Guendalina Maria Anzolin
«Busco a mi papa porqué es mi papa», «Cerco il mio papà perché è il mio papà». Così dice il messaggio sotto le scarpe di Moises, bimbo messicano dello stato di Michoacan. Decine di paia di scarpe arrivano dal Messico e dall’America Latina, pendono dal soffitto e narrano in poche semplici parole, incise sotto la suola, una storia. Migliaia di storie. Scarpe consumate di uomini, donne e bambini instancabili che cercano i loro cari, vittime di sparizione forzata in una regione che non smette di chiedere giustizia: gruppi di ricerca, collettivi, solidarietà internazionale. I familiari dei desaparecidos dedicano la loro vita a cercare un figlio, una sorella, un marito, un padre.
La mostra nasce per denunciare lo status quo di paesi come il Messico, come la Colombia, come il Salvador, come l’Argentina e lo fa attraverso le scarpe, oggetto simbolo di una ricerca senza sosta. Hasta encontrarlos. Fino a quando li troveranno.
Il progetto Orme della Memoria inizia a Città del Messico il 10 maggio 2013, giornata dedicata alla madre e convertitasi da qualche anno in momento di protesta per le migliaia di sparizioni forzate che attraversano il paese. Alfredo Lopez Casanova è un artista e attivista che si trovava nella manifestazione protestando con i collettivi di familiari giunti da tutto il paese. «Mi sono fermato a osservare le scarpe di chi mi camminava vicino, erano consumate e sbiadite. Quanti chilometri avevano percorso? Quanta determinazione si nasconde dietro a povere famiglie che cercano disperatamente i loro familiari scomparsi? Così ho iniziato a chiedere se potevo avere le prime scarpe, accompagnate da un messaggio», racconta Alfredo.
Il progetto collettivo prende forma in un piccolo laboratorio dietro allo Zocalo, la grande piazza di Città del Messico. Alfredo e un paio di giovani collaboratori iniziano un lavoro di incisione del messaggio di ciascun familiare sulla suola delle rispettive scarpe, a seguire una mano di vernice verde e l’orma viene trasferita su un foglio di carta. Semplice e potente. Dal Messico all’Europa per portare il messaggio dei desaparecidos e dei loro familiari. Le scarpe sono giunte da tutto il continente. «E’ stato incredibile, non appena abbiamo iniziato a chiedere che ce le inviassero, sono arrivate decine e decine di scarpe».
Huellas de la Memoria, nome dell’esibizione in spagnolo, è arrivata in Europa a marzo facendo tappa in Germania, nel Regno Unito, in Francia, adesso in Italia e poi seguiranno Olanda e Spagna. Amnesty International e l’impegno di studenti e attivisti sono riusciti nella missione di portare il messaggio al di là dell’Atlantico. In Italia, dopo Roma e Firenze tocca a Verona dal 3 al 15 maggio e seguiranno Venezia dal 16 al 30 maggio, Torino dall’1 al 16 giugno e Padova dal 16 al 30 giugno allo Sherwood Festival. A Verona, Orme della Memoria sarà inaugurata il 3 maggio alle 17.30 all’Accademia Gallery, la galleria dell’Accademia delle Belle Arti. Fino al 15 aprile, dalle 8.30 alle 19, ingresso libero.
All’inaugurazione saranno presenti Alfredo Lopez Casanova e Ana Enamorado, donna e madre honduregna che cerca suo figlio scomparso nel 2011 nello stato di Jalisco, in Messico. Le scarpe di Ana raccontano chilometri percorsi sulle tracce di Oscar, raccontano un divorzio e un trasferimento dall’Honduras a Città del Messico e una lotta continua ed estenuante con autorità, burocrazia e domande che continuano a essere senza risposte.
«È giusto che si sappia quello che succede in Messico e come noi familiari siamo trattati dalle autorità, che non sentono di doverci nessuna risposta. Ma io continuerò, fino a trovarlo». Il ritrovamento della persona, o nel caso peggiore del suo corpo, è l’unico modo per mettere la parola fine alla ricerca e alla disperazione. Senza un corpo da piangere non si smette di sperare e di cercare. Anche le scarpe di Ana sono tra quelle giunte in Europa per raccontare la storia di un Messico di violazione di diritti umani, di silenzi e di una cifra che oscilla tra i 40 mila e i 60 mila desaparecidos. Quelli che sono stati denunciati, poi ci sono tutti gli altri.