In un discorso tenuto sabato scorso alla “Cooperative Party Conference” Jeremy Corbyn, leader del Partito Laburista britannico, ha toccato molti importanti temi di politica nazionale e internazionale. Il testo completo si può leggere qui.
Riportiamo di seguito le parti più significative del suo discorso.
“Abbiamo bisogno di valori cooperativi nel paese e all’estero” ha detto. “Viviamo in un mondo lacerato dai conflitti, spronato dall’ego e da ambizioni neo-imperiali. Non è mai stato così importante ribadire la nostra adesione alla Carta delle Nazioni Unite, la cui terza clausola sostiene l’obiettivo di risolvere i problemi internazionali attraverso la cooperazione internazionale.
Con i problemi che ci troviamo davanti – proliferazione nucleare, cambiamento climatico, crisi globale dei rifugiati, crisi umanitarie in Siria, Yemen e Myanmar con i Rohingya – una visione globale basata sui principi cooperativi è oggi più necessaria che mai. Che si tratti di Donald Trump o di Kim Jong, le posizioni da macho devono lasciare il posto a una collaborazione calma e razionale. In tutto il mondo le cooperative svolgono un ruolo fondamentale per stimolare lo sviluppo, dare potere alle donne e unire le comunità. Oggi oltre un miliardo di persone ne fanno parte e io sono fiero di essere uno di loro”.
Ha poi riconosciuto che l’accusa del Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond è vera. Sì, i laburisti minacciano di distruggere l’attuale modello economico, un sistema che sfrutta la maggioranza per i profitti di una minoranza, che i conservatori vogliono difendere per mantenere i privilegi di pochi.
Io non resterò con le mani in mano quando il loro modello economico significa:
– raddoppio dei senzatetto
– quattro milioni di bambini che vivono in povertà
– oltre un milione di anziani che non ricevono le cure di cui hanno bisogno
Il loro modello economico è fallito. Non funziona per la maggior parte della gente. Perfino il Fondo Monetario Internazionale ammette che la disuguaglianza e le imposte troppo basse per i più ricchi danneggiano l’economia” ha aggiunto.
“Quando parliamo di rinazionalizzare monopoli naturali non ci ispiriamo a modelli remoti e centralizzati risalenti agli anni Quaranta e Cinquanta. Siamo decisi a creare modelli di proprietà che coinvolgano i lavoratori e i consumatori basati sui principi cooperativi, a livello di comunità, regionale o nazionale.
Credo che stiamo entrando in un periodo di opportunità senza precedenti per le politiche socialiste e i principi cooperativi. La nuova tecnologia rafforza la partecipazione. Oggi i movimenti sociali sono orizzontali e non gerarchici e lavorano in rete, piuttosto che dall’alto verso il basso. E’ per questo che quando mi sono presentato alle primarie per diventare leader ho dichiarato di volere che il nostro partito fosse un movimento. Oggi abbiamo più di mezzo milione di membri, che si sono iscritti perché vogliono essere coinvolti, vogliono partecipare al nostro movimento.
Il modello organizzativo dall’alto verso il basso è in crisi e sta crollando in politica, nei media e negli affari.
La tecnologia dell’era digitale dovrebbe dare potere ai lavoratori e consentirci di collaborare a un livello impossibile in passato, eppure troppo spesso ha permesso che emergesse la forma più rapace e sfruttatrice di capitalismo.
Guardiamo Uber, Deliveroo e altri. Le piattaforme usate da queste compagnie sono la tecnologia del futuro, ma fin troppo spesso i loro modelli d’affari non dipendono dal progresso tecnologico, bensì dalla creazione di un monopolio nel loro campo e nel suo uso per ridurre i salari e peggiorare le condizioni di lavoro.
Le piattaforme digitali stanno aprendo grandi opportunità per lo sviluppo di forme organizzative orizzontali e più democratiche.
Immaginatevi se Uber venisse gestita in forma cooperativa dai suoi autisti, che potrebbero così controllare in modo collettivo il loro futuro, mettersi d’accordo sui salari e le condizioni di lavoro e condividere o re-investire i profitti.
Questo nuovo consenso ricompenserà i veri creatori di ricchezza – ossia tutti noi. Valorizzerà davvero le persone e le comunità e investirà in esse. Creerà un’economia adatta al 21° secolo, con uno stato che non abbia paura di agire quando qualcosa va storto, ma che soprattutto prenda l’iniziativa per assicurarsi che le cose funzionino.
L’ostacolo più grande non è tecnologico; l’ostacolo sta in noi stessi. Dobbiamo avere la fiducia e il talent organizzativo per far sì che tutto questo succeda davvero.
Le cooperative dovrebbero essere sostenuto dal governo attraverso l’accesso ai finanziamenti, cambiamenti legali che permettano loro di giocare alla pari nel mercato e una migliore politica degli appalti, così che il denaro pubblico venga usato per sostenere compagnie al servizio del bene comune.
Per impedire che pochi traggano vantaggio dall’”ascesa dei robot”, bisogna prendere in considerazione l’aumento del salario minimo, una settimana lavorativa più corta, schemi di condivisione del profitto e un modo di affidare la proprietà e il controllo dei robot a chi lavora con loro e conta su di loro.
Non abbiamo ancora tutte le risposte, ma stiamo pensando in modo radicale a come forgiare i prossimi trent’anni per usare il potere della nuova tecnologia perché la nostra economia funzioni per tanti e non per pochi.
Stiamo ispirando milioni di persone.
Siamo un movimento pronto ad andare al governo e pronto a plasmare il nostro paese per il futuro.”