Taormina 16 settembre | Messina 17 settembre 2017 – Reportage di un incontro speciale
Un Dalai Lama sorridente, ironico anche se acciaccato da problemi di salute, ha accolto i messinesi e i tanti turisti desiderosi di ricevere i suoi insegnamenti, lo scorso sabato 16 settembre nella splendida cornice del Teatro Antico di Taormina. A porgere i saluti a Sua Santità, il sindaco di Taormina, Eligio Giardina, l’Assessore Regionale al Turismo on. Barbagallo e il Sindaco della Città Metropolitana Renato Accorinti. Sul palco dell’anfiteatro, il Dalai Lama ha poi ricevuto l’Onorificenza della Città di Messina, in qualità di «testimone di pace e solidarietà nel mondo e come riconoscimento del suo impegno a favore del dialogo, della pace e del suo messaggio di fratellanza universale, teso all’affermazione dei valori di libertà, di nonviolenza e dei diritti umani». Due i temi centrali di questo primo ciclo di incontri: «La pace è… l’incontro tra i popoli. Un’opportunità per l’evoluzione dell’umanità» e «In cammino verso la Saggezza e la Felicità attraverso la meditazione».
Sua Santità il XIV Dalai Lama – leader spirituale del Buddismo Tibetano e Premio Nobel per la Pace nel 1989 – ha lodato l’Italia e la Sicilia per aver accolto i migranti; ha messo l’accento sul concetto di comunità globale e sulla necessità di affrontare il mondo con una visione olistica. In tal senso, ha citato l’esempio dell’India – paese in cui vive in esilio dal 1959 – e in cui convivono, seppur con momenti di difficoltà, tante religioni e culture diverse.
Domenica 17, invece, al Teatro Vittorio Emanuele II di Messina, Sua Santità ha tenuto un altro ciclo di conferenze dal titolo: “Etica compassionevole e interdipendenza” e “L’attività educativa e l’addestramento della mente: la via più efficace per lo sviluppo delle coscienze”. In sintonia con i temi dell’incontro, l’Arcivescovo di Messina Monsignor Giovanni Accolla, intervenuto sul palco per porgere i saluti e per condividere l’intero svolgersi delle sessioni, si è concentrato sull’importanza della compassione intesa come necessità di vivere sintonizzati e sincronizzati con la vita degli altri e ha ricordato come la nostra società ha bisogno di modelli da seguire che siano credibili. In tal senso, il Dalai Lama è un testimone credibile della compassione che si è fatta storia. Inoltre, Sua Santità ha ricevuto il premio “Costruttori di pace, giustizia e nonviolenza – Città di Messina”, conferitogli dal Sindaco Renato Accorinti e dal Direttore generale del Comune, Antonio Le Donne. È stato Renato Accorinti a volere fortemente il Dalai Lama a Messina, nonostante nei mesi scorsi non siano mancate le critiche da parte di cittadini e di alcuni politici locali, tanto che il Consiglio Comunale ha respinto l’ipotesi di riconoscergli la cittadinanza onoraria.
Il sindaco ha raccontato del suo primo incontro con Sua Santità, nel lontano 1996 a Palermo e fu proprio in quell’occasione – quando era ancora lontana l’idea che un giorno sarebbe diventato sindaco – che gli espresse il desiderio di accoglierlo a Messina per condividere i suoi insegnamenti con tutti i cittadini messinesi. Infatti, dal palco del Teatro greco di Taormina, lo stesso Sindaco ha ricordato, emozionato, che “I sogni si possono realizzare, basta crederci, sempre!”.
