L’Arabia Saudita è entrata nella commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne che tra i suoi compiti include quello di promuovere l’uguaglianza di genere e migliorare la condizione sociale delle donne. 47 paesi su 54 membri del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite hanno votato a scrutinio segreto, a favore dell’adesione della Arabia Saudita alla Commissione
Tra questi sicuramente il Belgio, il cui primo ministro Charles Michel ha però assicurato, tra i dubbi dell’opposizione, che il suo ambasciatore aveva votato per errore a favore di Riyad.
Per quanto riguarda gli altri paesi, questi restano in silenzio.
Contattato dall’ Independent , un portavoce del Foreign Office britannico ha rifiutato di rivelare se il Regno Unito aveva votato a favore.
Wikileaks ha invece offerto 10.000 dollari a chiunque avrebbe rivelato il voto di Stoccolma. L’unica risposta ricevuta è del ministero degli Esteri svedese che si è rifiutatato di rivelare il suo voto, come richiesto dall’opposizione.
Intanto una petizione è stata lanciata su Change.org dall’associazione Libératrice chiedendo che “l’Arabia Saudita, un paese in cui si pratica una forma rigorosa dell’Islam, governato dalla sharia” sia esclusa dalla commissione per i diritti delle donne ONU.
Gli autori del testo, firmato da più di 12 500 persone chiedono anche che siano rivelati i noie dei paesi che hanno votato a favore di Riyad.
141esima su 144 nell’indice sull’uguaglianza di genere del World Economic Forum nel 2016, l’Arabia Saudita ha aderito al Comitato per i diritti della donna, che è “dedicato esclusivamente alla promozione della parità di genere e migliorare la consizione sociale delle donne “, secondo il suo sito web.
L’informazione è stata rivelata a fine aprile dalla ONG UN Watch, il cui presidente Hillel Neuer ha calcolato che almeno cinque paesi europei hanno dato il loro voto a Riyad.