Noi musulmani ed ebrei abbiamo pregato insieme e abbiamo scoperto che preghiamo lo stesso Dio: è accaduto alla Muslim Jewish Conference (Conferenza musulmano-ebraica; MJC) che si è tenuta a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, dal 6 al 13 agosto e a cui hanno partecipato più di 120 persone provenienti da tutto il mondo.
La Muslim Jewish Conference
Prima di raccontarvi la mia esperienza, vorrei dirvi alcune cose su questa conferenza: la MJC è un luogo di dialogo e confronto che punta a costruire relazioni stabili e positive tra studenti, giovani professionisti e leader musulmani ed ebrei di tutte le affiliazioni e di tutti i paesi del mondo. La conferenza, che si tiene tutti gli anni, permette di abbattere i confini che ci dividono e di superare le idee basate sull’ignoranza e sugli stereotipi per costruire insieme un nuovo movimento globale giovanile di attivisti ed esperti impegnati a promuovere il dialogo tra le religioni e le culture e il rispetto reciproco
Come scrivono gli organizzatori, “la MJC è determinata a scambiare costantemente conoscenze ed esperienze, a condividere informazioni gli uni sugli altri e a nutrire un interesse reciproco sincero, contribuendo con pazienza allo scambio sul lungo periodo, al reciproco apprezzamento e a nuovi modi di considerarsi gli uni gli altri. L’esperienza della conferenza si basa su processi multilivello finalizzati a coltivare una sincera comprensione interculturale e a consentire lo scambio delle conoscenze e una partecipazione produttiva”
Quest’anno alla cerimonia di apertura hanno partecipato il presidente della repubblica bosniaco musulmano Bakir Izetbegović, l’ambasciatore israeliano Jacob Finci, il gran mufti Husein Kavazovic e molti rappresentanti di ambasciate, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e dell’università americana.
Conoscersi dal vivo
L’obiettivo che mi ha spinto a partecipare alla conferenza come attivista del Grande Colibrì e di Sono l’Unica Mia non era discutere del conflitto tra Palestina e Israele, anche se è un tema che mi interessa e su cui non vorrei chiudere gli occhi. Essendo musulmano e pachistano, sono cresciuto sentendo dire che Israele è il nostro nemico, che gli ebrei sono nemici dell’islam e non sono nemmeno umani… Sul passaporto pachistano c’è scritto: “Questo passaporto è valido per viaggiare in tutti i paesi del mondo tranne Israele”.
Quello che volevo fare era incontrare le persone ebree e semplicemente chiacchierare con loro, vedere come parlano, come mangiano, cosa pensano dell’islam, volevo vederle dal vivo e capire la loro cultura e religione, perché non mi bastava leggere le notizie e credere a tutto quello che ho ascoltato per tutta la vita.
E la conferenza è stata davvero molto interessante: abbiamo discusso del conflitto tra Israele e Palestina, ma soprattutto abbiamo pregato insieme musulmani e ebrei come fratelli sia in moschea sia in sinagoga, abbiamo pianto insieme, abbiamo riso insieme, abbiamo mangiato insieme, abbiamo ballato insieme, abbiamo discusso insieme… Le emozioni sono le stesse, i sentimenti sono uguali: ridiamo delle stesse battute, piangiamo sugli stessi argomenti.
Preghiamo lo stesso Dio
Dopo aver pregato insieme noi musulmani ed ebrei, ho scoperto che noi tutti preghiamo davvero lo stesso Dio. Eravamo musulmani sunniti e sciiti, ebrei, anche qualche cristiano, marocchini, egiziani, italiani, pachistani, sudanesi, statunitensi, palestinesi, austriaci, tedeschi, francesi, australiani, algerini, tunisini, e di tanti, tanti altri paesi, ma eravamo tutti accomunati dal nostro essere umani e portatori di pace. Tra ebrei e musulmani di seconda generazione nei paesi europei, inoltre, avevamo in comune il fatto di essere minoranze, di affrontare gli stessi problemi di odio e di aver voglia di combatterli insieme.
Grazie alla MJC, mi sono tolto tanti dubbi che avevo in testa riguardo alla comunità ebraica e mi sono fatto tanti nuovi amici ebrei. In questo periodo di odio, di islamofobia e antisemitismo credo che questa conferenza sia una luce di speranza e che servirebbe qualcosa di simile anche in Italia.