Nel giorno di chiusura della COP23, la Conferenza sui cambiamenti climatici che si è tenuta a Bonn sotto la presidenza delle isole Fiji, Greenpeace Italia ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per sottolineare l’urgenza della situazione e rimarcare il dovere dell’Italia, e dell’Unione europea, di passare subito dalle parole ai fatti.
«L’Italia sta facendo alcuni passi avanti. Tra questi l’annuncio dell’abbandono del carbone entro il 2025 o l’adesione all’alleanza “Powering Past Coal” avvenuta proprio durante la COP. Ma per ora si tratta solo di annunci a cui non seguono i fatti», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia. «In Europa, dove è al momento in discussione un pacchetto di misure che definirà il futuro energetico dei prossimi dieci anni, l’Italia sta infatti mantenendo posizioni retrograde a favore delle energie più inquinanti».
Secondo Greenpeace è incomprensibile ed inaccettabile che il nostro governo sia favorevole a finanziare con soldi pubblici carbone, gas e nucleare, e che non proponga una data chiara per l’abbandono del carbone in Europa. Dovrebbe poi promuovere obiettivi più ambiziosi per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
«Stiamo facendo gli interessi di Germania, Polonia, e altri Paesi estremamente legati ai combustibili fossili, e se continueremo così saremo responsabili del fallimento delle politiche climatiche», continua Iacoboni.
Il 18 dicembre si terrà a Bruxelles un Consiglio Europeo sull’energia, durante il quale gli Stati Membri esprimeranno le proprie posizioni sul pacchetto di misure denominato “Clean Energy for all Europeans”. Ad oggi, rispetto a questo provvedimento, le posizioni dell’Italia sono poco chiare e per nulla ambiziose. Per l’Ue, inoltre, si tratterà del primo banco di prova dopo la COP, appena conclusasi con risultati non del tutto soddisfacenti.
«La buona notizia che arriva da Bonn è che Trump non è riuscito a bloccare le trattative sul clima, nonostante il suo annuncio di voler abbandonare gli accordi di Parigi», continua Iacoboni. «Ma ora c’è bisogno di azioni perché il tempo stringe. I veri leader devono tornare nei propri Paesi e dimostrare di aver compreso l’urgenza della situazione. Questa COP non è un punto di arrivo né un punto di partenza, ma un passo avanti lungo un percorso, iniziato due anni fa a Parigi, a cui ora occorre dare un’accelerazione importante», conclude.
Greenpeace si attende ora più leadership, serietà e azioni concrete anche dall’Ue, e – oltre che dall’Italia – da Paesi come Francia e Germania che durante questi negoziati hanno mostrato pochissima ambizione.
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