“L’Italia ratifichi il Trattato per la proibizione delle armi nucleari accogliendo il diritto dell’Umanità alla sopravvivenza”
Il Senato, con il dibattito tenuto stamattina, 18 luglio 2017, e con il voto che ha respinto le mozioni, primi firmatari Roberto Cotti l’una (M5S), Loredana De Petris (Sinistra Italiana) l’altra (ce n’è poi anche una terza, non ancora votata, di Federico Fornaro del MDP – vedi testi sotto riportati), presentate per l’adozione del Trattato del 7 luglio 2017, trattato giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti alla loro totale eliminazione (A/CONF.229/2017/L.3/Rev.1), ha perso un’ occasione storica.
Le forze politiche principali del Parlamento italiano rifiutano di seguire quanto hanno già accolto positivamente nel Parlamento europeo (ottobre 2016) Popolari e Socialisti: dovrebbero ritenere la proibizione delle armi nucleari non “divisiva”, come è invece l’attuale posizione del governo Gentiloni, bensì un contributo fondamentale che spinge all’attuazione dell’art.VI del Trattato di non proliferazione nucleare. Vale a dire: trattative in buona fede per arrivare ad un effettivo disarmo nucleare totale.
Noi Disarmisti Esigenti, coalizione operativa formatasi in Italia aderendo all’appello di Stéphane Hessel ad “esigere un disarmo nucleare totale”, non demordiamo comunque: continueremo a lavorare perché l’Italia partecipi alla Conferenza di alto livello dell’ONU, stabilita in New York per il 2018 (data ancora da precisare) per mediare realmente tra le potenze nucleari “recalcitranti” e i 122 Stati non nucleari. Vale a dire i “ribelli” che, in nome di tutta l’ONU, ai sensi della Convenzione di Vienna, il 7 luglio a New York hanno aperto veramente la strada ad un mondo senza atomiche. Il Trattato del 7 luglio può essere firmato e ratificato dal 20 settembre 2017 in poi.
Mediare significa, a nostro parere, che sta nel solco della strategia seguita dalla società civile internazionale che ha spinto decisivamente per il risultato del 7 luglio a New York, considerare il Nuovo Trattato la cornice giuridica generale (metaforicamente: il codice) in cui può collocarsi l’aspetto positivo del TNP (una legge particolare da inglobare nel codice), tradito da quelle interpretazioni di comodo che ne fanno la base per la legittimazione dell’oligopolio atomico delle potenze rappresentate in modo permanente nel Consiglio di Sicurezza. E per essere credibili in questo ruolo occorrerebbe da subito ritirarsi, con decisione autonoma, dalla “condivisione nucleare NATO” che ci fa ospitare le atomiche USA a Ghedi ed Aviano e forse in transito negli 11 porti a rischio nucleare di cui usufruisce la VI Flotta USA.
La nostra posizione di movimenti di base, espressa ufficialmente alla Conferenza di New York, condivisa da componenti del movimento internazionale, è molto chiara: il diritto internazionale ambientale , con gli sviluppi quasi universalmente accettati che l’Italia riconosce (avendo sottoscritto e ratificato gli accordi di Parigi del dicembre 2015 contro il riscaldamento climatico globale), può, con i suoi nuovi principi, fornire una base politica e culturale risolutiva in senso positivo e costruttivo al conflitto che si va ad aprire tra la “rivoluzione disarmista” oggi possibile ed il vecchio, mortalmente pericoloso, disordine atomico. Si tratta di limitare la sovranità degli Stati in nome di una esigenza comune dell’Umanità ad essere liberata dalle minacce che pendono sulla sua sopravvivenza.
In mancanza del numero legale la discussione in aula al Senato è stata rinviata nel pomeriggio. Grasso alle 16.30 ha fatto riprendere con all’odg il tema dei vaccini.
Con questo spirito e con questi contenuti saremo presenti con una nostra delegazione, accreditata dalla WILPF internazionale, alla COP 23 di Bonn indetta dall’ONU dal 6 al 17 novembre 2017 per l’attuazione degli accordi di Parigi sul clima globale.