Si tratta di sistemi militari che vengono utilizzati sui civili: ogni Parlamentare voti secondo coscienza esercitando il proprio senso di responsabilità
Oggi, martedì 19 settembre, si terrà alla Camera dei Deputati la discussione finale e, con ogni probabilità, la votazione su alcune mozioni concernenti la situazione di crisi nello Yemen con particolare riferimento all’emergenza umanitaria e all’esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto. Il dibattito prende avvio da due documenti presentati prima dell’estate: la mozione1/01662 che vede come primo firmatario Giulio Marcon (firmata da una trentina di parlamentari non solo di Sinistra italiana, ma anche di Articolo 1-MDP, Democrazia Solidale-Centro democratico oltre che da un parlamentare di maggioranza del PD;) e la mozione 1/01663 presentata da Emanuela Corda del M5S firmata da altri 11 deputati del M5S. A questi testi si sono aggiunte nelle ore immediatamente precedenti il dibattito altre tre mozioni: una a firma del Partito Democratico, una a firma di Forza Italia, la terza a firma di Scelta Civica. In tutti questi ultimi testi – diversamente dai primi presentati – non viene fatto cenno al coinvolgimento nel conflitto di ordigni prodotti in Italia e non si chiede esplicitamente una interruzione delle forniture militari.
Nel caso del Partito Democratico, la principale formazione della maggioranza di Governo, ciò contrasta con la presentazione nello scorso giugno di una risoluzione 7/01294 a prima firma Giorgio Zanin rimasta sepolta in Commissione Difesa. Nel testo, ancora non discusso, si chiedeva al Governo di lavorare verso “una immediata sospensione generalizzata delle forniture di materiali di armamento ai paesi coinvolti nel conflitto yemenita”.
Il dibattito parlamentare è scaturito in seguito ad un appello rivolto nei mesi scorsi a tutti i partiti da reti ed organizzazioni nazionali (Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia e Rete della Pace) per chiedere al Parlamento di farsi promotore di un effettivo processo di pace e di aiuto alla popolazione dello Yemen e, soprattutto di sospendere l’invio di materiali militari a tutte le parti in conflitto tra cui la coalizione a guida saudita.
Il Parlamento ha la responsabilità dell’applicazione della Costituzione e delle nostre leggi. Il ripudio della guerra trova concretezza nel controllo sulla produzione e sulla vendita di armi, e, laddove si dimostrano violazione dei diritti umani e conflitti armati, nessuna concessione e nessuna vendita è lecita. Violare questi principi per supposti interessi strategici significa farsi responsabili dei conflitti che destabilizzano intere regioni e alimentano il terrorismo internazionale.
Riguardo alla fornitura di sistemi militari che vengono ampiamente impiegati per bombardare zone civili uccidendo donne e bambini inermi ogni Parlamentare è perciò chiamato innanzitutto ad interpellare la propria coscienza e ad esercitare il proprio senso di responsabilità ricordando che nel suo operare «Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» (Costituzione, Art. 67).
Con il voto sulla situazione in Yemen, partiti e parlamentari sono chiamati oggi ad un gesto di responsabilità che va oltre gli schieramenti e le diverse posizioni politiche: fermare la fornitura di armamenti alle forze militari della coalizione guidata dall’Arabia Saudita è un dovere nazionale, è una decisione di responsabilità, è dimostrare che l’Italia mette la pace, la sicurezza e la difesa dei diritti umani al centro della propria politica estera e di difesa.
Nei giorni scorsi, per la terza volta in due anni, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione con la quale ha invitato l’Alto Rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, ad “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen”. Il testo è stata votato con 386 voti favorevoli soprattutto del “gruppo progressista”, 107 contrari e 198 astensioni.
Diversi paesi europei, con cui l’Italia è alleata, tra cui Germania, Svezia e Olanda, già da tempo hanno interrotto le forniture di sistemi militari all’Arabia Saudita ed in particolare quelle che vengono impiegate dall’aviazione saudita nel conflitto in Yemen. Nei giorni scorsi le organizzazioni della società civile italiana hanno inoltre chiesto al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di sostenere la proposta avanzata dai Paesi Bassi e dal Canada di un’indagine indipendente sui crimini di guerra in Yemen. Si tratta di un’iniziativa richiesta da tempo dall’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani e ampiamente sostenuta dalla società civile internazionale.
La nostre organizzazioni ribadiscono che qualunque voto positivo del Parlamento su questo tema debba per forza contenere nella parte dispositiva il richiamo alla necessità di un embargo sugli armamenti a tutte le parti in conflitto e la conseguente sospensione delle forniture da parte del nostro Paese. E’ per noi deprecabile la presentazione di testi che, magari a partire da una chiara lettura della situazione drammatica nello Yemen, propongono finte soluzioni che non tengano conto della responsabilità in capo anche al nostro Governo di di alimentare il conflitto armato attraverso le continue forniture di sistemi militari e munizionamento.
I documenti votati dal Parlamento Europeo sono chiari e dovrebbero spingere sia il Governo e il Parlamento italiano a promuovere e condurre in prima persona tutti i passaggi internazionali necessari per il blocco delle forniture militari alle parti in causa nel conflitto yemenita. Costruire la pace in situazioni così complesse è impresa non facile, ma diventa sicuramente impossibile se non si fermano innanzitutto i flussi di armi.
Comunicato stampa congiunto
Amnesty International Italia – Movimento dei Focolari
Oxfam Italia – Rete della Pace – Rete Italiana per il Disarmo