Dopo otto anni, il “falco”[1] Wolfgang Scahuble, ministro tedesco delle finanze, lascia l’Eurogruppo, non prima di aver avanzato il suo ultimo intransigente piano per la stabilizzazione monetaria dell’Unione Europea. “La responsabilità di bilancio e il controllo sui bilanci stanno assieme, whatever it takes ( a qualunque costo, ndt)”. Così ha esordito, quasi per ricordare che, se lui se ne va, le sue idee restano e la stretta oligarchica sui popoli europei non può che proseguire.
L’idea di fondo è di trasformare l’Esm, il Meccanismo europeo di stabilità (cosiddetto Fondo salva-Stati) in un vero e proprio Fondo monetario europeo, togliendo alla Commissione il compito di monitorare i conti pubblici e dando allo stesso potere diretto sulla ristrutturazione dei debiti.
Come se non fosse sufficiente aver consegnato le scelte di politica economica di ogni paese ad un organismo non eletto da nessuno come la Commissione Ue, oggi Schauble vuole il salto di qualità: poiché, ancorché espressione della tecnocrazia finanziaria, la Commissione Ue si dimostra ancora troppo sensibile alle pressioni dei vari Paesi per aumentare la flessibilità sui conti, è bene esautorarla affidando tutto ad un organismo ancora più impersonale, che agisca con “neutralità”.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità – spiega il documento di Schaeuble – “incarna il principio di fornire solidarietà in cambio di sane finanze pubbliche”. La sua funzione fondamentale è infatti quella di “fornire un sostegno finanziario temporaneo a condizione di riforme rigorose”. Per diventare un Fondo Monetario Europeo, l’Esm “deve dedicare maggiori risorse alla prevenzione delle crisi”, ruolo per il quale non ha ancora un mandato e per il quale serve che abbia “un ruolo più forte in termini di monitoraggio dei rischi dei Paesi”.
Ciò che propone Schauble è una sorta di terrore per gli inadempienti al dogma della riduzione del debito pubblico, attraverso “un meccanismo di ristrutturazione dei debiti dotato di prevedibilità, per garantire una corretta condivisione degli oneri fra lo Esm e i creditori privati”, applicando anche ai titoli di Stato meccanismi simili a quelli che riguardano già le banche in dissesto: quando c’è un intervento di salvataggio, gli investitori in titoli di Stato devono subire perdite in modo da ridurre l’ammontare del prestito di emergenza del fondo salvataggi europeo. L’obiettivo esplicito per la Germania è introdurre il rischio finanziario estremo per i paesi indisciplinati e spingere di conseguenza i governi alla drastica riduzione della loro situazione debitoria.
Una follia che avrebbe come esito l’esatto contrario delle intenzioni dichiarate: aumentare il rischio finanziario, obbligherebbe il paese incriminato a chiedere prestiti con tassi d’interesse maggiori, moltiplicando il proprio indebitamento. Ma,come ben sappiamo, non è la riduzione del debito l’obiettivo dell’oligarchia finanziaria europea, bensì l’utilizzo dello shock del debito pubblico per poter mettere sul mercato tutto quanto ci appartiene (diritti, beni comuni, servizi pubblici).
Senza contare che sul versante della democrazia saremmo all’esito finale, la sovranità politica declinata in base alle capacità economiche. L‘Esm è infatti un organismo intergovernativo, nel quale il diritto di voto è direttamente proporzionale al reddito dei singoli Stati e il diritto di veto è appannaggio di chi detiene almeno il 20% delle quote (Germania e Francia). Forse, se nel nostro paese finisse il chiacchiericcio riguardo al fatto se c’è Speranza con Pisapia (sapendo che, in ogni caso, per quella strada speranza non c’è) e ci si occupasse della realtà concreta, sarebbe già un passo avanti.
E se, nel contempo, chiunque leggesse questo pezzo, andasse sul sito stopfiscalcompact.it per firmare la petizione popolare promossa da Attac Italia, potremo tutte e tutti iniziare a camminare in un’altra direzione.