Tra i tanti film presentati in Piazza Grande, al Concorso Internazionale e al Concorso Cineasti del presente mi limito a citare quelli che ho apprezzato maggiormente e che non sempre coincidono con i premi attribuiti dalla giuria. Sono pellicole che comunque presto, in genere nel giro di un anno, arriveranno anche in Italia.
Sono giovani, ma la loro peculiarità non è l’età, ma quella di essere migranti messicani, senza documenti arrivati a Brooklyn da Puebla; sono i protagonisti di En el septimo dia del regista statunitense Jim McKay, un film divertente e istruttivo, la cui trama ruota attorno a uno dei più antichi dilemmi del genere umano – la scelta tra dovere e piacere – e offre al regista l’opportunità di descrivere la vita dei migranti inseriti nella società americana, ma da questa sempre mantenuti in una condizione di precarietà che può precipitare da un momento all’altro.
What happened to Monday? (Cosa è accaduto a Lunedì?), una produzione inglese con la regia di Tommy Wirkola, prende spunto da un tema che ciclicamente torna sulle prime pagine dei media: il rischio di una sovrappopolazione e di una conseguente carestia. A confrontarsi per circa due ore, in un film decisamente riuscito, sono da un lato un programma internazionale di controllo delle nascite e dall’altro sette sorelle cresciute in segreto dal nonno. Film di fantasia e che speriamo tale resti
Decisamente più riflessivo e introspettivo è Lucky, dell’attore e regista statunitense John Carroll Lynch: narra di Lucky, novantenne ateo dal carattere deciso e indipendente, che nonostante sia un tabagista incallito è sopravvissuto alla sua generazione e ora si dedica a una sorta di autopsicanalisi, non senza interloquire con il mondo circostante. E questo, talvolta, come uno specchio, gli restituisce un’immagine di sé. Un film da non perdere e che meritava certamente un riconoscimento da parte della giuria.
Vinterbrodre (Winter Brother), una produzione danese con la regia di Hlynur Palmason, narra il rapporto tra due fratelli in miniera in un freddo inverno. Un film duro, più nelle relazioni che nelle immagini, realista e molto ben interpretato: infatti ha ottenuto il premio per la miglior interpretazione maschile per Elliott Crosset Hove.
Qualche ultimo suggerimento per gli appassionati della commedia e dei thriller.
Ai primi suggerisco due film:
The Big Sick, produzione statunitense con la regia di Michael Showalter, un film divertente giocato attorno a una storia d’amore tra un comico pakistano e una studentessa americana, che produce un inevitabile confronto/scontro di culture nel quale ben emergono i rispettivi stereotipi. La pellicola si è guadagnata a Locarno il premio del pubblico. Annotazione personale: per la prima volta in una produzione USA compare una battuta ironica su argomenti legati all’11 settembre. Non mi pare vi siano precedenti.
Easy, film italiano di Andrea Magnani, narra di un viaggio dall’Italia ai Carpazi per consegnare una bara. Divertente, ironico, talvolta amaro con tante piccole grandi verità sull’animo umano.
Infine gli amanti del giallo possono apprezzare Gemini, film statunitense di Aaron Katz, la cui vicenda si svolge a Los Angeles negli ambienti hollywoodiani con buon ritmo, buona recitazione e col classico colpo di scena finale.