La mattina del 10 maggio, dopo 33 giorni di carcere, la nota attivista ugandese Stella Nyanzi è tornata in libertà su cauzione. Si tratta di una buona notizia, ma la farsa non è ancora terminata.
Per aver difeso i diritti delle donne e delle ragazze del suo paese, nel legittimo esercizio del suo diritto alla libertà d’espressione peraltro protetto anche dalla Costituzione ugandese, Stella Nyanzi dovrà presentarsi in tribunale il 25 maggio con l’imputazione di aver violato la legge sui reati informatici del 2011.
Sotto accusa sono un paio di post pubblicati sui suoi account: uno in cui aveva criticato la ministra dell’Istruzione nonché first lady Janet Museveni per non aver rispettato la promessa di fornire la carta igienica a tutte le scuole statali e un altro in cui aveva definito lo stesso presidente Yoweri Museveni un “chiappone”.
Amnesty International continua a chiedere che Stella Nyanzi sia prosciolta da ogni accusa.