Abbiamo avuto l’opportunità d’incontrare FerdiNando Maddaloni, attore, regista e scrittore con il quale abbiamo approfondito il tema dell’impegno civile attraverso la recitazione e di cosa lo spinge ad occuparsi di tematiche scomode e oscurate con tale passione e determinatezza. Ne è venuta fuori un’intervista molto significativa e interessante durante la quale, tra l’altro, si è parlato del suo recente lavoro dal titolo “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu”, insignito agli Independent Documentary Awards 2016 di Hollywood e al Portugal Film Festival 2017.
Fai del cinema, della TV e del teatro, cosa ti ha portato a occuparti anche di teatro civile?
Ottobre 2002. Una immagine in televisione di una donna nel piazzale deserto antistante al Teatro Dubrovka di Mosca, in attesa di andare a parlare con i terroristi ceceni che avevano preso in ostaggio attori e spettatori del musical “Nord Ost”. Mi colpì il particolare che ai suoi piedi avesse una cassetta d’acqua. Poi nel settembre del 2004 durante la crisi di Beslan ho sperato tanto di rivederla. Ma non c’era. Soltanto dopo ho saputo il motivo della sua assenza. L’ho rivista nel 2006, uscire dal suo palazzo su una lettiga, colpita da 5 colpi di makharov. Si chiamava Anna Politkovskaja. Il 7 ottobre del 2006 è iniziato tutto. Ho avvertito una gran sete di verità e ho scaraventato tutti i miei stati d’animo nella mia prima docufiction “Anna Politkovskaja: concerto per voce solitaria” elemento centrale dell’omonimo concerto spettacolo con Carmen Femiano e il teatro canzone di Nicola Dragotto che ha girato per tutta l’Italia
Che importanza assume l’essere impegnati civilmente attraverso la recitazione?
Fondamentale. Per me alla base c’è sempre una forte motivazione personale, non dell’Artista ma dell’Uomo. L’Artista poi mette al servizio dell’Uomo le sue capacità comunicative, dimenticando la propria componente egocentrica. In poche parole: se non faccio nulla, anche nel mio piccolo per provare a raddrizzare il timone di questa nave alla deriva, non posso neanche lamentarmi
Quali sono i temi che hai trattato con il teatro civile?
Nel 2008 con la mia compagnia Artisti Civili ho dato vita al progetto “Arte, informazione e disinformazione ad arte”. Un tema unico (l’informazione) e tre argomenti diversificati per paesi (Russia, Stati Uniti e Italia). Dopo il lavoro sulla Politkovskaja, mi sono occupato di informazione e disinformazione sui tragici avvenimenti dell’11 settembre 2001 dal titolo “YOU DECIDE”, un TheatReality stile Grande Fratello, al termine del quale tocca al pubblico presente in sala esprimere il proprio giudizio in favore della tesi più convincente tra strage o complotto
Che riscontri hai o hai avuto dal pubblico? Il teatro civile può essere uno strumento per seminare consapevolezza e speranza?
Il pubblico è crudele se capisce che stai barando, in teatro non hai uno schermo a proteggerti. In YOU DECIDE uno dei due protagonisti è un disoccupato romano, Armandino, un disoccupato romano che solo alla fine sottovoce in lacrime confessa i motivi del suo interesse per le vicende dell’11 settembre 2001. In quel momento la realtà di milioni di vite distrutte durante e dopo quell’evento s’impossessano del palcoscenico, unendosi alla platea e restituendo a chi sta sul palco brividi di sdegno. Basta solo accendere la miccia della speranza poi artisti e spettatori si trovano sulla stessa barca ad inseguire la consapevolezza della verità al grido di “facciamocela!”
Hai portato in scena la vicenda della giornalista Ilaria Alpi. Perché questa storia ti ha così tanto appassionato mentre la giustizia, i media e di conseguenza anche l’opinione pubblica l’hanno archiviata in breve tempo?
Leggere un comunicato ufficiale nel quale si sosteneva che Ilaria Alpi fosse in vacanza a Mogadiscio mi ha fatto indignare e non poco. Ho pensato subito ai genitori della giornalista. Poi anche alla vita, segnata per sempre, del povero Hashi Omar Assan. Il testo è nato in una notte, di getto, proprio perché la vicenda è stata archiviata in breve tempo. Vedi, quando su un determinato argomento c’è una forte pressione della società civile, denunciare è superfluo. E’ quando si abbassa l’asticella dell’attenzione che tocca intervenire senza mai smettere però di sognare un mondo migliore.
Un anno fa circa è uscito una docu-fiction premiata poi ad Hollywood agli Independent Documentary Awards 2016 e al Portugal Film Festival 2017 dal titolo “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu”. Di cosa parla e che messaggio intendi trasmettere con questo tuo ultimo lavoro?
Si tratta di un videodiario, nel quale svelo tutti i retroscena del precedente lavoro su Anna Politkovskaja, partendo dall’amicizia con Andrei Mironov, ucciso nel maggio 2014 in Ucraina. Andrei per anni ha ispirato i miei testi, accompagnandomi, non solo fisicamente, nell’inferno dei territori più bui dell’animo umano. Con lui ho fatto il mio primo viaggio a Beslan per mettere su “Una videoteca per Beslan” per i bambini sopravvissuti alla strage del 2004. Ora Beslan è una seconda casa per me. Il messaggio? Persone speciali come Andrei non muoiono con il loro corpo, continuano a vivere anche grazie agli insegnamenti involontari che mi ha lasciato come quello con cui chiudeva quasi tutte le nostre discussioni “Caro Ferdinando, non cercare la logica dove non l’hai messa tu”
Cosa hai in cantiere in questo periodo?
Proprio oggi inizio il montaggio di Shukrun. Il mio primo cortometraggio “in versi” per dire “Shukrun” a tutti i perfetti sconosciuti che ho incrociato durante i miei solitari viaggi e che mi hanno aiutato, a volte, in cambio di un abbraccio. Ci sono infatti viaggi e persone che ti cambiano la vita. Nel 2000 sono fuggito nello Yemen, perché sentivo che stavo perdendo la mia personale battaglia contro i luoghi comuni. Ignoranza, razzismo si stavano inoculando nella mia mente come dei virus. Poi Sana’a e la sua gente mi hanno offerto una bella scorta di antibiotici. Così come l’Ossezia del Nord (Beslan) e il Marocco (El Jadida). E ogni volta che vedo un barcone arrivare da noi, mi auguro che anche loro possano trovare qui quello che cercano e magari poter dire “Grazie” anche solo con un abbraccio
Hai paura che il tuo teatro di denuncia un giorno possa metterti in pericolo o in qualche modo bloccare il tuo cammino da attore e regista?
Quando avverto l’esigenza di raccontare una storia, non penso mai ai pericoli ma a quello che di positivo può produrre quella denuncia, che risulta inutile se è fine a se stessa. Il mio cammino di artista non può che beneficiare di queste esperienze, che spesso ti portano a diretto contatto col pubblico, arricchendo la mia voglia inesauribile di mettermi in gioco ed esplorare anche altri “territori”. Ora infatti sono in procinto di affrontare una commedia brillante dal titolo “Mariti e mogli” con Monica Guerritore e Francesca Reggiani che farà una lunga tournée in tutta Italia (sarà al Teatro Quirino di Roma a partire dal 5 -17 dicembre 2017)
Qui di seguito il trailer del docufilm “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu”
Trailer – Non cercare mai la logica dove non l’hai messa – Ita 2016 from Ferdinando Maddaloni on Vimeo.