La violenza non sempre si mostra in modo esplicito con azioni sanguinarie fino all’uccisione della vittima, a volte non è fatta solo di sguardi e parole: ci sono situazioni in cui per individuarla è necessaria un’attenta analisi del comportamento umano.
Chi direbbe che è violenta una persona che dichiara di amare il prossimo, i bambini, gli animali e fa loro del bene? Ci prenderebbero per soggetti instabili e malintenzionati se andassimo in giro ad affermare che tali esseri umani sono in realtà nel loro intimo assassini e che i loro gesti d’amore sanno uccidere più di un’arma da fuoco. Sì, perché non si diventa violenti solo con un’arma in pugno, ma anche con la maschera dell’amore.
Potrei farvi molti esempi ma uno si impone in questo momento nelle mie riflessioni, quello di una persona che trascorre le sue giornate a soccorrere piccoli animali da compagnia che dopo l’abbandono, tanti anni fa, si sono perfettamente inseriti in un ecosistema naturale e boschivo perfetto dove sono vissuti, fino ad un anno fa, in completa armonia con la natura e riproducendosi regolarmente. Sono gatti che ormai si sono riappropriati della loro felinità: vanno a caccia, stanno lontano dagli esseri umani, temono le persone e soffiano ferocemente se solo pensi di avvicinarti ai loro cuccioli che partoriscono in mezzo alla natura, lì autonomamente creano tane per la prole. Se li osservi, a debita distanza perché non permettono che ti avvicini, gioisci per come nel loro gruppo riescano a convivere in armonia sottostando alle leggi del “capo tribù”. I cuccioli come tutti i piccoli sono deliziosi nei loro giochi di società: sembrano dei leoncini e osservarli è come assistere ad un documentario sul comportamento animale. Non è violenza intervenire in questo straordinario idillio naturale? Non è violenza portare loro quantità spropositate di mangime e ridurli alla stregua di tristi animali in cattività incapaci di difendersi dagli attacchi dei predatori che prima tenevano a bada con la furbizia tipica del gatto? Non è violenza strappare i cuccioli alla mamma per improvvisare una tana più “sicura” che poi si rivela la loro tomba? Apparentemente sembra solo il grande amoroso desiderio di aiutarli, ma in realtà un simile comportamento indica il bisogno atavico e imperituro dell’animale uomo di voler controllare con prepotenza chi è indifeso e non sa rifiutare un finto amore che è invece esercizio violento del potere. D
esidero sottolineare che ammiro che si dedica agli altri e non faccio assolutamente delle inopportune generalizzazioni, ma avverto l’obbligo morale di non voltare la faccia dall’altra parte. Lottare contro la violenza è un esercizio quotidiano che richiede attenzione anche verso atteggiamenti individuali apparentemente innocenti che innocenti non sono.