Eliminare le armi nucleari dalla storia! Ecco perché gli Usa e la Nato sono così rabbiosi.
Ritengo che sussista una certa confusione, o per lo meno difficoltà a comprendere che relazione ci sia tra il Trattato di Non Proliferazione (TNP) del 1970 e il nuovo Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (che indicherò con TPAN, non sembra avere ancora un acronimo ufficiale) approvato all’Onu il 7 luglio scorso, ed aperta alle firme degli Stati il 20 settembre. La possibile confusione riguarda in particolare le furiose reazioni degli Usa e della Nato nei confronti del TPAN e di chi lo sostiene.
A costo di ripetere cose a molti note, ricordiamo che cosa sono il TNP e il TPAN. Perché due trattati?
Il TNP, firmato nel 1970, fu voluto espressamente dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica con lo scopo di arginare la proliferazione delle armi nucleari ad altri Stati: in realtà creò una dicotomia tra gli Stati che già le possedevano, e gli altri ai quali era vietato il loto sviluppo. Ovviamente il divieto valeva per gli Stati che avevano aderito al TNP, un punto importante per le considerazioni che seguono: Israele, india e Pakistan non vi hanno mai aderito. Tuttavia, gli Stati non firmatari si possono davvero considerare legittimati al possesso di armi nucleari?
Come è noto, gli Stati Nucleari e membri della Nato non solo hanno rifiutato di partecipare al negoziato all’Onu, ma si sono espressi in modo veemente, per non dire rabbioso, contro il TPAN. Cerchiamo di esaminare le contestazioni e la loro fondatezza.
La contestazione della Nato
Per primo il comunicato ufficiale della Nato che il 20 settembre ha denunciato che il TPAN è «un trattato che non impegna nessuno degli stati in possesso di armi nucleari, non sarà effettivo» (evidenzio le affermazioni cruciali). Non si può mancare di controbattere che era proprio il TNP, al quale evidentemente fa riferimento la Nato, a non essere vincolante! In primo luogo normativamente, perché non prevedeva obblighi formali (vedremo poi la sostanza) di adempimento, né scadenze. La conferma palese è l’Art. VI, che “impegnava” gli Stati nucleari ad intraprendere trattative in buona fede per arrivare al disarmo nucleare: a distanza di ben 47 anni non è avvenuto nulla di simile! Non si è mai neppure aperta alcuna trattativa in tal senso. Non solo, il TNP non ha arrestato in alcun modo la proliferazione nucleare! Anzi, si può dire che è stato un trattato di proliferazione controllata (dagli Stati nucleari). Dal 1970 gli arsenali nucleari aumentarono da 30.000 alla cifra demenziale di circa 75.000, e gli Stati nucleari si sono moltiplicati da 6 a 10 (includendo la Corea del Nord, ed anche il Sudafrica che è l’unico paese che ha smantellato il proprio arsenale). D’altra parte, è stato proprio il fatto che il TNP sia rimasto totalmente disatteso (si può dire violato) a mettere in moto il processo che ha portato al nuovo TPAN!
Il comunicato della Nato aggiunge poi che il TPAN «non accrescerà la sicurezza né la pace internazionali, ma rischia di fare l’opposto creando divisioni e divergenze». L’osservazione sull’«accrescere la sicurezza» appare del tutto inopportuna, e finanche di cattivo gusto, in presenza della crisi coreana: la quale si è sviluppata – si deve osservare – nel regime instaurato dal TNP! Hanno certamente contribuito sottovalutazioni e gravi errori di calcolo, soprattutto da parte degli Stati Uniti, ma la ricerca di sviluppare armi nucleari da parte di Stati che si sentivano minacciati risale all’obiettivo intrinsecamente contraddittorio del TNP – dichiarato ma mancato – di evitare la proliferazione legittimando al tempo stesso l’esistenza delle armi nucleari! Il ragionamento è elementare: se qualcuno le può avere, e minaccia me, perché non devo farmele anch’io? E si tenga presente che in tutti i tentativi, avviati o riusciti, di proliferazione hanno allegramente sguazzato e fatto affari quasi tutti gli Stati, di qualsiasi parte, colore, alleanza! Business over all!
