Funzionari pakistani sono stati interrogati dalla Commissione sui Diritti Umani dell’ONU riguardo alle sparizioni forzate a opera dei servizi militari e di intelligence.
E’ la prima volta che le autorità delle Nazioni Unite si occupano della situazione dei diritti umani e civili in Pakistan.
Negli ultimi anni le sparizioni forzate hanno raggiunto un livello allarmante.
A quanto si sa, il noto attivista sociale Samar Abbas è sparito il 7 gennaio. Era uno dei fondatori della Civil Progressive Alliance, una campagna creata per contrastare la versione ufficiale riguardo all’attacco terroristico alla Scuola Pubblica Militare di Peshawar nel 2014, quando sei terroristi talebani uccisero 141 persone, tra cui 132 studenti.
Secondo Brad Adams, direttore di Human Rights Watch Asia, “la natura di questi apparenti rapimenti costituisce un avvertimento per il governo di Nawaz Sharif: o fa parte della soluzione, o verrà ritenuto responsabile per il suo ruolo nel problema. Il governo deve ridurre l’insicurezza che affligge giornalisti e attivisti e ha un effetto raggelante sul loro lavoro” ha aggiunto Adams.
Nelle ultime settimane numerosi attivisti politici sono spariti nelle province di Sindh – dove si trova Karachi, il più grande porto del paese – e del Baluchistan. Venerdì scorso il comitato permanente del Senato per i diritti umani ha dichiarato che la polizia e l’amministrazione locale non hanno alcun indizio sul luogo in cui si trovano attualmente le persone scomparse e sulle loro condizioni.
Durante la festività di Id al-fitr, che segna la fine del Ramadan, le famiglie degli attivisti rapiti hanno organizzato un sit-in di fronte al Karachi Press Club per chiedere giustizia per i parenti e i compagni. Vari gruppi di attivisti sociali e politici hanno partecipato alla protesta, mentre i funzionari del governo non si sono fatti vedere.
Dopo il sit-in si è deciso di marciare dall’interno della provincia fino a Karachi. Venerdì, dopo dieci giorni di marcia, le famiglie delle vittime sono entrate in città e hanno ricevuto un caldo benvenuto da parte della società civile.
L’11 luglio sono spariti i nazionalisti Sindhi e attivisti politici Dodo Chandio, Mehran Chandio, Asif Buledi, Nadeem Kolachi e Saif Jatoi. La maggioranza fa parte di due noti partiti nazionalisti della provincia di Sindh, il Jiye Sindh Qoumi Mahaz (JSQM) e il Jiye Sindh Muthahida Mahaz (JSMM), con molti seguaci nelle zone rurali e urbane.
Sono spariti anche da diverse parti della provincia il presidente del partito Qambar Shahdadkot, il membro del partito Ejaz Tunio, il membro del comitato centrale Sabir Chandio e i simpatizzanti Murtaza Junejo, Hidayat Lohar, Suhbat Khoso, Khadim Hussain Arijo e Mohammad Ayub Kandhro. Secondo varie fonti non si hanno notizie di Subghat Khoso dal 2011.
Shabir Azad Buledi (segretario della sezione di Karachi dell’organizzazione per i diritti umani dei Sindhi), è stato rapito da agenti delle forze dell’ordine sabato mattina. Aveva partecipato atticamente alla marcia per la liberazione delle vittime delle sparizioni forzate e ora ha subito la stessa sorte.
Il tema delle sparizioni forzate non è mai stato affrontato dai media mainstream.
Il giornalista Malik Asad ha riferito al Daily Dawn che negli ultimi sei anni la commissione d’inchiesta sulle sparizioni forzate ha ricevuto 3.740 denunce da varie parti del paese. Di queste 121 casi riguardano la capital Islamabad e 752 la provincia del Punjab, la più grande del paese. Nella provincia di Sindh si sono registrati 1.010 casi, nel Baluchistan 276 e nelle aree tribali ad amministrazione federale 112. In 296 di questi casi le accuse sono cadute perché le vittime erano state rapite per chiedere un riscatto. Secondo il rapporto della commissione fino al 31 marzo 2017 sono stati esaminati 2.652 casi.
La National Commission for Human Rights (NCHR), una commissione indipendente istituita dal governo pakistano per lavorare con la società civile sul tema delle sparizioni forzate è riuscita a riportare a casa Wahid Baloch, che era stato rapito alla periferia di Karachi.
Il governo del Pakistan dovrebbe richiamare all’ordine le forze di polizia e interrogarle riguardo alle sparizioni. Le persone rapite dovrebbero ricevere assistenza legale e avere la possibilità di subire un processo equo. Queste attività illegali da parte delle forze dell’ordine non sono nell’interesse di nessuno, nemmeno in quello di chi le realizza.