Lunedì scorso oltre 50 città americane — tra cui Los Angeles, Phoenix, Salt Lake City e Austin, Texas—hanno celebrato l’Indigenous Peoples’ Day al posto della vacanza federale in onore di Cristoforo Colombo, l’esploratore italiano che massacrò e schiavizzò il popolo indigeno degli Arawak e aprì la porta alla colonizzazione europea delle Americhe.
Sempre lunedì a New York i manifestanti si sono radunati intorno a una statua di Colombo vecchia di 115 anni vicino a Central Park, chiedendo la sua rimozione e la trasformazione del secondo lunedì di ottobre in una giornata di celebrazione dei popoli indigeni. La protesta è stata organizzata dopo che la polizia di New York aveva circondato la statua di transenne metalliche e annunciato una sorveglianza permanente del monumento.
“Studio alla CUNY (City University of New York)”, ha dichiarato l’attivista Loaiza Rivera “e ho sentito spesso i miei professori dichiarare che Cristoforo Colombo era un eroe da onorare, quello che ci ha scoperti. Non posso credere che tutto questo succeda ancora nel 2017. E’ ridicolo. E’ per questo che è una questione così importante: non si tratta solo di una statua, o di una giornata. E’ un messaggio che continuiamo a trasmettere: è come se dicessimo che questo tipo di comportamento ci va bene, che ci vanno bene Standing Rock e la crisi coloniale a Puerto Rico. E invece non ci vanno affatto bene”.