I giorni storici, perché si possano definire così, devono essere pochi. Alcuni giorni eccezionali che, nel corso di una vita, vengono scelti per segnalare e ricordare ai posteri un’impresa politica, culturale o sportiva di enorme importanza e trascendenza, che meriti di essere spiegata a quelli che non hanno potuto viverla in prima persona. In Catalogna questa regola non vale. I giorni si qualificano come storici all’inizio della giornata e, man mano che avanzano, si sgonfiano. Oggi, invece, questa tendenza si è infine spezzata. Oggi è un giorno storico da manuale. E così ci riferiremo ad esso.
Questo venerdì 27 ottobre, storico, è iniziato con una nuova convocazione della cittadinanza da parte delle entità indipendentiste alle porte del Parlamento di Catalogna, dato che alle 12 era prevista la plenaria per rispondere all’applicazione, da parte del governo di Rajoy, dell’articolo 155 della Costituzione spagnola. Molte ore prima dell’inizio tutti gli accessi al Parlamento erano circondati dal cordone dei Mossos d’Escuadra (nessuna traccia della Guardia civile né della Polizia nazionale) affinché nessuno che non fosse un responsabile politico o della stampa potesse accedere. La calma, quindi, era assicurata.
Alle 12.15 viene annunciato che la plenaria avrebbe tardato una trentina di minuti. I giorni storici hanno bisogno di preparazione. Finalmente, intorno alle 13, comincia la sessione al Parlamento, con tutti i deputati seduti sui loro seggi e pronti a difendere il loro punto di vista. A questo punto, i giornalisti hanno già terminato la seconda fase della giornata e cercano disperati un bar per potersi ricaricare le batterie e seguire la nuova maratona storica. E’ proprio nei bar che si respira l’aria più festiva. Alle porte, blindate, del Parlamento la tensione è palpabile, nei bar la gente è più distesa e chiacchiera con la gente dei tavoli vicini. Ma arriva il momento culminante.
Una volta terminati i prevedibili interventi di tutti i gruppi politici, cominciano le votazioni. Prima si votano i 3 emendamenti proposti dall’opposizione che, non avendo la maggioranza, decadono con facilità e, per fortuna, rapidamente. C’è un ulteriore emendamento che invece va avanti. Su proposta di Junts Pel Sì (il gruppo maggioritario dell’emiciclo, con 62 seggi su 135) viene richiesto il voto segreto sulla proclamazione di indipendenza. Senza dubbio, una strategia giuridica degli avvocati del Parlamento per proteggere minimamente i deputati sediziosi. Perché la proposta venisse approvata serviva solo l’appoggio di due gruppi parlamentari, e la CUP lo ha fatto. La votazione è stata segreta.
Alle 15,04 Carme Forcadell, presidente del Parlamento di Catalogna, legge solennemente il risultato: 70 voti a favore, 10 contrari e 2 schede bianche. Alle 15,30 viene proclamata la Repubblica Catalana. E così è stato vissuto alle porte del Parlamento. Agustí Alcoberro, vice-presidente dell’Assemblea Nazionale di Catalogna e volto visibile in sostituzione del detenuto Jordi Sánchez, prima ancora che circolasse la notizia, ha dichiarato che “ora tocca ai catalani difendere pacificamente le istituzioni politiche”, e ancora più forte è stato Francesc Homs, già esonerato:”più che l’incarcerazione di Puidgemont, mi preoccupa che non venga rispettato lo stato di diritto e tutto ciò che è stato democraticamente votato qui”. La battaglia è servita. La sensazione in strada non può essere più piana, la gente ha gridato, sì, ma non c’ è stata l’esplosione di euforia che ci si aspettava considerando le mobilitazioni massicce degli ultimi 10 anni. C’ è tensione per le strade. Tante giornate storiche hanno finito per annacquare la celebrazione della proclamazione della Repubblica Catalana.
Solo 20 minuti più tardi, alle 16.00 in punto, il meccanismo dello Stato spagnolo comincia a girare e il Senato, con la maggioranza assoluta del Partito Popolare, tra ovazioni e applausi vota l’applicazione dell’art. 155 sulla Catalogna. L’autogoverno della Catalogna, a partire da questo momento, è sospeso, esattamente 40 anni e 3 giorni dopo la sua restaurazione. La prima reazione europea viene da Donald Tusk e chiede a Rajoy, per ristabilire l’ordine costituzionale, di usare “la forza del dialogo e non quella della forza”. Vedremo se lo ascolterà. Vedremo come andrà a finire, per oggi, questa storica giornata. Per il momento, concerti e feste in piazza a Sant Jaume. Vediamo quanto dura.
Daniel Cruz
Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella