Organizzazioni e gruppi solidali lanciano un appello urgente di aiuto ai rifugiati per l’arrivo del freddo in Grecia.
Oltre 40 gruppi e associazioni solidali stanno chiedendo azioni urgenti da parte delle autorità greche locali e nazionali per impedire la morte di altri rifugiati a causa del freddo, dato che l’inverno sta di nuovo sopraggiungendo. Si prevede l’adesione di altri gruppi e organizzazioni nelle prossime settimane.
In diversi luoghi, giovedì 12 ottobre, al risveglio la gente ha trovato il quartiere tappezzato con l’emblematica immagine del campo di Moria dell’anno scorso, a Lesbo, coperto di neve. Il collettivo ha anche lanciato una campagna sui social con l’hashtag #opentheislands.
Lo scorso inverno a Moria sono morte sei persone che cercavano rifugio e protezione in Europa, morti legate alle inumane condizioni di vita nel freddo invernale. Le loro famiglie stanno ancora aspettando una risposta dalle autorità su come e perchè i loro familiari siano morti, e provvedimenti per i responsabili. Soltanto lo scorso 8 ottobre, a Moria, è morta una bambina siriana di 5 anni. La causa della morte è ancora sconosciuta.
Il collettivo di gruppi e organizzazioni solidali esprime il proprio turbamento e la propria indignazione per l’attuale situazione nelle isole all’avvicinarsi dell’inverno. Nel campo di Moria vivono circa 5.000 persone, nonostante abbia una capacità di 2.000. Il numero include malati gravi, disabili, donne incinte e molti bambini, compresi minori non accompagnati nonché sopravvissuti a torture e ad altri traumi. Molti purtroppo stanno vivendo all’interno di tende estive inadeguate e devono dormire sul pavimento, sopra sottili stuoie o coperte. Gli hotspot sulle altre isole greche – Samo, Chio, Kos e Leros – sono ugualmente e drammaticamente sovraffollati, e lasciano altre 8.000 richiedenti asilo senza un riparo adeguato. I cosiddetti hotspot sono attualmente inabitabili e ad oggi non è ancora stato divulgato un piano chiaro per evitare che si ripetano le tragedie dello scorso inverno.
Un rifugiato, costretto a stare nel campo di Moria, ha raccontato le condizioni in cui vivono: “Vivere a Moria ci fa ammalare tutti. Al mattino ci si sveglia in una tenda o un container stretti, in mezzo ad altre persone. L’odore è disgustoso e odio non potermi lavare adeguatamente. In inverno si gela. Tutto è fradicio. Quando ti svegli non puoi muovere le membra, e sei coperto di cenere. Lo scorso inverno abbiamo bruciato carta e plastica per stare al caldo. E’ come se non fossimo esseri umani”.
Il collettivo sottolinea che la situazione attuale non è causata dall’improvviso aumento degli arrivi. Piuttosto, si tratta di un risultato diretto della dichiarazione UE-Turchia e delle politiche UE sulle migrazioni e sull’esclusione del diritto di asilo. Queste politiche mantengono le persone intrappolate sulle isole per periodi prolungati, impediscono loro di raggiungere l’Europa e a coloro che possono essere trasferiti o sono idonei al ricongiungimento familiare di trasferirsi in altri paesi in tempi ragionevoli.
Tutti sanno che l’inverno è in arrivo. Al fine di gestire la situazione, sono stati messi a disposizione delle autorità greche 700 milioni di euro. Come collettivo, vogliamo sapere in dettaglio come e dove questi soldi vengono spesi. Chiediamo anche urgentemente che i molti attori preposti del governo greco, a livello nazionale e locale, assumano e comunichino chiaramente le loro responsabilità. Dopodichè saranno ritenuti responsabili di quanto accadrà in Grecia ai rifugiati e ai migranti durante l’inverno. La pratica corrente di eludere colpe e responsabilità per la sistematica violazione dei diritti dei rifugiati negli hotspot greci è inaccettabile e deve finire. E’ il ruolo del pimo ministro ad assicurare che ogni livello governativo funzioni e si assuma le proprie responsabilità. Ci appelliamo al primo ministro Alexis Tsipras affinché chiarisca le responsabilità dei differenti attori, sia locali che nazionali, e presenti un piano per l’inverno.
Allo stesso modo, condanniamo tutti i governi europei che hanno creato gli accordi UE-Turchia e che, attraverso la Commissione europea e altri canali, fanno pressione sulla Grecia perchè li implementi. La priorità di tali accordi è innanzi tutto mantenere la Fortezza Europa, calpestando le leggi internazionali sui diritti umani. Tutti i governi europei condividono la responsabilità delle violazioni sui diritti umani sofferte oggi in Grecia dai rifugiati, delle morti che sono già accadute e di quelle che potrebbero verificarsi durante l’inverno.
E’ con grande interesse che abbiamo preso nota delle varie dichiarazioni da parte di UNHCR, delle municipalità e dello staff RIC, che suonano come un allarme rispetto all’attuale situazione nelle isole greche. Ma senza azione, queste dichiarazioni sono vuote. Abbiamo bisogno di soluzioni e di azioni immediate da parte di tutti gli attori responsabili, incluso l’UNHCR, il cui mandato è di fornire protezione internazionale e di cercare soluzioni permanenti ai problemi affrontati dai rifugiati.
Facciamo appello al primo ministro Alexis Tsipras affinché: chiarisca le responsabilità dei differenti attori, locali e nazionali, e presenti un piano per l’inverno.
Facciamo appello al governo greco, a livello locale e nazionale, affinché:
- Chiuda gli hotspot e decongestioni le isole eliminando le restrizioni sulla libertà di movimento dei richiedenti asilo che arrivano sulle isole greche e fornendo loro un’accoglienza adeguata sulla terraferma, fuori dai campi di detenzione.
- Nel frattempo, fornisca adeguato rifugio a prova di freddo per i rifugiati che si trovano nei campi di tutta la Grecia.
- Smetta di rimandare i richiedenti asilo in Turchia sulla base del trattato UE-Turchia, dal momento che lì non possono avere pieno accesso al diritto di richiedere protezione internazionale. Pertanto, la Turchia non può essere considerata un “paese terzo sicuro” o un “primo paese sicuro di asilo”.
- Esamini nel merito ogni richiesta di asilo con una piena ed equa procedura e con tutte le tutele procedurali e sostanziali.
- Smetta con le detenzioni arbitrarie. Basta con le attuali pratiche di detenzione generalizzata dei richiedenti asilo sulla base della nazionalità, con l’intenzione di rimandarli in Turchia. I bambini non devono essere in nessun caso detenuti.
- Assicuri l’accesso alle cure mediche (incluse le cure per le malattie mentali) e l’aiuto legale ai richiedenti asilo.
Facciamo appello all’Unione Europea affinché:
- Riveda le raccomandazioni date nei report trimestrali e nei piani di azione congiunta, e rimuova le indicazioni sull’aumento delle forze di sicurezza e delle strutture detentive per le persone che richiedono protezione nell’Unione Europea.
- Rimuova le indicazioni finalizzate alla legalizzazione della detenzione di minori, come delineato nelle raccomandazioni della Commissione europea del 7 marzo 2017, dato che la detenzione dei minori viola i diritti dei bambini.
- Rimuova le raccomandazioni volte a limitare il numero delle richieste e a includere nel trattato UE-Turchia richiedenti asilo vulnerabili e quelli con legami familiari nella UE.
Facciamo appello agli stati membri dell’Unione Europea affinché:
- Smettano di rimandare in Grecia rifugiati e richiedenti asilo in base al Regolamento UE n. 604/2013 (Dublino III), a causa delle condizioni disumane della Grecia.
- Aumentino il numero dei posti di ricollocamento disponibili permettendo l’accesso al programma a coloro che sono arrivati dopo la conclusione del trattato UE-Turchia, e concludano rapidamente le richieste di ricollocamento al fine di assicurare le condizioni minime di accoglienza che salvaguardino la dignità umana, come richiesto dalla Direttiva UE 2013/33/EU.
- Accelerino la riunificazione delle famiglie sulla base del Dublino III, molte delle quali sono state forzatamente separate dalla guerra e dalla persecuzione e aspettano da anni di essere riunite.
- Cancellino il disumano trattato UE-Turchia.
Per ulteriori informazioni, incluse cartelle stampe e liste dei firmatari, visitare: https://opentheislands.wordpress.com
Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella