Discorso di Vittorio Pallotti in occasione dell’inaugurazione della lapide pacifista alla chiesetta della Madonna della Neve a Tolé, 6 agosto 2017
Il 10 luglio scorso l’amico prof. Giorgio Giannini, presidente del Centro Studi Difesa Civile di Roma, su invito dei “Pellegrini del Tauleto” tenne una conferenza sul tema della I Guerra Mondiale, di cui in questi anni ricorre il centenario.
Venuto a conoscenza della manifestazione di oggi, Giannini mi invitò a cogliere questa occasione per proporre l’apposizione di una lapide inneggiante alla pace, ad integrazione e completamento di altre testimonianze, apposte nella chiesetta per ricordare i caduti di tutte le guerre. Accettai ben volentieri l’invito e, dopo una rapida riflessione, interpellai le persone più direttamente interessate alla proposta e l’amico scultore Paolo Gualandi. Ottenuto il loro convinto consenso, insieme decidemmo di procedere.
Gualandi, che qui pubblicamente ringrazio, a nome di tutti, per la generosa collaborazione, propose di realizzare una lapide in terracotta da posare all’interno della chiesetta. Lapide che, non potendo essere pronta prima di un mese per motivi tecnici, sarà provvisoriamente sostituita da questo quadro, di cui leggo il contenuto.
Completano la lapide due disegni: in alto a sinistra l’immagine, ripresa da un manifesto del 1982, di un piede che spezza un fucile, simbolo di tutte le armi.
In basso a destra, dopo la scritta “A cura dei Pellegrini del Tauleto”, due piedi che simboleggiano il pellegrinaggio di tutti coloro che, con il loro cammino spirituale e intellettuale, intendono raggiungere una meta di conoscenza e di verità.
Queste sette frasi di Papa Francesco, pronunciate in tempi e luoghi diversi e con lo stile che lo caratterizza e che ben conosciamo, sono semplici e chiare. Una lettura più meditata su ciascuna di esse induce a riflessioni e considerazioni sui comportamenti che ciascuno di noi dovrebbe e potrebbe assumere nei confronti di temi e problemi dell’oggi: come la violenza e la nonviolenza, la guerra e la pace.
Ad esempio: l’espressione ‘inutile strage’ fu profeticamente pronunciata da Papa Benedetto XV all’inizio della I guerra mondiale. Ma l’azzeccata definizione di quella guerra, con la grande carneficina che ne seguì in tutta Europa per 4 anni, può essere applicata a tutte le guerre del secolo scorso e a quelle attuali. Anche alla II guerra mondiale con i suoi 60 milioni di morti e l’uso devastante della bomba atomica. Perchè anche a questa guerra? In questa sede non è possibile affrontare questo discorso, che andrebbe approfondito in altra sede .
Oggi, 6 agosto, ricorrono altri due anniversari: i 30 anni di questa chiesetta e i 72 anni dallo scoppio delle prime due bombe atomiche. La prima, il 6 agosto 1945, su Hiroshima e la seconda, dopo solo tre giorni, il 9 agosto, su Nagasaki. Due grandi crimini contro l’umanità.
I due anniversari, geograficamente e storicamente molto lontani tra loro, sono però accomunati da un forte significato simbolico: la memoria di due guerre tremende e il monito a tutta l’umanità perché la guerra sia bandita per sempre dalla storia, pena la possibile estinzione della specie umana.
Come disse Einstein dopo le prime sperimentazioni dell’arma nucleare, “O l’Umanità distruggerà gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l’Umanità”. E il grande filosofo e pacifista inglese Bertrand Russel rincarava la dose affermando che “Nessuno dei mali che si vuole eliminare con la guerra è un male così grande come la guerra stessa”. Soprattutto se si pensa alla guerra atomica.
A questo proposito. Il 7 luglio scorso l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, con il voto favorevole di 122 stati (su un totale di 195), un Trattato per la messa al bando di tutte le armi nucleari.
Dispiace e rattrista constatare che, in questa situazione e con la spada di Damocle sulla testa di un conflitto termonucleare mondiale che può scoppiare in qualunque momento per un errore, un incidente o per la decisione di un folle criminale, questo storico Trattato non sia stato firmato dall’Italia e sia stato pressochè ignorato dai più diffusi media italiani. Non ci resta che auspicare che il Trattato venga ratificato dal maggior numero possibile di Paesi, compresi quelli che posseggono od ospitano sul loro territorio (come l’Italia) questi ordigni diabolici.
Le guerre si sono fatte e si fanno per far prevalere logiche di potenza e interessi economici, spesso mascherati da ideali di pace, giustizia, libertà. Ma ciascuno di noi, oggi, con i molti mezzi di comunicazione a disposizione, è in grado di essere informato e quindi di farsi un’opinione e, di conseguenza, confrontarsi con altri e agire per contribuire alla risoluzione non armata e nonviolenta dei conflitti, a qualunque livello: da quello locale a quello globale, da quello individuale a quello collettivo.
Molti sono convinti che le guerre sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Eppure, persone e personalità di diverse religioni e diverse culture sostengono che solidarietà, cooperazione e dialogo da un lato e azione nonviolenta dall’altro sono gli strumenti che, usati con intelligenza e perseveranza, possono avvicinare posizioni anche molto differenti tra loro.
E il nostro vescovo, qui presente, ce ne potrebbe dare ampia e qualificata testimonianza per le esperienze da lui vissute in prima persona.
Vittorio Pallotti
Tolè, agosto 2017