Sabato scorso, 4 novembre, 25.000 persone hanno marciato pacificamente per le strade di Bonn durante una colorata manifestazione per chiedere al governo tedesco di rispettare gli accordi di Parigi ed eliminare progressivamente il carbone.
Si tratta della più grande manifestazione contro il carbone mai svoltasi in Germania, sostenuta da una vasta coalizione di oltre 100 Ong ambientaliste, sociali ed ecclesiastiche, in rappresentanza di buona parte della popolazione tedesca. Persone provenienti da tutta l’Europa e da tutto il mondo si sono aggiunte inoltre per lanciare un appello all’azione riguardo al cambiamento climatico.
Gli oratori tedeschi e internazionali hanno chiarito che non si può continuare con un atteggiamento da “business as usual”, esortando i governi dei paesi partecipanti alla COP23 ad adottare misure concrete per raggiungere gli obiettivi fissati a Parigi nel 2015 e farla finita con i combustibili fossili.
Kai Niebert, presidente della confederazione tedesca di Ong di protezione dell’ambiente Deutscher Naturschutzring, con 10 milioni di membri, ha dichiarato: “Abbiamo raggiunto i limiti del nostro pianeta, eppure continuiamo a dipendere dai combustibili fossili, pur sapendo che sono responsabili della crisi climatica e delle guerre. Chiunque si preoccupi del futuro deve lasciarli sottoterra. Smettiamola di parlare e cominciamo ad abbandonare il carbone, il petrolio e il gas!”
Kathy Jetnil-Kijiner, una guerriera del clima del Pacifico proveniente dalle Isole Marshall, ha pronunciato un discorso commovente. Sono intervenuti anche Mamadou Mbodji di Naturefriends International (NFI) del Senegal; Manuel Pulgar Vidal di WWF International del Perú; Jennifer Morgan di Greenpeace International degli Stati Uniti e W. da Costa della rete filippina Demand Climate Justice .
La manifestazione si è svolta in contemporanea alle trattative in corso a Berlino per formare un nuovo governo. L’uscita dal carbone, la fine della produzione di elettricità basata su di esso, come propone la società civile, è uno dei problemi più grandi, ma finora nessuno dei principali partiti ha preso impegni in questo senso.
I conservatori della CDE e i liberali del FDP stanno già facendo marcia indietro, affermando che l’abbandono della produzione tedesca di lignite sarebbe un “suicidio industriale” e che gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2020 sarebbero “irraggiungibili” (fonte: Frankfurter Rundschau).
Secondo Político, anche i Verdi tedeschi sarebbero disposti a rivedere le loro posizioni.
Secondo il periodico Sueddeutsche Zeitung, la Volkswagen ha pubblicato un “documento strategico”, nel tentativo di fermare obiettivi climatici che sarebbero “troppo ambiziosi”.
L’ingannevole proposta dell’Unione Europea di ridurre le emissioni di un 30%, ma senza l’obbligo legale di passare alle auto elettrice, non è certo una sorpresa. Si dice che questo sia dovuto all’intervento del socialdemocratico Sigmar Gabriel per proteggere l’industria automobilistica tedesca.
Pertanto, indipendentemente dalla configurazione del nuovo governo tedesco – la vecchia “grande coalizione” tra conservatori e socialdemocratici, o la cosiddetta coalizione “jamaicana” tra conservatori (nero), liberali (giallo) e Verdi (verde) – ci sono poche speranze che la Germania, l’anfitrione della COP23 di quest’anno, introduca cambiamenti significativi.
Nel frattempo il governo tedesco ha annunciato nel sito ufficiale della CoP23 l’istituzione di un fondo di 100 milioni di euro per “aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi al cambiamento climatico”. In altre parole: continueremo a bruciare combustibili fossili e a distruggere il clima, abbandonando alla loro sorte posti come le Isole Fiji, ma lo pagheremo con il denaro dei nostri contribuenti. Una follia.
I politici che governeranno la Germania nei prossimi quattro anni dovranno comunque tener conto non solo dei cittadini tedeschi, ma anche di quelli di tutto il mondo. Una volta di più risulta chiaro che il cambiamento di cui abbiamo bisogno non verrà dall’alto, ma da noi, i popoli di questo pianeta.
Testo originale: Evelyn Rottengatter
Foto: Igor Pliner