Verso un trattato che condanna la deterrenza e che sarà ratificabile senza passare per il voto della Assemblea Generale dell’ONU.

1 luglio 2017. Conferenza ONU per proibire le armi nucleari. I delegati dei Disarmisti Esigenti a New York (Luigi Mosca con Armes Nucleaires Stop, Giovanna Pagani e Alfonso Navarra con la WILPF) si confrontano sui retroscena di come si svolgono le cose al Palazzo di vetro e, usando una metafora culinaria, su cosa bolle in pentola.

La notizia centrale presa in esame è che il terzo draft a cura della presidente della Conferenza, la costaricana Gomez, sará varato il prossimo lunedi 3 luglio e la discussione su di esso, a differenza di quanto avveniva all’ OEWG di Ginevra, e continuava ad accadere durante la prima sessione di marzo della Conferenza, sará per lo piú monopolizzata dagli Stati in riunioni chiuse, senza la partecipazione della societá civile.

Le riunioni aperte ad essa sono solo le plenarie previste per mercoledi 5 luglio e giovedi 6 luglio, mentre vanno avanti quattro gruppi di lavoro.

La maratona sugli emendamenti non è conclusa ed ha portato a notevoli miglioramenti rispetto alla bozza iniziale della Gomez: pare che verrá inserita la condanna della minaccia dell’ uso dell’ arma nucleare, e non solo del mero uso.

Questo punto agevola la gestione strategica positiva del testo che emergerá dalla Conferenza: il punto centrale è se da parte degli Stati non nucleari si vuole convincere gli Stati nucleari riconoscendo nel Trattato di Non Proliferazione (TNP) una pietra angolare del diritto internazionale. Oppure se, come chiede la societá civile, si vuole dare centralitá effettiva al nuovo strumento, che ora per lo piú viene chiamato trattato. Il TNP dovrá adeguarsi ad esso e la revisione prevista nel 2020 è bene che faccia chiarezza su questo punto. Da parte nostra avanziamo la proposta che si vada lí, alla revisione del TNP, per imporre un cronogramma di adeguamento degli Stati nucleari (e dei loro vassalli, che includono l’Italia) in tre tappe, cominciando per la deallertizzione subitanea delle testate (ce ne sono 2000 puntate l’un contro l’altra, diciamo con il colpo in canna e senza sicura), passando per la deterrenza sufficiente e concludendo con l’ effettivo disarmo nucleare totale. Se USA, Russia e compagni nuclearmente armati fanno orecchie da mercante, bisognerá prendere la decisione politica di uscire in massa dal TNP di fatto cancellandolo.

Questo cronogramma potrebbe servire anche a dividere il fronte nucleare separando chi, di fatto, si è impegnato nella corsa per preparare e vincere, anche nelle dottrine strategiche ufficiali, una guerra nucleare (USA e Russia) da chi ha preferito stare fuori dalla corsa, assurda e suicida, ed accontentarsi di una deterrenza minima: la Cina in primo luogo, che per fare da contrappeso alla Potenza mondiale dominante ha scelto il terreno della economia reale.
L’ appuntamento che puó essere usato per fare chiarezza in tal senso è la Conferenza di Alto Livello che le Nazioni Unite hanno programmato nel 2018 per favorire il progresso verso una Convenzione che sia un accordo globale tra Stati non nucleari e Stati nucleari sulla proibizione e la eliminazione degli ordigni atomici.

Un altro punto che caratterizza l’essenza e la novità dell’impostazione dei Disarmisti esigenti è quello espresso dal nostro working paper ufficiale (n. 41 nell’elenco dei registrati), con le firme dei delegati ed il contributo (firmato) di Milly Bossi Moratti ed Angelo Baracca, rinvenibile alla URL: https://s3.amazonaws.com/unoda-web/wp-content/uploads/2017/06/A-CONF.229-2017-NGO-WP.41.pdf

Si tratta dell’uso delle categorie incardinate dal movimento per la giustizia climatica, in particolare nel corso della COP 21 di Parigi, che è sboccata nella firma unanime dell’accordo globale sul clima (12 dicenbre 2015), quello che ora vede il “gran rifiuto” del presidente USA Donald Trump e che conoscerà un proseguio di attuazione con la Conferenza prevista a Bonn il prossimo novembre (dal 6 al 17 novembre, per la precisione).

