Tra maggio 2016 e settembre 2017 i volontari del Naga hanno svolto un’indagine qualitativa sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo a Milano e provincia attraverso diversi e complementari strumenti metodologici: hanno condotto 45 visite presso le strutture di accoglienza, sono stati intervistati i responsabili degli enti gestori e i richiedenti asilo ospiti in centri di accoglienza straordinaria (CAS), somministrati questionari online a 57 operatori degli enti gestori e analizzati i dati istituzionali.
“Il dato che emerge più chiaramente dalla nostra indagine è che l’accoglienza continua ad essere gestita come straordinaria: il sistema dei centri di accoglienza straordinaria (CAS) continua infatti a prevalere su quello ordinario in un rapporto di 1 a 10 e la casualità, l’eterogeneità delle strutture, della loro gestione e della preparazione degli enti gestori, insieme alla mancanza di uno “sguardo al futuro” e d’insieme sono gli elementi strutturali che caratterizzano il sistema attuale. Questi elementi incidono enormemente sul presente e sul futuro degli accolti, tra i quali abbiamo rilevato un aumento di persone vulnerabili, come minori non accompagnati e vittime di tratta e una crescente e generalizzata fragilità, anche psicologica”, affermano i volontari del Naga.
“Inoltre è evidente come l’intero sistema sia strutturato senza prendere in considerazione la soggettività dei cittadini stranieri: questi vengono invece approcciati come un unicum a cui applicare un modello assistenziale indistinto, che non tiene conto delle potenzialità, dei bisogni e dei desideri di persone che si trovano così spesso a vivere in un limbo solitario di sospensione esistenziale con alle spalle la violenza dei viaggi e davanti l’incertezza del futuro”, proseguono i volontari del Naga.
“Pur convinti che solo un ripensamento generale e radicale dell’impostazione del sistema di accoglienza potrebbe portare a un miglioramento strutturale, individuiamo alcuni ambiti all’interno dei quali si potrebbero già apportare dei significativi cambiamenti: eliminazione del “doppio sistema” -accoglienza prefettizia e SPRAR- e uniformazione dell’accoglienza a un unico sistema conforme almeno agli standard SPRAR; nessun rinnovo di convenzioni con enti gestori che non abbiano erogato in precedenza i servizi previsti dalle convenzioni o con enti coinvolti in inchieste giudiziarie; introduzione di standard di assegnazione dell’appalto legati alla qualità del servizio e non basati sulla sola logica del “ribasso” economico. Crediamo inoltre sia cruciale evitare che eventuali attività di volontariato assumano una valenza premiale”, concludono i volontari del Naga.
“Gli strumenti amministrativi, ma con forte valenza politica, messi in atto dalle Istituzioni per cercare di gestire il fenomeno migratorio – da un lato l’esternalizzazione dei confini e dall’altro lato la creazione di un sistema di accoglienza con una chiara impronta paternalista – risultano inefficaci e fuori dalla storia”, afferma Pietro Massarotto, presidente del Naga. “Da un lato l’allontanamento dei migranti dai confini ha come unico risultato quello di creare nuove pericolose rotte, dall’altro si propone a chi riesce ad arrivare un sistema assimilatorio: si stabiliscono, nel vuoto di una società disintegrata, i criteri e gli strumenti per integrarsi (a cosa? a quale modello?), guadagnarsi diritti fondamentali e la possibilità di restare sul territorio. I cittadini stranieri sono visti, quando non come una minaccia, come soggetti da accudire o da nascondere e sfruttare, senza che ci si renda conto che il fenomeno migratorio ci offre l’opportunità di ripensare la “nostra” società, insieme a chi è arrivato e di porre nuove basi etiche e politiche a partire dalle quali rivendicare non i diritti dei cittadini stranieri, ma quelli di tutti”.