E’ uscito il n. 623, Anno 54 di Azione Nonviolenta, rivista fondata da Aldo Capitini – Restituire l’onore ai disertori fucilati – dedicato ad Alberto L’Abate
Per un secolo la storia ufficiale ci ha raccontato degli eventi accaduti in Italia tra il 1915 e il 1918, come di un’epopea vittoriosa per l’unificazione del Paese. Una storia di eroi, di gloriose battaglie, di cacciata dell’invasor. La retorica fascista è entrata nei libri scolastici, nei monumenti, nell’immaginario collettivo. Ma questa grande menzogna ha avuto i suoi oppositori, instancabili ricercatori della verità storica: dal Papa Benedetto XV che coraggiosamente l’ha definita “inutile strage”, ad Emilio Lussu con il suo “Un anno sull’altipiano”, ai film come “Uomini contro” di Francesco Rosi. Ora, finalmente, in occasione del centenario di quegli anni, stanno emergendo libri, ricostruzioni storiche, documenti, che raccontano la verità e le aberrazioni di quella guerra, come di tutte le guerre, di ieri e di oggi e di quelle che si preparano.
È ora, in occasione delle ricorrenza del Centenario della “disfatta di Caporetto” (che fu un movimento popolare di ribellione e rifiuto della guerra), che si faccia piena luce sulle responsabilità dei Generali, che hanno dimostrato non solo inettitudine strategica, continuando a perseguire strategie militari superate, ma soprattutto spietatezza d’animo e sadismo nell’applicare le decimazioni e le esecuzioni sommarie al fronte.
Bisogna togliere l’onore militare ai numerosi Comandanti che ingiustamente l’hanno ricevuto, con la dedica di monumenti, strade e piazze, pur avendo mandato al massacro i propri soldati.
E bisogna ridare onore e dignità ai tanti soldati cui furono imposte sofferenze indicibili, che furono fucilati, e sprezzantemente definiti “vigliacchi disertori”. Erano invece la meglio gioventù che aveva ben capito che “il nemico era alle spalle” e cercavano di salvare la vita.
Qualcosa, in questa direzione, si sta muovendo in tutti i paesi che furono coinvolti nella Grande Guerra: nel Regno Unito, ad Alrewas (Straffordshire), all’interno del National Memorial Arborerum, c’è lo Shot at Dawn Memorial, un monumento dedicato ai fucilati per “diserzione e codardia”; in Germania, a Stoccarda, è stato eretto un monumento a tutti i disertori; in Francia, nel Musée de l’armée di Parigi, è stato dedicato uno spazio apposito ai fucilati “per mano amica”.
E anche in Italia, nonostante le forti resistenze, si moltiplicano le prese di posizione e gli appelli per una piena riabilitazione. Ne parliamo in questo numero di Azione nonviolenta, raccontando dell’iter della proposta legislativa per la riabilitazione dei fucilati, dei monumenti ai disertori e delle vie e piazze dove si cancella il nome di Cadorna per sostituirlo con quello delle sue vittime, giovani, spesso contadini analfabeti, disertori, renitenti, obiettori. E’ un atto di giustizia, seppur tardiva.
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Stavamo chiudendo la redazione di questo numero della rivista, quando ci è giunta, inaspettata, la notizia della morte del caro amico Alberto L’Abate, maestro della nonviolenza. Ci è sembrato giusto fermarci e dedicargli subito alcune pagine, come un primo immediato ricordo. Ecco il motivo del ritardo nell’uscita del bimestrale.
Avremo modo, più avanti, di raccontare bene la sua lunga e ricchissima biografia e di elaborare l’enorme mole di materiale che ha lasciato. Alberto l’Abate, seguace e collaboratore di Aldo Capitini, era un grandissimo amico di Azione nonviolenta, fin dalla nascita della rivista: ha partecipato, con Pietro Pinna e altri amici, alla sua conduzione negli anni difficili dopo la morte di Capitini.
Siamo debitori verso Alberto per moltissime cose, ma soprattutto per i suoi insegnamenti e la sua testimonianza, data fino all’ultimo giorno, dell’indissolubile connubio tra “ricerca e azione”. La nonviolenza va studiata ed agita; è pensiero e pratica. Così lui ha fatto a Montalto, a Comiso, a Pristina, a Baghdad, in India nel Tamil Nadu, in Sardegna a Ghilarza, a Firenze.
Gli siamo riconoscenti.
Mao Valpiana
Azione nonviolenta, Settembre-Ottobre 2017
(Anno 54, n. 623)
In questo numero:
Numero monografico dedicato ai disertori della prima guerra mondiale
Editoriale di Mao Valpiana: Restituire l’onore ai disertori fucilati.
Lo Stato chieda perdono alle vittime, di Giorgio Zanin; Cadorna e Graziani “sanguinari militaristi”, di Giorgio Giannini; L’alfabeto della guerra: F come fucilazione, a cura del Gruppo di lavoro; Ribellione alla guerra e fraternità politica, di Carlo Cefaloni; Il dissenso cattolico conciliare e pacifista, di Marco Boato; Un Santo protettore dell’esercito, di Giancarla Codrignani; Papa Giovanni XXIII, un santo che scardinerà l’esercito, di Mao Valpiana; Via il nome di Cadorna dalle piazze, di Ferdinando Camon; Un monumento al disertore, di Alvise Fontanella; Martiri della guerra, di Paola Treppo; Un bersagliere disertore per amore, a cura della Redazione; Modificare la toponomastica, a cura del Comitato veronese per le iniziative di pace; Tentativo di revisionismo storico, di Mao Valpiana.
il nostro grazie ad Alberto L’Abate, del Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento; La rivoluzione disarmista, di Alberto L’Abate; Per praticare l’arte della pace bisogna conoscere la guerra, di Paolo Cacciari; Le scienze sociali e la ricerca per la pace, di Mauro Pellegrino.
Documenti della Nonviolenza in cammino: 2 ottobre 2017, mappa dell’Italia nonviolenta.
4 novembre, non festa ma lutto. 100 anni dopo Caporetto: basta guerre!
Rubriche: La nonviolenza nel mondo, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti. Obiettori e disertori durante la Grande Guerra; Attivissimamente, a cura di Daniele Taurino. La Grande Guerra ha bisogno di controstoria; Educazione e stili di vita, a cura di Gabriella Falcicchio. Non uccidere, persone e animali né con l’atto né col pensiero.
In copertina: Restituire l’onore ai disertori
In seconda di copertina: Sommario
In settima: Biani alla 7°: Diserto!
In terza di copertina: Materiale disponibile
In quarta di copertina: Via Cadorna
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Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona (Iban: IT 35 U 07601 11700 000018745455).
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