I nuovi naufragi con oltre 100 morti avvenuti nelle ultime ore in “acque di competenza libica” potevano essere evitati. L’Unione Europea e l’Italia in particolare ne portano la tremenda responsabilità morale.
L’area nella quale i tragici fatti si sono svolti è infatti un’area nella quale fino a poche settimane fa operavano le attività di ricerca e soccorso realizzate dalle organizzazioni umanitarie e dalle unità navali italiane. Dette attività sono cessate sia a seguito delle pressioni esercitate dal governo italiano attraverso il cosiddetto codice di condotta imposto alle organizzazioni umanitarie, sia a seguito della proclamata competenza da parte della Libia della propria area SAR, comunque non riconosciuta dall’ Organizzazione Marittima Internazionale (IMO).
Tale situazione ha costretto le organizzazioni umanitarie, già oggetto di incredibili campagne di denigrazione e delegittimazione, a ritirarsi dall’area di operazioni nella quale operavano. In violazione delle convenzioni internazionali sugli obblighi degli Stati nel predisporre misure adeguate a garantire il soccorso in mare, l’area di cosiddetta competenza libica è divenuta di fatto una sorta di “area di nessuno”, nella quale le attività di soccorso non vengono affatto garantite, come le stesse specifiche dinamiche del naufragio di cui si è venuti a conoscenza, con i pochi superstiti rimasti in balia del mare per giorni, permettono di evidenziare con chiarezza.
Va sottolineato come non sia purtroppo possibile stabilire quante altre analoghe tragedie siano avvenute nelle settimane scorse e di cui l’opinione pubblica internazionale non è a conoscenza perché i singoli episodi, anche per dimensioni, sono stati facilmente occultati da parte di chi oggi precariamente controlla pezzi del territorio libico.
L’ASGI chiede nuovamente con forza il ripristino immediato delle operazioni di ricerca e soccorso nelle cosiddette aree SAR libiche da parte delle autorità italiane ed europee, nonché da parte delle organizzazioni umanitarie che debbono tornare a potere svolgere il proprio operato in condizioni di sicurezza e con il doveroso sostegno e la collaborazione delle istituzioni coinvolte.
L’ASGI sottolinea ancora una volta la necessità che l’Unione Europea realizzi al più presto dei corridoi umanitari e dei piani di reinsediamento in grado di fornire una risposta urgente alle persone in chiaro bisogno di protezione, che si trovano a vivere in condizioni assolutamente disperate nei paesi che si trovano lungo le principali rotte di fuga.