Il prezioso volumetto, curato da Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, dal titolo Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Edizioni Mimesis, Milano, 2015) costituisce, per tutti e tutte noi, oggi, un documento importante, almeno per due ordini di ragioni. La prima: concretizzare un percorso di salvaguardia della memoria – e, per questa via, di riflessione intellettuale e di impegno civile attraverso la memoria – a partire da un’accurata ricerca documentaria, attuata sulla scorta del progetto “Per Non Dimenticare”. Come è scritto, infatti, nella prima parte del volumetto (“La Città di Nova Milanese per la Memoria Storica e la Pace”), sin dagli Anni Settanta, «il progetto “per non dimenticare” è stato intrapreso […] dalla Amministrazione Comunale e dalla Biblioteca Civica Popolare di Nova Milanese con la raccolta di video-testimonianze, interviste … e documentazioni inerenti la memoria dei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti», realizzando, tra le altre cose, l’iniziativa “La Memoria in Rassegna” (dal 1997), viaggi studio con le scuole del territorio (dal 2005) e un Archivio Audiovisivo della Memoria, inaugurato nel 2004, frutto della collaborazione tra le città di Nova Milanese e Bolzano/Bozen.
Come viene, in diversi passaggi della sezione successiva dedicata ai “Contributi”, evidenziato, si tratta di un impegno di grande spessore, che dimostra, per un verso, il rilievo di una attivazione coerente e prospettica da parte di un Ente Locale (mostrando, quindi, una volta in più, la grande importanza che possono assumere, nella promozione del patrimonio culturale, nella sensibilizzazione sociale, nella educazione alla pace, le autonomie locali) e conferma, per altro, l’importanza della memoria ai fini della costruzione della democrazia e, in definitiva, della pace, dal momento che, come ricorda ad esempio Moni Ovadia nel suo contributo: «maturò [una] coscienza di classe che lo portò naturalmente ad aderire alla militanza nelle Brigate Internazionali e ad andare a combattere contro i fascisti di Franco … in quello che rimarrà uno dei più grandi episodi della solidarietà internazionale di tutti i tempi e, forse, il più grande, da un certo punto di vista: perché partirono da ogni angolo del mondo […] per combattere per l’uguaglianza e la giustizia sociale contro quella che è stata la forma di tirannia, di oppressione e … di privazione della libertà più brutale della storia almeno della modernità» [p. 30].
Colpiscono queste parole, tanto più a rileggerle oggi in occasione della Festa della Repubblica del 2 Giugno, celebrazione commemorativa ed autentico «luogo della memoria», in cui, ricordando il referendum istituzionale del 2 Giugno 1946, si celebra l’avvento della Repubblica in Italia e, al tempo stesso, l’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente, che si sarebbe poi insediata il 25 Giugno e che avrebbe concluso i propri lavori ufficialmente il 31 Dicembre 1947, dopo l’approvazione, il 22 Dicembre, della Costituzione Repubblicana, che sarebbe poi entrata in vigore il 1° Gennaio del 1948. Non ci sarebbe stata, per la prima volta, la forma repubblicana e parlamentare, come non si sarebbe giunti ad una Costituzione democratica e antifascista, tuttora in vigore, senza la lotta dei partigiani, la Resistenza e la Liberazione. Matura qui la seconda ragione di importanza del documento: aggiornare il tema della memoria fino al punto di farne veicolo di coscienza civile e democratica e terreno di orientamento verso la pace e la giustizia. La trascrizione dell’intervista a Giovanni Pesce (realizzata da Luisa Como e Giuseppe Paleari, 8 Aprile 1983, a Milano) occupa la terza sezione del volumetto ed è un documento preziosissimo per fare nuovamente luce sul profilo e il carattere dell’esperienza partigiana e della lotta di resistenza e di liberazione in Italia, ma anche sulla attualità e le prospettive di un moderno antifascismo, contro ogni forma, vecchia o “nuova”, di dispotismo e di autoritarismo.
Riprendendo le parole di Giovanni Pesce: «essere sempre coerenti con gli ideali della Resistenza […]. Allora, era la lotta contro il nazismo e il fascismo, per liberare il nostro Paese. Oggi è la lotta contro coloro che vorrebbero impedire di portare a compimento gli ideali per cui noi abbiamo lottato e … combattuto e per cui sono morti centinaia e migliaia di compagni» [p. 47]. E ancora: «Credo che nella cultura e nella scuola italiana sia mancato questo aspetto: cosa fu l’Antifascismo, cosa fu la Resistenza, e il contributo che hanno dato coloro che non hanno mai ammainato la propria bandiera di lotta contro il fascismo e il nazismo» [p. 51], «… dando, direttamente e indirettamente, il nostro contributo alle lotte che hanno condotto altri popoli all’emancipazione, per la libertà e l’indipendenza» [p. 57].
Non può non colpire questo riferimento, da parte di Giovanni Pesce (1918-2007), militante comunista, comandante partigiano, dopo la guerra consigliere comunale a Milano, consigliere nazionale dell’ANPI, fino alla fine in Rifondazione Comunista, all’educazione attraverso la memoria: «la Resistenza è viva. È presente nella stragrande coscienza del popolo italiano» [p. 57]. Come ricorda, infine, Daniele Biacchessi, nella sezione conclusiva del volumetto, che costituisce il testo della pièce “Giovanni e Nori, una storia di amore e di Resistenza”: «Questa è una storia di coerenza che parte da lontano» [p. 61]. Tocca a tutti e tutte noi rendere quelle pagine e quelle memorie sempre più vive e feconde.