Quello che possiamo e dobbiamo affermare è che la responsabilità comune verso l’Umanità e verso l’ecosistema planetario non ci consente di ammettere una “sovranità” del singolo Stato che possa essere esercitata mettendo in questione il diritto di sopravvivenza di tutti, considerando il presente, ma anche il passato ed il futuro del genere umano.

Minaccia “atomica” e minaccia climatica sono due attacchi esistenziali alla sopravvivenza di tutti (con una esplosione subitanea la prima, con una cottura a fuoco più lento la seconda, ma ambedue conducenti al medesimo esito letale definitivo): superarle è un imperativo che non conosce deroghe (ad esempio, possibilità di recesso negli accordi internazionali) e che porta a definire “criminali” tutte le decisioni e le attività volte invece ad alimentarle.
Il “crimine” non è il vecchio “crimine contro l’Umanità” definito dal diritto della condotta in guerra, ma va creato sotto la nuova fattispecie del “crimine contro la vita” (la sopravvivenza della vita) che man mano stiamo andando definendo con il nuovo diritto internazionale emergente dalle varie COP ambientali che si svolgono sotto l’egida ONU (importantissima, lo ripetiamo, quella che si andrà a svolgere a Bonn e a cui parteciperemo come Disarmisti esigenti).

L’efficacia della legge contro un crimine dovrà naturalmente prevedere delle sanzioni e un’Autorità in grado di comminarle.

Nel draft di New York vi sono aperture in questo senso della responsabilità globale, anche ecologica, ma non una chiarezza di fondo, che permetterebbe di non lasciare scampo alle scappatoie interpretative che verranno accampate dalle potenze nucleari: esse si destreggeranno per mantenere il loro assurdo privilegio spacciato per “diritto” nel “dualismo di architetture giuridiche” (proibizione delle armi nucleari e TNP) che si va profilando.

Tuttavia il Trattato che emergerà dai lavori della presente Conferenza sarà comunque un passo avanti storico, anche se non quello definitivo, come tra l’altro dimostra il sordo boicottaggio che sta incontrando da parte delle potenze nucleari, gli USA in testa (su questo aspetto insiste molto, giustamente, credo, Luigi Mosca).

Luigi e Giovanna informano, nel corso dell’incontro, anche di un altro punto fermo del programma dei lavori: alle ore 10.00 del 6 luglio si presenta il documento definitivo del Trattato da adottare ed il seguito del dibattito praticamente sono le dichiarazioni di voto.

Venerdi 7 luglio con ogni probabilitá si vota per adottare il testo di Trattato presentato il 6 luglio: lo ripeto, ci troveremo di fronte alla più grande conquista di sempre per il movimento disarmista, anche se, purtroppo, non renderá ancora disoccupati noi antinucleari che sollecitiamo l’Umanitá a salvarsi dal piú grave pericolo che minaccia la sua esistenza.

In tutto questo dobbiamo rimarcare il ruolo attivo e vigile della societá civile che, organizzata in ICAN, partecipa ai lavori: ogni mattina riunione di coordinamento alle 9.00 e quindi pancia a terra, con i delegati delle ONG, a intervenire e prendere posizione nelle commissioni e negli eventi collaterali, ad esempio quello che il 19 giugno il PNND (Parlamentari per il disarmo nucleare, con cui collabora il nostro senatore Roberto Cotti, che sará presente qui a New York) ha organizzato per discutere della Conferenza del 2018.

Un punto che va sottolineato per la sua estrema importanza è che si sta decidendo per un Trattato che sará subito ratificabile, con le firme raccolte dal Segretario Generale dell ONU, senza bisogno di passare per il voto della sessione generale dell’ Assemblea degli Stati.