Non solo, proprio la crisi coreana è la prova lampante che le armi nucleari non servono a nulla per gli scopi che la NATO proclama: una risposta nucleare alla deterrenza nucleare coreana (ormai non è più proliferazione) è impensabile! Porterebbe diritto diritto a una guerra nucleare, che indubbiamente non potrebbe rimanere limitata: basti pensare se la Cina potrebbe rimanere inattiva di fronte a una guerra nucleare ai propri confini. Se questo non è il fallimento del TNP! Le armi nucleari non aumentano affatto la sicurezza, ma la mettono in pericolo!
Il nuovo TPAN
Quanto al carattere vincolante del TPAN bisogna essere chiari: quando entrerà in vigore sarà vincolante (a differenza del TNP) per gli Stati che lo avranno ratificato. Ma con il tempo prenderà inevitabilmente autorevolezza – ormai “il dado è tratto” – e la sua funzione diventerà analoga a quella dei trattati che vietano le armi chimiche e biologiche, le mine antiuomo e le bombe a grappolo: ormai possedere o usare queste armi è riconosciuto come un crimine per il diritto internazionale.
Il TPAN estenderà inesorabilmente la sua funzione, perché la popolazione mondiale pretenderà l’eliminazione delle armi nucleari e un crescente numero di Stati lo riconoscerà, diventerà un obbligo morale: che alle potenze nucleari e alla NATO piaccia o no, possedere, usare o minacciare con le armi nucleari sarà un crimine internazionale. È solo questione di tempo, l’umanità non accetterà di essere annientata!
Del resto, il modo violento e rabbioso con cui gli Stati nucleari e la Nato si scagliano contro il TPAN parla da solo sulla loro preoccupazione e consapevolezza che il nuovo trattato interferirà comunque sulle loro politiche: se fosse un semplice trattato non vincolante, non starebbero ad agitarsi tanto.
Consiglio di Sicurezza e Nord Corea
Sotto questi profili è istruttivo esaminare anche la Risoluzione n. 2375 adottata l’11 settembre scorso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu rispetto alla Corea del Nord (http://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7D/s_res_2375.pdf), perché denota una doppiezza di interpretazioni rispetto a queste questioni. Infatti la risoluzione ribadisce nel secondo capoverso del preambolo che: «la proliferazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche, così come i loro mezzi di lancio, costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale». Ma allora, se c’è un minimo di logica e di coerenza, com’è possibile scagliarsi contro la loro esplicita proibizione?
Anzi, una interpretazione coerente di questa formulazione porterebbe a concludere che le armi nucleari sono già proibite dalle norme internazionali vigenti, come del resto aveva stabilito la Corte Internazionale di Giustizia nel Parere Consultivo espresso nel 1996: e cioè che l’impiego di tali armamenti è generalmente contrario ai principi del diritto internazionale umanitario e costituisce una violazione dei diritti umani, in particolare del diritto alla vita, ribadendo che «esiste un obbligo di perseguire in buona fede e portare a termine dei negoziati in vista del completo disarmo nucleare da realizzare sotto stretto ed effettivo controllo internazionale».
Cioè proprio quanto prescritto dall’Art. VI del TNP, al quale gli Stati nucleari non hanno mai adempiuto.
Non si può mancare dunque di sottolineare – per una corretta e completa informazione – che tutto quello che la Corea del Nord ha fatto dal 2003 ad oggi non è altro che quello che gli Stati nucleari ufficiali praticano da anni! Il che ovviamente non è affatto una giustificazione per la Corea del Nord, ma una sonora conferma che sono tutti gli Stati Nucleari ad avere violato le norme internazionali dal 1970 ad oggi, e ad avere messo in gravissimo pericolo la sicurezza, e la stessa esistenza futura, dell’intera umanità. Ma se il TPAN finalmente lo scrive nero su bianco esplode la reazione furiosa degli Usa e della Nato: come un bambino scoperto con le mani nella marmellata!