Questo il significativo titolo del convegno all’università di Bergamo, terza tappa il 15 maggio della Carovana per i diritti dei migranti, per la dignità e la giustizia.
Il mare Mediterraneo dove sono scomparsi tanti migranti nel tentativo di raggiungere l’Europa e dove muore l’umanità di tante persone che, come vediamo dalle polemiche di queste settimane sulle ONG, probabilmente preferirebbero che quei migranti non venissero salvati.
Fin dalla prima edizione hanno viaggiato con la Carovana i famigliari dei desaparecidos nel Mediterraneo. Sostengono che i loro figli sono arrivati sulle nostre coste. Non vengono creduti, ma soprattutto non vengono ascoltati ed ora dopo sei anni da quei “presunti sbarchi” una nuova, l’ennesima, Commissione tunisina d’inchiesta ha viaggiato in Italia lo scorso 23 febbraio per incontrare l’incaricato del Governo italiano. I genitori ovviamente non c’erano e nessuno sa cosa si sono detti. Dare una risposta all’angoscia di quelle famiglie non sembra una cosa importante.
L’incontro si è aperto con la professoressa Federica Sossi, docente di filosofia estetica e politica, che ha seguito fin dall’inizio la causa dei tunisini. Su stimolo della prof. Sossi è nato il collettivo di studenti Aula 14, che si interroga e fa ricerche per trovare soluzioni per questa situazione: i ragazzi hanno letto una lettera che invieranno al prefetto Piscitelli chiedendo una risposta per le famiglie tunisine, che è stata firmata da tutti i presenti e che la Carovana consegnerà allo stesso prefetto nella tappa di Roma.
È stata invece la Prof. Silvia Giletti (Comitato Unito-America Latina e Caraibi dell’Università di Torino/Carovane Migranti) a presentare la Carovana, mettendo in evidenza le connessioni tra Messico, Guatemala e Tunisia. Quindi Fray Tomás González Castillo (Fondatore de El Albergue para personas migrantes, La72, Messico) che viaggia con la Carovana, ha parlato della situazione del Messico sottolineando il fallimento delle politiche migratorie messicane e nordamericane, il cosiddetto Plan Frontera Sur implementato dal governo messicano nel 2014, che ha significato violazione dei diritti umani, chiusura virtuale della frontiera, ritenzione massiccia ed ovviamente deportazione massiccia di persone migranti.
La testimone dal Guatemala, Li’ki’l, si è presentata raccontando la sua lotta per la Terra Madre.
La dottoressa Alessandra Sciurba di CLEDU (Clinica Legale per i Diritti Umani) dell’Università di Palermo, ha invece raccontato il lavoro che questa “clinica” svolge attraverso una serie di volontari e tirocinanti i quali prestano consulenza legale per i migranti e preparano per i colloqui con la commissione che giudicherà per le richieste di asilo o protezione umanitaria.
La seconda parte della giornata si è aperta con il video scioccante pubblicato da L’Espresso che documenta come un barcone carico di famiglie siriane nell’ottobre 2013 sia stato lasciato affondare nonostante le richieste di soccorso arrivate da parte di un medico che era a bordo e che nel naufragio ha perso due figli. Il pattugliatore della Marina italiana si trovava ad appena un’ora e mezzo di navigazione dal barcone. Morirono 268 persone di cui 60 bambini.
Imed Soltani, altro testimone che viaggia con la Carovana, ha quindi raccontato che cosa fa l’associazione Terre pour Tous che da cinque anni rappresenta le madri dei 504 ragazzi dispersi durante il viaggio migratorio verso l’Italia. Il lavoro consiste nel facilitare il dialogo non sempre facile tra le famiglie e le istituzioni tunisine e italiane, e nel tentativo di costruire una rete di solidarietà capace di connettere tutte le realtà sensibili alle istanze della ricerca della verità e della giustizia. In Tunisia, inoltre, l’associazione porta avanti un interessante lavoro di supporto psicologico nei confronti dei parenti dei dispersi, e di sensibilizzazione nei confronti dei giovani tunisini, per evitare che si ripetano nuove tragedie nel Mediterraneo. Soltani e la Sossi hanno quindi spiegato l’importanza di ottenere una risposta per queste famiglie, e hanno evidenziato l’esistenza di narrazioni ufficiali e di contronarrazioni di diversi testimoni.
Il contesto ha anche permesso di parlare della mostra “Huellas de la memoria” (orme della memoria), un’opera collettiva realizzata con le scarpe di persone che cercano i parenti dispersi nella frontiera tra Messico e Stati Uniti, che dopo aver girato il Messico e l’Europa sta attraversando l’Italia. Potrete vederla a Venezia dal 16 al 29 maggio e a Torino dall’1 al 14 giugno (https://www.pressenza.com/it/2017/05/orme-della-memoria-la-mostra-sul-messico-dei-desaparecidos/).
Infine è stata presentata e distribuita ad alcuni studenti in contatto con migranti la guida Welcome to Italy, realizzata dalla rete euro-africana “Welcome to Europe”, che offre informazioni indipendenti e di fondamentale importanza per i migranti che si trovano sul nostro territorio, sia che vogliano rimanere, sia che si vogliano spostare.
Era prevista la presenza dell’attivista Nawal Soufi che non ha però potuto partecipare. La giornata è stata intensa, emozionante e molto partecipata.
Prossima tappa in Toscana, a Mondeggi, la fattoria senza padroni.
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