Contraria alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e distante dalla Convenzione ONU del 1984. Capace di garantire “scappatoie per impunità”. In una lettera spedita ai presidenti delle Camere a metà giugno, il commissario Nils Muižnieks ha sonoramente bocciato la proposta in discussione alla Camera, confermando le ragioni dei promotori dell’appello per “Una vera legge sulla tortura”
La proposta di legge in discussione in Parlamento per l’introduzione del reato di tortura è contraria alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani, alle raccomandazioni della Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) e alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura (UNCAT).
È quanto ha scritto il Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, in una lettera indirizzata il 16 giugno ai presidenti del Senato, della Camera, delle commissioni Giustizia dei due rami parlamentari e al presidente della commissione straordinaria Diritti umani del Senato.
Due pagine pesantissime che confermano punto per punto le ragioni dei promotori dell’appello per “Una vera legge sulla tortura” che si sono opposti fin dall’inizio al testo “truffa” approvato nel maggio di quest’anno dal Senato della Repubblica -tra le decine di firmatari Ilaria Cucchi, Enrico Zucca, Lorenzo Guadagnucci, Roberto Settembre, la nostra redazione-. Da quell’appello è nato il convegno tenutosi a Roma il 14 giugno scorso (qui il video-resoconto integrale) al termine del quale i relatori hanno firmato una presa di posizione rivolta ai parlamentari per dire “no” alla proposta.
Il commissario Muižnieks -che ha chiesto ai destinatari della missiva di inoltrarne una copia a tutti i membri del Parlamento-, ha manifestato serie “preoccupazioni” per alcuni elementi chiave del testo giunto a Montecitorio e che rischia di essere approvato già la prossima settimana. Un atto atteso da 30 anni per colmare “un importante gap” nel sistema di protezione dei diritti umani italiano, scrive Muižnieks, che potrebbe però creare “potenziali scappatoie per l’impunità”. Ad esempio, prevedendo che la tortura venga commessa attraverso “più condotte” (in tutto il mondo si usa giustamente il singolare), o che il trauma psichico derivante debba essere “verificabile” (lasciando la porta aperta a tecniche, come la deprivazione sensoriale, oggi praticate in tutto il mondo). O che la tortura comporti un trattamento inumano “e” degradante, con quella congiunzione che apre strade scivolose. “Scappatoie”, per usare le parole di Muižnieks.
“Gravi discrepanze” che allontanano questo testo dalla Convenzione ONU che pure l’Italia ha ratificato nel 1988. E ancora: “Dal momento che il disegno di legge adotta un’ampia nozione di tortura -scrive Muižnieks-, che comprende comportamenti commessi da persone comuni (“Chiunque”, ndr), vorrei sottolineare l’importanza di assicurare che questo non comporti un indebolimento della protezione garantita contro la tortura commessa da persone che esercitano l’autorità dello Stato, data la natura particolarmente grave di questa violazione dei diritti umani”.
E le vittime meriterebbero un “risarcimento”-nel testo però non è previsto alcun fondo dedicato-, libero da ostacoli come potrebbero invece rivelarsi atti di clemenza, amnistia o sentenze sospese.
“Sono consapevole delle difficoltà che ha incontrato il progetto di legge -ha riconosciuto il commissario-. A questo proposito, vorrei sottolineare che adeguate disposizioni normative in questo campo non consentirebbero solo di affrontare una categoria particolarmente importante di violazioni dei diritti umani, ma anche di proteggere la reputazione della stragrande maggioranza di quegli organi dello Stato che applicano la legge e che non commettono questi atti, assicurando invece che i responsabili ne rispondano”.
Da lì l’incoraggiamento –che suona come una definitiva bocciatura del testo in discussione– affinché il Parlamento si decida ad adottare una legge sulla tortura che sia “pienamente conforme agli standard internazionali in materia di diritti umani”. Quella alla Camera non lo è. E non va approvata.