Lo scorso 7 maggio, in occasione della messa di Papa Francesco in Piazza San Pietro, un gruppo di argentini, al momento dell’Angelus, ha voluto esprimere la propria contrarietà e il proprio dissenso nei confronti della legge 24390, già abrogata nel 2001, soprannominata legge 2×1, approvata il 3 maggio e con la quale si rende possibile alla Giustizia argentina di applicare la riduzione delle condatte inflitte ai militari dell’ultima dittatura che si sono macchiati di crimini di lesa umanità e di dimezzare dunque le pene per genocidio.
A momento della protesta, in pochi minuti sono intervenute le forze dell’ordine esigendo che i cartelloni esposti venissero riposti dai manifestanti.
Per gli argentini che vivono in Italia così come per milioni di argentini in patria rimane un’enorme ferita aperta, quella causata dalle vicende legate agli anni bui della dittatura. Una ferita che di certo non troverà modo di riemarginarsi con tutto quanto sta accadendo sotto il mandato del presidente Mauricio Macri né con la sua strategia politica mirante chiaramente a minimizzare le atrocità del periodo dittatoriale e, allo stesso tempo, a svalorizzare la memoria e la richiesta di giustizia e verità del popolo argentino.
Attraverso un comunicato stampa l’Assemblea per i Diritti Umani (APDH) esprime il proprio sdegno condannando fortemente l’operato della Corte Suprea della Giustizia della Nazione: “Questa legge non ha altro proposito che consacrare l’impunità. Tutto questo è un aggravio alla lotta dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime e degli organismi dei diritti umanitari che da 40 anni continuano a lottare per verità, giustizia e memoria”.