I quasi 600 giorni di carcere di Milagro Sala, deputata del Parlasur e dirigente della Tupac Amaru, sono stati caratterizzati da una serie di abusi nei confronti della donna, prigioniera politica nelle mani del presidente argentino Mauricio Macri e del governatore di Jujuy Gerardo Morales. Al di fuori del carcere di Alto Comedero, a Jujuy, cresce il numero di coloro che si battono per la sua immediata liberazione, nonostante la cortina fumogena di Macri e Morales, che hanno ingaggiato una vera e propria battaglia personale con la leader della Tupac Amaru, al punto di screditarla ribaltando quanto emerso dalle visite effettuate da una delegazione della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), dal gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie dell’Onu e dai suoi avvocati, Luis Paz ed Elizabet Gómez Alcorta.
È proprio quest’ultima a ribadire la grande preoccupazione per la sorte di Milagro Sala: “Dal potere politico arriva un messaggio molto chiaro. Se si permettono di perseguitare Milagro, che è amica perfino di Papa Francesco ed è conosciuta in tutto il mondo, le attuali istituzioni argentine possono fare dei suoi compagni tupaqueros tutto ciò che vogliono nella più totale impunità”. Non è un caso che, a partire dalla criminalizzazione di Milagro Sala, della Tupac Amaru e, più in generale, di tutte le organizzazioni popolari, in Argentina sia tornata in voga l’inquietante espressione “prigioniero politico”, utilizzata principalmente proprio per definire l’attuale condizione della deputata del Parlasur. Non è facile dover fare i conti con l’attuale sistema politico argentino, dominato in gran parte dal macrismo. La stessa visita della Commissione interamericana per i diritti umani a Milagro Sala nel carcere di Alto Comedero è stata presentata da Morales come un invito da parte del governo di Jujuy. Ancora più perfida la strategia utilizzata da Mariano Miranda, procuratore generale di Jujuy noto per essere uno degli uomini più vicini a Morales. Miranda ha completamente ribaltato il rapporto elaborato dal gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie dell’Onu, nel quale venivano evidenziati sia lo stato di detenzione preventiva di Milagro Sala e altre militanti tupaqueras sia i maltrattamenti di cui sono state vittime in carcere. Al contrario, con una notevole faccia tosta, Miranda, a proposito del rapporto Onu, ha sottolineato come il gruppo di lavoro non avesse menzionato né le “false denunce” di Sala né irregolarità di altro tipo. Per fortuna, per smentire il procuratore generale, è stata sufficiente un’ulteriore visita nell’unità penale femminile di Alto Comedero da parte di due esponenti del gruppo di lavoro Onu, segnale evidente che la situazione è preoccupante, altrimenti non avrebbero compiuto un secondo sopralluogo.
In occasione dell’incontro in carcere con i delegati della Commissione interamericana per i diritti umani, Milagro Sala ha ribadito che si trova in carcere esclusivamente per la sua militanza politica, frutto della repressione in atto a Jujuy e in tutto il paese. Come non collegare la persecuzione contro Milagro e i suoi compagni tupaqueros al negazionismo di Stato esibito con arroganza da Mauricio Macri e dai suoi ministri, che non perdono occasione per minimizzare il dramma dei 30mila desaparecidos e sostenere le ragioni dei torturatori di allora, si pensi alla cosiddetta legge 2×1, un escamotage ad personam che permetterà di dimezzare le pene per genocidio e crimini di lesa umanità commessi dai macellai del regime militare grazie alla nomina di giudici legati a Macri e nominati dal presidente argentino alla Corte suprema. Inoltre, Elizabet Gómez Alcorta, in qualità di avvocata di Milagro Sala, sostiene che la leader della Tupac Amaru già da tempo avrebbe dovuto essere libera, se non altro per il suo ruolo di deputata del Parlasur, ma il suo destino nell’immediato sarà probabilmente ancora all’interno del carcere di Alto Comedero. Di recente, il gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie dell’Onu ha invitato le autorità argentine ad adoperarsi per la liberazione di Milagro Sala, ma Macri e Morales sembrano intenzionati a proseguire per la loro strada. Nemmeno una lettera aperta scritta dal giornalista e scrittore Horacio Verbitsky al governatore di Jujuy lo scorso febbraio ha smosso Morales. Nella lettera, a proposito di Milagro Sala, Verbitsky aveva scritto: “La lista di perversioni che lei e i suoi complici hanno scaricato su questa donna non ha pari in tre decenni di democrazia in Argentina”.
Morales non ha mai risposto agli appelli per la liberazione di Milagro Sala, forte del sostegno del suo compare Macri, mentre la democrazia argentina viene calpestata ogni giorno di più.