell’altro le diverse possibilità di vita che sono in noi”. Questo il commento di Nicola Laieta, direttore di Maestri di Strada, registra teatrale, coordinatore del Laboratorio delle Arti dell’Associazione, nonché membro del comitato scientifico del convegno, insieme a Cesare Moreno, a Santa Parrello, prof. dell’Università degli Studi Federico II di Napoli e Paolo Vittoria, autore di alcuni libri di pedagogia.
La Prof.ssa Maria D’Ambrosio, psicologa, docente del Suor Orsola Benincasa, spiega: “L’arte è un processo di ricerca dell’uomo, che gli consente di essere più presente nel mondo. Sconfinare, paradossalmente vuol dire avere il coraggio di educare, di andare oltre i confini, chiedersi quando ci avviciniamo all’altro: che cosa gli serve? Di cosa ha bisogno? Sconfinare vuol dire spostarsi per far entrare qualcosa: se io sono aperto entra qualcosa, questo qualcosa serve sul piano della consapevolezza. Che cos’è il movimento? Farsi spazio nel mondo!”.
Clelia Bartoli, è coordinatrice della sperimentazione educativa “Polipolis” presso il “CPIA – Palermo 1” dedicata ai minori stranieri non accompagnati. Docente di Diritti umani nel dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Palermo. Ha ricoperto il ruolo di esperta presso il Ministero per l’Integrazione. Responsabile per l’Italia dell’«Heroic Imagination Project», un percorso di educazione alla resilienza ideato da Philip Zimbardo e indicato dalla fondazione Ashoka come uno degli interventi educativi più innovativi in Italia (2016), sottolinea: “Io credo che adesso occorra dismettere il più possibile la categoria di “migrante”, anche tra chi la difende, perché divisoria e riduttiva delle persone. E iniziare a pensare a forme di sviluppo creative e inclusive.
I pusher di razzismo avvelenano e plagiano chi si inocula questa sostanza. I razzisti infatti vedono nemico chi potrebbe essergli alleato e sono servili verso chi li gabba e li sfrutta, beneficiando soltanto di un senso di superiorità a fronte di nessun vero merito. Ritengo che il diffondersi del razzismo sia il segnale che le doti e la creatività di una popolazione siano sistematicamente sprecate. Quando non si hanno occasioni di mostrare il proprio valore si cerca di appagare il profondissimo bisogno di avere un senso, accontentandosi del vile surrogato della superiorità per nascita (sia essa di genere, ceto, razza, nazione, religione o altro).
Ma quello che dovrebbe preoccuparci è lo spreco di umanità. Ad esempio i miei allievi sono in gran parte giovani rifugiati di recente approdati in Sicilia. Di norma hanno una grande voglia di studiare, crescere e divenire operosi. Possono essere sorgente di energia nuova e invece sono trattati come locuste, da una parte si abituano all’assistenzialismo e dall’altra si teme che divoreranno i raccolti. Al tempo stesso moltissimi giovani italiani, pieni di doti e risorse, vengono avviliti dalla disoccupazione o da forme di occupazione indecenti.
In questo modo viene sistematicamente rimosso che gli esseri umani non sono solo consumatori di risorse, ma sono anche creatori di ricchezza e bellezza tramite l’ingegno e il lavoro. Promuovere l’ingegno e il lavoro autentico arricchisce tutti. Vi è invece uno spreco disastroso di talenti e capacità, sia degli allogeni che degli autoctoni. Per prevenire il razzismo, ma ancor di più per provare a non soccombere e convivere con gioia, occorre “coltivare l’umanità” edificando contesti che fanno fiorire le persone”, conclude Clelia.
Il convegno è stato l’occasione per Maestri di Strada e l’Università degli Studi di Napoli Federico II per annunciare che alla fine di ottobre 2018, Napoli ospiterà il primo Congresso Mondiale della Trasformazione Educativa che vedrà la partecipazione di numerosissimi esperti internazionali. Il progetto e il convegno internazionale “Sconfini dell’educazione” sono promossi e sostenuti dal MIUR e dal Dipartimento di Studi Umanistici Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzati dall’associazione Maestri di Strada onlus.
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina dove vi risiede dal 2001.