Egregio Dott. Carlo Messina,
Amministratore Delegato di Intesa SanPaolo
Ci rivolgiamo pubblicamente a lei per attirare l’attenzione sulla situazione tuttora in evoluzione dell’oleodotto Dakota Access, un progetto da 3,8 miliardi di dollari costruito illegalmente su terreni protetti dai trattati di Fort Laramie del 1851 e del 1868, violando la Costituzione degli Stati Uniti d’America. L’oleodotto è stato realizzato senza ottenere il consenso preventivo dei popoli Dakota, Lakota e Nakota di Oceti Sakowin. Passando nei pressi del fiume Missouri, minaccia l’acqua potabile della tribù dei Sioux di Standing Rock e di 18 milioni di persone che vivono a valle. Costituisce inoltre una minaccia all’ecosistema locale e contribuisce al cambiamento climatico che sta colpendo ogni parte del pianeta. Secondo gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), se vogliamo restare sotto il livello di riscaldamento – peraltro già pericoloso – dei 2 gradi centigradi, l’80% delle riserve conosciute di combustibili fossili devono rimanere interrate,
Nell’agosto del 2016 è iniziata la costruzione dell’oleodotto, con i bulldozer che scavavano nei siti funebri sacri. Per 10 mesi i Protettori dell’Acqua hanno impedito i lavori in modo pacifico e rispettoso attraverso azioni dirette e nonviolente e si sono trovati davanti forze dell’ordine armate fino ai denti provenienti da diversi stati americani e la Guardia Nazionale del North Dakota, in collaborazione e coordinamento con gruppi anti-terrorismo come il Tiger Swan.
Questo inedito spiegamento di forze ha portato a violazioni dei diritti umani, violazione dei diritti garantiti dai trattati e violazioni dei diritti civili di migliaia di persone, che hanno opposto una resistenza nonviolenta al progetto per dieci mesi.
L’oleodotto è pienamente operativo dal 1° giugno 2017 e trasporta petrolio da giacimenti di Bakken nel North Dakota fino all’Illinois. Il 6 aprile 2017 l’oleodotto ha avuto una perdita durante la fase di collaudo, cosa che si è ripetuta per altre due volte.
Food and Water Watch ha riportato nel febbraio 2017 che il coinvolgimento finanziario di Intesa SanPaolo nell’oleodotto Dakota Access ammonta a 339 milioni di dollari. Ogni singolo dollaro va a finanziare il razzismo ambientale, i cambiamenti climatici e il genocidio dei popoli indigeni.
Avendo esposto quanto sopra
- Chiediamo con forza che disinvestiate da tutte le aziende implicate nell’oleodotto DAPL.
- Annunciamo il nostro appoggio alla campagna internazionale di disinvestimento dai combustibili fossili, in modo particolare riguardo all’oleodotto Dakota Access e chiediamo l’adesione dei vostri clienti – sia individuali che istituzionali (fondi pensione, enti pubblici, ecc.) – arrivando, se necessario, a ritirare i propri fondi dalle banche del vostro gruppo.
- Chiediamo inoltre di promettere che tutti i vostri futuri investimenti rispettino i diritti dei popoli indigeni a un consenso libero, preventivo e informato per qualsiasi progetto nei loro territori.
Nella speranza che vorrà prendere in seria considerazione questi fatti, le inviamo i nostri saluti.
I “Protettori dell’Acqua” Wasté Win Young, Rachel Heaton, Rafael Gonzalez, Nataanii Means e i loro alleati.
Bologna, 10 giugno 2017
Traduzione dall’inglese di Peter Luntz