Domenica 18 giugno, bellissima giornata al Teatro Brancaccio.
Quelle dove ti chiedi perché se c’è tanta gente che dice cose sacrosante, la vita di noi tutti non è migliore, più garantita, sana, meno faticosa…?
Poi capisci perché nulla è facile quando sale sul palco una che si mette a schiamazzare con l’ovvio intento di buttare benzina sul fuocherello acceso dal senatore Gotor, che anziché spiegarci perché non ha votato contro la mini-finanziaria per i voucher è uscito dall’aula del Senato, ed è una cosa che le persone in sala non capiscono…
Questa scena è quella che ha monopolizzato i media, facendo felici quelli che contestavano non si sa cosa prendendo in ostaggio per qualche minuto palco e diretta streaming e Gotor che va per la sua strada senza concedere la minima spiegazione. Ma infine è applaudito anche lui, per le parole orientate al superamento delle individualità e alla necessità di ascoltarsi.
Così è stato e se molti commentatori politici hanno avuto il pretesto per timbrare l’iniziativa come la solita rissa a sinistra, per i presenti e per chi ha voglia di capire, è successo qualcosa di magico che raramente proprio a sinistra accade: massima attenzione, toni smussati, voglia di condividere. Dal basso. Territori è una delle parole non in cartellone che hanno echeggiato più e più volte e da li si riparte con una carovana promessa da Anna Falcone e Tomaso Montanari con il tifo dell’assemblea attentissima dalle 9.30 alle 15.30 e i rappresentanti di movimenti, associazioni e partiti a sinistra del PD presenti e intervenuti.
La rapida successione degli interventi ha rivelato il grande valore nelle riflessioni e nelle esperienze nei tanti che senza aspettare pensano, dicono e soprattutto fanno per affrontare, anche da soli, temi fondamentali che farebbero il nostro un paese migliore: democrazia e rappresentanza, uguaglianza e diritti, ambiente e strategie per lo sviluppo.
La verità rivelata è che in Italia 12 milioni di persone non hanno accesso al sistema sanitario nazionale perché impossibilitate a pagare il ticket, dice Anna Falcone, mentre le ricchezze del paese sono sempre più in mano a pochi, come risulta dallo scenario ISTAT. Siamo un paese che scivola verso il basso e senza un’idea di futuro, dice Pippo Civati.
Vengono citate a più riprese proposte di programma che possono fare la differenza e dare la discontinuità con il passato, non solo recente: ius soli e accoglienza, reddito di cittadinanza e garanzia del lavoro, diritto allo studio e ricerca, freno ai processi di privatizzazione dei servizi primari e strategie per uno sviluppo ecologico, solo per citarne alcune di cui si è parlato.
Serve un forte segnale di discontinuità verso il passato, un progetto unitario di sinistra e il coinvolgimento di coloro che si sporcano la mani sul territorio, nelle associazioni, movimenti, gruppi di volontariato, perché sono il patrimonio che dal basso potrà dare forza a questo percorso.
Sì, proprio una bella giornata.
Tiziana Baldini – Claudio Migliavacca