L’11 e il 12 giugno prossimi i Ministri dell’Ambiente di Usa, Canada, Francia, Regno Unito, Germania, Giappone e Italia, oltre a rappresentanti dell’Unione Europea, si troveranno a Bologna per il G7 sull’Ambiente.
Nei giorni precedenti una rete di associazioni e comitati ambientalisti – No Tav, No Triv, No Tap, Legambiente, Greenpeace, No Passante – a cui si è aggiunta una rappresentanza dei nativi americani in lotta contro oleodotti come il Dakota Access, organizza un “contro-vertice” che culminerà domenica 11 con un corteo “per l’ambiente e contro il G7” per le vie cittadine.
Il 9, 10 e 11 giugno saranno giornate fitte di workshop, spettacoli, dibattiti e incontri su temi quali il nucleare, la salute, le donne, gli accordi sul clima e i conflitti ambientali. Il programma completo si può trovare qui.
“Bisogna dire in termini chiari che al G7 che si svolge tra diplomatici sorrisi e impegni energetici delusi si sta mettendo in discussione la base della nostra sopravvivenza sulla Terra” affermano gli organizzatori del contro-vertice. “Per noi che viviamo fuori dalla bolla in cui si trovano le elite è impossibile persino prendere in considerazione una posizione che punta tutto sulle risorse fossili come quella americana, così come ci risulta inaccettabile mascherare l’inconsistenza degli altri 6 nei confronti di un vero e proprio cambio di paradigma sulle politiche ambientali.
Se il G7 dunque va in “crisi” proprio sull’ambiente, è necessario continuare a dire che l’ambiente è in crisi proprio per i G7, fra i maggiori responsabili delle emissioni. Il vertice di Bologna voleva essere una vetrina, ma si è trasformato in un gioco tra le parti, funzionale a qualche obiettivo politico elettoralistico in cui 4 dei protagonisti sono coinvolti.
Lo scontro che viene raccontato è quello tra gli stati “progressisti” con quelli protezionisti, conservatori e negazionisti: “buoni contro cattivi” (attributi intercambiabili a seconda del paese). Questa narrazione è falsa non solo perché nasconde sotto il tappeto le politiche distruttive che ogni governo coinvolto nel G7 porta avanti ed elude il problema di un modello economico insostenibile che trova tutti i G7 d’accordo, ma soprattutto perché nasconde il vero asse dello scontro in atto a livello planetario: a subire le conseguenze materiali delle politiche dei 7 sono proprio i 7 miliardi che non partecipano, né fisicamente né spiritualmente, a questi vertici. L’ambiente è il punto di crisi e lo snodo su cui si giocano le sfide di cambio di modello economico per le future democrazie radicali del pianeta, e consapevoli di ciò, chi sta al vertice è sempre più intimorito dalla crescita di partecipazione delle persone in carne ed ossa.
Non sappiamo che fine farà il G7 o il G1+6, ma sappiamo che in ogni caso le conseguenze ricadranno sulle teste di miliardi di persone. E dunque quando a Bologna i ministri, dopo essersi scrollati di dosso i calcinacci del terremoto che si sta abbattendo sull’accordo di Parigi, gusteranno la loro cena di gala alla luce delle vetrine tinte di verde, a noi rimarrà il sapore amaro della beffa. Infatti, mentre poche decine di persone si baloccheranno con dichiarazioni di facciata per nascondere sotto le sabbie bituminose il fatto che non riescono nemmeno a trovare posizioni vincolanti, sostenibili e innovative per gli stati che dovrebbero rappresentare, fuori dal palazzo ci saranno miliardi di persone che vivranno sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici, del livello preoccupante di CO2 nell’aria, della siccità, del riscaldamento globale, dei mancati investimenti sul settore del rinnovabile.
Mentre un centro storico verrà blindato a segnare la distanza siderale che divide il vertice dalla base, vogliamo essere migliaia ad affermare che esistono tantissime persone e progetti attivi che ogni giorno sono già “alternativa”. Una costellazione di esperienze che indica una via da seguire, fatta di rispetto delle risorse, di utilizzo alternativo della terra e di tutto ciò che è sotto e sopra di essa, così come di pratiche che guardano alla cooperazione invece che all’estrazione di valore.
Proteggere il pianeta oggi vuol dire contrastare i G7 e per farlo noi saremo la parte più grande, imprevedibile e creativa che rompe il gioco delle parti ritualizzato dal racconto dei buoni e dei cattivi”.