Amnesty International ha accusato le autorità marocchine di non adempiere ai loro obblighi internazionali di dare protezione ai rifugiati. Il caso riguarda 25 rifugiati siriani intrappolati in un’area desertica al confine tra Marocco e Algeria, cui viene negato l’accesso alla procedura d’asilo e la sempre più urgente assistenza umanitaria.
I 25 siriani, tra cui 10 bambini, sono bloccati da due mesi in una zona cuscinetto in territorio marocchino, a un chilometro dall’oasi di Figuig e a cinque chilometri dal Beni Ounif, in Algeria. Finora sono riusciti a sopravvivere grazie a forme di assistenza informali favorite dalla polizia di frontiera del Marocco, che avrebbe però cambiato atteggiamento a partire dal 2 giugno e che finora non ha consentito l’ingresso nella zona alle organizzazioni per i diritti umani e di assistenza umanitaria, compreso l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr).
“Negando all’Unhcr di incontrare i rifugiati, le autorità marocchine stanno venendo meno ai loro obblighi internazionali. Si tratta di rifugiati fuggiti dal bagno di sangue e dai bombardamenti della Siria, a cui il governo del Marocco deve garantire il diritto di chiedere asilo”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice delle ricerche sull’Africa del Nord di Amnesty International.
Il 30 maggio l’Unhcr ha espresso preoccupazione per “le condizioni in rapido deterioramento di questo gruppo di vulnerabili rifugiati siriani”, chiedendo ai governi del Marocco e dell’Algeria di garantirgli un percorso sicuro.
Il governo marocchino ha finora smentito che i rifugiati siriani si trovino nel suo territorio. Amnesty International ha esaminato mappe e immagini satellitari e, anche grazie alle coordinate Gps, ha potuto accertare che i 25 rifugiati siriani si trovano effettivamente all’interno del Marocco.
L’Unhcr non opera in quella zona e può solo registrare i richiedenti asilo in un ufficio di Rabat, la capitale marocchina. I rifugiati che si trovano in Marocco possono registrarsi presso un piccolo numero di partner locali in altre zone del paese, ma nessuno di loro si trova nell’area di confine.
Due dei 25 rifugiati siriani soffrono di pressione alta e uno ha problemi ai reni, ma le autorità marocchine non hanno fornito loro alcuna cura medica, né hanno consentito l’accesso ai medici delle organizzazioni per i diritti umani che hanno provato a raggiungerli. I rifugiati dormono in ricoveri improvvisati che non li preservano da temperature che arrivano anche a 45 gradi e dalla minaccia di attacchi dei serpenti.
Il gruppo si era inizialmente mosso dal Libano verso il Sudan, poi si era diretto in Libia e in seguito in Algeria con l’intenzione di entrare in Marocco. Dopo un primo tentativo, fallito, di raggiungere Figuig, il 17 aprile erano stati respinti nella zona cuscinetto.
Il 22 aprile le autorità marocchine hanno accusato l’Algeria di aver costretto un gruppo di rifugiati siriani a entrare in Marocco. Il giorno dopo le autorità algerine hanno accusato quelle marocchine di aver respinto il gruppo in territorio marocchino.
Il 5 giugno, 10 dei 25 rifugiati siriani sono riusciti ad arrivare a Figuig, ma sono stati bloccati e costretti a tornare nella zona cuscinetto.
“Invece di rimandare i rifugiati siriani nella zona cuscinetto, blindata e desertica, in condizioni sempre peggiori, le autorità marocchine dovrebbero fornire assistenza umanitaria d’urgenza e permettere alle agenzie di soccorso umanitario di raggiungerli per rendersi conto delle loro necessità. Non può esservi alcuna giustificazione per negare ai rifugiati l’accesso al cibo e all’acqua”, ha sottolineato Morayef.
Il 2 giugno le autorità algerine hanno annunciato che avrebbero accolto i rifugiati siriani per motivi umanitari, consentito all’Unhcr di fornire assistenza e facilitato i ricongiungimenti familiari di coloro che hanno parenti legalmente residenti in paesi europei. I 25 rifugiati siriani preferirebbero tuttavia registrarsi in Marocco, dato che quattro di loro hanno parenti in questo paese e vorrebbero trasferirvisi. Gli altri 21 desiderano ottenere il ricongiungimento familiare in Svezia, Belgio e Germania, dove hanno stretti legami di parentela.
Il 5 giugno una delegazione algerina comprendente rappresentanti della Mezzaluna algerina, di Unhcr Algeria e di autorità locali ha raggiunto la zona cuscinetto nei pressi di Beni Ounif per cercare di fornire assistenza umanitaria. Queste persone sono rimaste sul lato algerino del confine e hanno invitato i rifugiati ad attraversare il confine, promettendo loro che avrebbero potuto registrarsi in Algeria. I rifugiati hanno deciso di rimanere nella zona cuscinetto dal lato marocchino della frontiera.
Amnesty International ha sollecitato le autorità marocchine a non mettere in pericolo la vita dei 25 rifugiati lasciandoli nella zona cuscinetto in condizioni durissime e senza assistenza umanitaria. Il governo dovrebbe farli entrare nel suo territorio e consentire loro di esercitare il diritto a chiedere asilo presso l’ufficio dell’Unhcr in Marocco.