LA RUSSIA SOSPENDE IL RIMPATRIO DI UN GIORNALISTA UZBECO MA LO TRATTIENE IN CARCERE. AMNESTY INTERNATIONAL: “NON C’È MOTIVO, SIA RILASCIATO”

L’8 agosto un tribunale di Mosca ha annullato la decisione di rimpatriare Khudoberdi Nurmatov (noto come Ali Feruz), un giornalista gay uzbeco cui la Russia aveva negato asilo politico. Il tribunale ha tuttavia deciso che Ali Feruz dovrà rimanere in carcere finché la Corte europea dei diritti umani non avrà esaminato il suo caso.
“La sospensione del rimpatrio forzato di Ali Feruz in Uzbekistan, paese in cui avrebbe corso il rischio concreto di essere perseguitato e torturato e in cui l’omosessualità è un reato, è un fatto positivo. Ma la notizia che rimarrà in carcere, nonostante abbia denunciato di essere stato picchiato, è una disgrazia, anche perché potrebbero volerci mesi o persino anni per arrivare a una decisione finale della Corte europea”, ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale.


“Ali Feruz ha denunciato di essere picchiato durante il trasferimento in carcere e in tribunale ha mostrato i segni del pestaggio. Il giudice ha ignorato la sua denuncia”, ha proseguito Krivosheev.

“Le autorità russe devono rilasciare immediatamente Ali Feruz, proteggere la sua incolumità fisica e garantire che non sarà rinviato in Uzbekistan”, ha concluso Krivosheev.

Ulteriori informazioni
Nel 2009 Ali Feruz, nato in Russia e poi trasferitosi in Uzbekistan dove aveva preso la cittadinanza a 17 anni, era stato avvicinato dai servizi segreti che gli avevano chiesto di diventare un loro informatore. Al rifiuto, era stato arrestato e torturato.

Per questo motivo aveva lasciato il paese e, dopo due anni, era arrivato in Russia dove aveva iniziato a collaborare col quotidiano indipendente Novaya Gazeta e dov’è stato arrestato il 1° agosto di quest’anno.