L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) accusa il governo della Spagna di aver usato metodi da dittatura militare contro i Catalani intenzionati a votare al referendum sull’indipendenza. Il massiccio schieramento della Guardia Civil in Catalogna e la violenza esercitata da questa contro persone inermi non parla certo a favore della democrazia spagnola e ha sicuramente contribuito a rafforzare il desiderio di indipendenza di molti Catalani. Le persone più anziane ricordano ancora la violenza della Guardia Civil durante la dittatura fascista di Francisco Franco, durante la quale proprio la Guardia Civil, tristemente famosa anche per le torture commesse, costituiva il maggiore strumento di repressione.
Il governo conservatore di Madrid ha finora rifiutato ogni forma di dialogo ed è anche l’unico responsabile delle violenze commesse ieri durante le operazioni di voto al referendum per l’indipendenza catalana. La storia del partito popolare spagnolo PP, attualmente al governo di Madrid, è peraltro strettamente legata alla storia della Guardia Civil poiché furono proprio simpatizzanti del regime dittatoriale di Francisco Franco a fondare il partito.
Il governo spagnolo ha definito il referendum una farsa illegale e non conforme alle regole. Per bloccare il voto, il governo ha inviato la polizia militare a sequestrare schede e urne elettorali e a chiudere i locali di voto. Il referendum è stato preceduto da anni di stasi sul piano delle politiche di autonomia a causa della totale chiusura del governo centrale sostenuto dai suoi rappresentanti alla Corte Costituzionale. Non a caso infatti le comunità autonome della Catalogna e dei Paesi Baschi chiedono da tempo di avere una propria rappresentanza alla Corte Costituzionale.
Nel 1979 il 59% dei catalani partecipò al referendum per lo statuto di autonomia della Catalogna nel quale la popolazione si espresse chiaramente a favore dell’autonomia. Nel 2006 solo il 49% della popolazione catalana si recò al referendum per un nuovo statuto di autonomia, la maggioranza dei votanti si espresse comunque a favore di un nuovo statuto. Su pressione del PP il nuovo statuto fu bocciato dalla Corte Costituzionale ma nel 2014 gli stessi giudici sottolinearono nel loro verdetto che “il diritto a decidere” chiesto da Catalani e Baschi sarebbe stato legittimo se supportato costituzionalmente e a tale scopo invitarono al dialogo e alla collaborazione tra governo centrale e comunità autonome. Il governo semplicemente ignorò l’invito dei giudici.