Scienziati dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la FAO collaborano per controllare le locuste del deserto
Un nuovo modo di utilizzare le informazioni satellitari permette di determinare in anticipo aree potenzialmente favorevoli allo sviluppo di sciami di locuste. Questo grazie al progetto di collaborazione tra scienziati dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ed esperti di locuste del deserto della FAO. Il nuovo approccio aiuterà ad anticipare i tempi di allerta locuste fino a due mesi.
Grazie a questa collaborazione, dati satellitari come quelli della missione Soil Moisture and Ocean Salinity mission (SMOS) dell’ESA vengono utilizzati per monitorare condizioni che potrebbero portare al proliferare delle locuste, come l’umidità del suolo e la presenza di vegetazione. Gli sciami, infatti, si formano quando a situazioni di siccità fanno seguito periodi di buone precipitazioni e rapida crescita della vegetazione.
“Alla FAO abbiamo decenni di esperienza nel prevedere la formazione di sciami, e di stretta collaborazione con i paesi più a rischio che implementano le misure di controllo” ha affermato Keith Cressman, Funzionario Senior del Servizio Prevenzione Locuste della FAO. “Unendo la nostra esperienza alle capacità dei satelliti dell’ESA possiamo migliorare significativamente i tempi e l’accuratezza delle nostre previsioni. Un’allerta tempestiva fornisce ai paesi più tempo per agire e mettere in atto le misure necessarie a controllare il formarsi di sciami, evitando enormi perdite di cibo”.
“Osservazioni globali quotidiane da parte dei satelliti Sentinels del progetto Copernicus, assieme alla politica di condivisione aperta dei dati, sono prerequisiti eccellenti per una cooperazione stratta con partner internazionali come la FAO e le agenzie ONU” ha affermato Josef Aschbacher, Direttore dell’ Earth Observation Programmes dell’ ESA, basato in Italia. “Sosteniamo con forza le attività di tali organizzazioni in materia di ricerca e sviluppo, che contribuiscono a innovare continuamente l’utilizzo delle osservazioni satellitari”.
Come funziona
Il tasso di umidità del terreno indica quanta acqua è presente nel suolo per la crescita delle piante e per lo sviluppo delle locuste. Conoscerla permette di prevedere la presenza di locuste due- tre mesi in anticipo. In passato, le previsioni fatte tramite immagini satellitari si basavano sulla presenza di vegetazione al suolo. Questo però indicava situazioni dove le condizioni favorevoli allo sviluppo delle locuste erano già presenti sul suolo e lasciavano un margine temporale di azione di un mese.
Grazie alla collaborazione con l’ESA, ad esempio, nel novembre 2016 in Mauritania, si sono potute identificare aree favorevoli al prolificare di locuste con ben 70 giorni di anticipo dal manifestarsi della piaga. Il tempo è essenziale per permettere alle autorità nazionali di prendere le misure di controllo necessarie.
“Ora abbiamo la possibilità di prevedere il rischio locuste da uno a due mesi in anticipo. E questo ci aiuta a organizzare meglio le misure di prevenzione” ha affermato Ahmed Salem Benahi, Chief Information Officer del Mauritania’s National Centre for Locust Control.
Una grave minaccia alla sicurezza alimentare
Le locuste del deserto sono cavallette che possono formare grandi sciami, i quali rappresentano una minaccia grave alla produzione agricola, ai mezzi di sussistenza e alla sicurezza alimentare. Si riscontrano tipicamente nel Sahara, e dalla penisola araba fino in India. L’insetto singolo è innocuo, ma uno sciame può coprire lunghe distanze e causare danni diffusi ai raccolti. Uno sciame di un chilometro quadrato di estensione contiene circa 40 milioni di insetti, e può consumare in un giorno la stessa quantità di cibo di circa 35 mila persone.
Tra il 2003 e il 2005 Africa occidentale una piaga colpì oltre 8 milioni di persone. Interi raccolti di cereali furono spazzati via dalle locuste, così come il 90 per cento della produzione di legumi e dei pascoli. Servirono quasi 600 milioni di dollari e 13 milioni di litri di pesticida per riportare la situazione sotto controllo.
14 giugno 2017, Ufficio Stampa FAO