Due immagini contrapposte eppure legate tra loro sintetizzano la situazione in cui si trova in questo momento il Regno Unito: il terribile rogo della Grenfell Tower e la folla entusiasta che ha accolto Jeremy Corbyn al festival musicale di Glastonbury.
E’ ormai evidente che l’incendio costato la vita a quasi cento persone – forse il numero esatto delle vittime non si saprà mai, visto che quella sera negli appartamenti c’erano ospiti musulmani riuniti per mangiare e bere insieme dopo la giornata di digiuno del Ramadan – e che ha gettato per strada senza più niente moltissimi altri non è stato un incidente. “Sono morti perché erano poveri” gridavano i partecipanti alle prime, rabbiose manifestazioni di protesta.
Poveri e quindi vittime dei tagli agli enti locali, di controlli ridotti e ristrutturazioni fatte al risparmio, come dimostrato da un’inchiesta ordinata a livello nazionale dal Primo Ministro conservatore Theresa May: i rivestimenti di 95 edifici di proprietà pubblica come la Grenfell Tower in 32 zone del paese non hanno superato i test anti-incendio. In precedenza centinaia di residenti di edifici pubblici di Camden, nella zona nord di Londra, erano stati evacuati dopo che un’ispezione aveva rivelato lo stesso tipo di problema.
Questa spietata politica di tagli va avanti da anni, fin dai tempi dei governi laburisti di Blair e compagni ed è stata adottata dai conservatori, che dopo l’incendio della Grenfell Tower si sono trovati ad affrontare un’enorme rabbia popolare. Quando finalmente si è degnata di incontrare i sopravvissuti all’incendio Theresa May è stata cacciata al grido di “Vergognati! Vigliacca!” , mentre Jeremy Corbyn veniva accolto con calore perché “è uno di noi”, come dichiarava uno dei manifestanti.
Nella prima seduta del nuovo Parlamento dedicata alle domande rivolte al Primo Ministro, Corbyn ha denunciato ancora una volta le conseguenze dell’austerity, tema centrale della sua campagna elettorale. “Quando i bilanci degli enti locali vengono tagliati del 40% tutti paghiamo un prezzo in materia di sicurezza pubblica: meno ispezioni, meno controlli, meno pompieri” ha denunciato. “La tragedia della Grenfell Tower ha messo a nudo gli effetti disastrosi dell’austerity, l’indifferenza nei confronti delle comunità di lavoratori e le tremende conseguenze della deregulation e dei tagli” ha rincarato.
Insieme all’indignazione e all’orrore per una strage che si poteva evitare, le immagini che arrivano in questi giorni dal Regno Unito mostrano anche una corrente di speranza ed entusiasmo che non accenna a calare e anzi cresce sempre di più. Il coinvolgimento dei giovani nella campagna elettorale che ha portato all’inaspettata (per i media e l’establishment del Partito Laburista) rimonta dell’8 giugno continua con un costante aumento degli iscritti e con momenti addirittura trionfali, come l’accoglienza da rock star riservata a Corbyn al festival musicale di Glastonbury.
Parlando davanti a un’enorme folla di giovani, molti dei quali indossavano magliette con il suo nome e lo esibivano addirittura scritto sulla fronte con il pennarello, il leader laburista ha ricordato “la meravigliosa campagna elettorale che sono stato fiero di condurre e ha riportato tanta gente alla politica perché credeva che avesse qualcosa da offrirgli”. Perché la politica riguarda “la vita di tutti i giorni, quello che vogliamo, quello che sogniamo, quello che desideriamo per chi ci sta accanto”.
Quello che ho trovato più ispiratore” ha continuato “è stato il grande numero di giovani che si sono coinvolti per la prima volta. Perché erano stufi di venire denigrati, stufi di sentirsi dire che non contavano niente, stufi di sentirsi dire che non partecipavano mai e che la loro generazione avrebbe pagato di più per ricevere di meno nell’istruzione, nella sanità, nella casa, nella pensione e in tutto il resto.”
“Un altro mondo è possibile” ha ribadito tra gli applausi, “se ci uniremo per capire il potere che abbiamo e per costruire una società migliore, in cui ognuno ha importanza.”
E come nell’ultimo comizio della campagna elettorale, ha citato la poesia “La maschera dell’anarchia” scritta da Shelley nel 1819 in seguito al massacro di Peterloo. I versi scelti da Corbyn sono quelli finali, con un appello agli inglesi perché si sveglino come leoni dal sonno in cui sono caduti e spezzino le catene che li imprigionano e terminano con la frase “Noi siamo molti, loro sono pochi”, diventata il titolo del manifesto elettorale laburista.
Un leader che usa spesso la parola “ispirazione” e che ispira i suoi sostenitori è una novità in politica, tanto più in un paese in genere compassato come il Regno Unito. La corrente di attivismo ed entusiasmo suscitata da Corbyn fa ben sperare per il futuro, soprattutto ora che Theresa May è riuscita con fatica a formare un governo con l’appoggio degli ultra-conservatori dell’Irlanda del nord. Intanto le iniziative di protesta si moltiplicano. Sabato 1° luglio è prevista una manifestazione nazionale a Londra, organizzata dalla People Assembly e sostenuta da tutti i maggiori sindacati, per chiedere la fine dell’austerity, dei tagli e delle privatizzazioni e case, servizi sociali, sanitari ed educativi di buon livello. E nel prossimo futuro ce ne sono in programma molte altre.
I leoni si sono svegliati…