SAN FRANCISCO (STATI UNITI), 18.10.17 – La Corte statunitense del Distretto Nord della California nelle scorse ore ha respinto le accuse che l’azienda canadese Resolute Forest Product aveva mosso, nel maggio 2016, contro le organizzazioni ambientaliste Greenpeace International, Greenpeace USA e Stand.earth e contro singoli attivisti.
L’azienda canadese, gigante della produzione di carta e legname, aveva etichettato le suddette organizzazioni come “criminali” in base al RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act), una norma creata negli anni Settanta per perseguire la mafia.
Il giudice distrettuale Jon S. Tigar, nell’ordine con cui ha respinto il caso, ha scritto: “Il discorso degli imputati costituiva l’espressione di opinioni o di diversi punti di vista che costituiscono una parte vitale della nostra democrazia”. Ha aggiunto inoltre che “le pubblicazioni di Greenpeace in questione si basano su studi o fatti” e che “l’Accademia, e non il tribunale, è il luogo appropriato per risolvere disaccordi scientifici”.
«Siamo lieti che il tribunale abbia liquidato questo tentativo di abusare del nostro sistema giuridico e di zittire critiche legittime su questioni di interesse pubblico», dichiara Tom Wetterer, Direttore Affari Legali di Greenpeace USA. «Questa è una notizia molto positiva per tutti noi, per i valori che condividiamo e per la foresta boreale del Canada. Le accuse di Resolute hanno rappresentato un chiaro tentativo di zittire voci in difesa dell’ambiente», conclude.
«Per Resolute è giunto il momento di lavorare con le organizzazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, e creare un percorso collaborativo e sostenibile», aggiunge Daniel Brindis, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace USA. «Il Pianeta ha bisogno della foresta boreale e insieme possiamo sviluppare soluzioni sostenibili e a lungo termine, che rispettino i diritti delle Popolazioni Indigene, proteggano le comunità locali e assicurino la sopravvivenza di specie a rischio».