In questa due giorni di conferenze, Sua Santità ha toccato i temi cruciali di questo momento storico, che vede un’umanità in crisi e in crisi di umanità. Immigrazione, intercultura, interreligiosità, interdipendenza, saggezza e felicità, sono stati da lui affrontati mettendo ogni volta l’accento su ciò che unisce gli esseri umani oltre la diversità; rivelando che il suo primo impegno è quello di “promuovere l’unità tra tutti gli esseri umani” al di là di ogni religione. Infatti, è la realtà stessa che ci ricorda quanto gli esseri umani siano connessi tra di loro e condividano le stesse necessità (da quelle basilari a quelle più spirituali) mentre ciò che li divide oggi, è la troppa enfasi sulle “differenze secondarie” quali la provenienza, il colore della pelle, la religione, la condizione economica. Riflessioni che lasciano piacevolmente colpiti, visto che a farle è un leader spirituale che vede le religioni come strumenti di crescita ed evoluzione ma che in primis pone al centro l’uomo e i suoi bisogni, compreso quello di felicità. Sua Santità ha ricordato la grande crisi emotiva che sta attraversando questa epoca, crisi che si evince in modo chiaro anche dalle scelte dei leader mondiali, mossi da sentimenti quali il desiderio di potere e di sopraffazione. Una crisi emotiva e psicologica che potrebbe essere fronteggiata attraverso il recupero collettivo di un’etica secolare (branca della filosofia morale che pone al centro le facoltà umane come la ragione, la logica e l’intuizione morale e che non si basa su una visione religiosa o su qualcosa di soprannaturale). Un’etica che non si rifà alla nostra tradizione occidentale – in cui la parola ‘secolare’ richiama qualcosa di negativo, come il rifiuto di ogni religione – ma a quella indiana, che insegna la tolleranza tra le religioni e che si basa su solidi principi morali. Un’educazione in questa direzione può fornire agli esseri umani quell’impalcatura necessaria ad affrontare le difficili sfide quotidiane senza rischiare di farsi sopraffare dall’odio e dalla violenza, per aprire la strada all’amore e alla compassione, uniche vie per raggiungere quella felicità tanto desiderata da tutti gli esseri umani ma cercata nei piaceri fugaci, nell’egoismo della soddisfazione a senso unico e non condivisa. La ricerca della felicità quindi, vista come tratto che contraddistingue tutti gli esseri umani e che per raggiungerla, secondo Sua Santità, va ‘appresa’, imparando a gestire e conoscere le proprie emozioni, prestando attenzione e cura alla nostra salute mentale e liberando la mente da quelle distorsioni cognitive che ci danno un’idea di realtà rigida e spesso priva di fondamento, causa di odio e violenza dentro e fuori di noi. Quindi educare ed educarci alla felicità, per superare la sofferenza. Quando l’amore e la compassione guidano il nostro agire, la paura cessa e la mente si quieta. In tal senso, l’educazione secolare ha per il Dalai Lama un ruolo cruciale per il futuro delle nuove generazioni. Un’educazione centrata sul vivere in comune e sui valori umani, lontana dal materialismo di cui è impregnato il nostro attuale sistema educativo. Per questo, Sua Santità si è impegnato in questi anni a sviluppare un programma educativo che tocca tutte le fasce di età, dall’asilo in poi.
Al netto degli importanti insegnamenti trasmessi e dello spessore dei temi trattati, ciò che ha colpito del Dalai Lama è stata la sua proverbiale capacità di ironizzare, di mettere a proprio agio gli spettatori e le personalità giunte a salutarlo, coinvolgendo tutti in modo attivo nelle sue riflessioni. La sua risata contagiosa, il suo buffo dondolio dei piedi durante le fasi di traduzione dei suoi interventi, gli abbracci e le strette di mano privi di vuoto formalismo, come la calorosa accoglienza a suon di kata (sciarpa bianca simbolo di buon auspicio, secondo l’usanza tibetana) riservata alle autorità sul palco, tracciano il profilo di un grande uomo, di un uomo tra gli uomini, che ha saputo preservare e coltivare con cura dentro di sé, il bambino che è stato. “Il mio corpo è anziano, ma la mia mente è molto giovane”, ha detto all’apertura di ogni incontro. Ebbene, osservando Sua Santità, tornano alla mente le parole di Silo – fondatore dell’Umanesimo Universalista – quando disse: “In ogni vero saggio, ho visto un bambino che gioca nel mondo delle idee e delle cose… Negli occhi scintillanti di tutti i veri saggi, ho visto danzare verso il futuro i piedi leggeri dell’allegria”.
Finito il tour messinese, Sua Santità proseguirà il suo viaggio prima verso Palermo, poi a Firenze e infine a Pisa. Lascia ora alla città di Messina e ai suoi cittadini, il compito di interiorizzare il suo messaggio e trasformarlo in buone pratiche. D’altronde, come ha ricordato il Sindaco Accorinti: “I saggi aprono la porta, poi sta agli uomini attraversarla e percorrere la strada”.
Reportage a cura di Sofia Donato (La Comunità per lo Sviluppo Umano)
Foto di Giuseppe Minolfi