Le sfide del Vertice e il punto di vista dell’opinione pubblica italiana nell’undicesima edizione della pubblicazione di ActionAid L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo. Le priorità per una nuova leadership italiana.
Mancano ormai pochi giorni al G7 di Taormina, che, per la sesta volta, sarà a presidenza italiana. Dal Summit de L’Aquila nel 2009, stiamo vivendo un momento di grande instabilità. Il 26 e il 27 maggio i riflettori saranno dunque puntati sui sette Capi di Stato e di governo – sei dei quali non parteciparono al G8 del 2009 – che saranno chiamati a imprimere un cambio di velocità per dare una risposta di sistema ed efficace alle tante sfide che interessano il pianeta: 800 milioni di persone al mondo che soffrono la fame; 65 milioni di persone in fuga da guerre, violenza, carestie; la tutela dell’ambiente e il raggiungimento della parità di genere. Per affrontare queste problematiche a viso aperto, ActionAid ha organizzato a Roma, presso il Tempio di Adriano, l’evento dal titolo “L’Italia e il G7 come essere protagonista del nuovo scenario globale”, per ribadire che la strada da percorrere è quella indicata dai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“L’Italia farà da padrona di casa a Taormina, ma ci aspettiamo che si spinga ben oltre questo ruolo e che con coraggio non rinunci a tornare protagonista di un nuovo scenario globale. Con la Presidenza del Vertice il nostro Paese ha l’occasione di giocare un ruolo importante, contribuendo a ricostruire un clima di fiducia e mettendo in chiaro quelli che sono gli elementi irrinunciabili della convivenza sostenibile tra le nazioni. Per noi questo ruolo si snoda su tre versanti: dare un segnale forte sulla questione delle migrazioni; dare sostanza e concretezza all’Agenda 2030 e agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per diminuire diseguaglianze sociali e povertà, promuovendo lo sviluppo agricolo soprattutto in Africa; restituire un ruolo forte alla cooperazione internazionale investendo maggiori risorse”, dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia.
In cima alla lista delle priorità del Vertice ci dovrebbero essere le migrazioni e l’accoglienza dei rifugiati, identificate come urgenze per l’Italia e per l’Unione Europea nel suo complesso. I leader del G7 riuniti al centro del Mediterraneo dovranno dare una risposta concreta al fenomeno delle migrazioni, diventato da tempo strutturale e non più emergenziale. ActionAid chiede che vengano trovate delle soluzioni nei Paesi di accoglienza e origine, nel pieno rispetto dei diritti umani; il principio fondamentale rimane che la mobilità umana e l’accesso a pari opportunità siano garantite a tutti gli individui.
La sicurezza alimentare è un altro dei temi per il quale il G7 di Taormina è chiamato a un cambio di passo. Se l’obiettivo di dimezzare la percentuale di persone colpite dalla fame è stato raggiunto, l’Africa è l’unica regione dove il numero di affamati è aumentato rispetto al biennio 1990-1992. È per questo necessario un New Deal agricolo e un cambio di prospettiva che metta al centro i piccoli agricoltori e in particolare le donne, oltre a strumenti trasparenti per misurare gli impegni dei Paesi donatori e il loro impatto sulla sicurezza alimentare. Anche il nostro Paese dovrebbe fare la propria parte, promuovendo una nuova visione degli investimenti in agricoltura: ad oggi l’aiuto pubblico di aiuti destinati a questo settore rappresenta solo il 10%.
Altro tema trasversale alle questioni dello sviluppo, e che non potrà mancare nell’agenda del summit, sarà quello dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne. ActionAid ritiene, in particolare, che l’Italia debba insistere con forza sul lavoro di cura come prerequisito per ridurre il divario di genere nel lavoro retribuito, anche perché – in termini di disuguaglianza in campo economico – è uno dei Paesi che è rimasto più indietro.
Sul versante della cooperazione, il quadro è più positivo, l’Italia ha fatto registrare alcuni passi avanti: nell’ultimo anno è cresciuta la quota del Prodotto Nazionale Lordo italiano destinato agli aiuti per i Paesi in via di Sviluppo fino a raggiungere lo 0,26%. Nonostante l’incremento, l’Italia è il terzultimo Paese donatore del G7 – al pari del Canada – seguita da Giappone (0,2%) e Usa (0,18%). Tra i 29 Paesi donatori monitorati dall’OCSE, l’Italia si colloca invece al 16esimo posto. Ben il 34% dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo è però utilizzato per assistere i rifugiati sul proprio territorio. Al netto di questa spesa, il rapporto APS/PNL italiano scende allo 0.17%, all’ultimo posto tra i Paesi G7 insieme agli Usa.
IPSOS “Gli italiani e la cooperazione internazionale”: poca conoscenza e molta incertezza
La pubblicazione “L’ltalia e la lotta alla povertà nel mondo. Una leadership per un futuro sostenibile” giunta alla undicesima edizione, distribuita oggi nel corso dell’evento, è corredata quest’anno dall’indagine realizzata da IPSOS intitolata “Gli italiani e la cooperazione internazionale”. L’indagine rivela nel complesso l’interesse e la sensibilità degli italiani per il G7 e per temi quali la cooperazione internazionale, l’immigrazione e la nuova Agenda 2030 delle Nazioni Unite; un’indagine svolta in due momenti distinti, una a novembre 2016 e una parte – di comparazione – a marzo 2017.
L’indagine descrive un clima d’opinione incerto riguardo alle tematiche relative alla cooperazione; sebbene gli italiani si dichiarino abbastanza interessati ai temi di politica internazionale (il 40% esprime un alto interesse, valore pressoché identico all’interesse professato per la politica in generale), non sembra che tale orientamento si traduca per tutti in un reale coinvolgimento nei confronti di tematiche legate allo sviluppo sostenibile dei Paesi poveri.
Andando più in profondità delle opinioni relative all’immigrazione sembrano decisamente prevalere timori e pregiudizi: il 50% degli italiani considera gli immigrati come una minaccia e in generale pensa che stiano rovinando le nostre tradizioni e la nostra cultura. Da segnalare in ogni caso che il tema dei rifugiati lascia anche spazio a logiche solidaristiche e di accoglienza: il 63% degli italiani è d’accordo con l’accogliere chi è perseguitato politicamente o scappa da guerre e fame. Sulla base delle risposte date alle tre domande sull’immigrazione è stato quindi possibile dividere il campione in 3 gruppi al loro interno omogenei per grado di apertura/chiusura nei confronti degli stranieri: gli “accoglienti” (33% della popolazione), i “possibilisti” (24%), i “chiusi” (43%). Altro risultato da sottolineare è la conoscenza degli italiani in merito all’esistenza dell’Agenda 2030 e, di conseguenza, anche dei singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 5% li conosce direttamente e il 34% si ricorda di “averne sentito parlare” dopo averne letto una descrizione. Sembra essere molto diffuso tra gli intervistati anche un certo disincanto nei confronti dell’idea che tale programma, o altri analoghi, possano lasciare un segno concreto nel mondo che ci aspetta.
Bassissimo sembra essere anche il livello di conoscenza della situazione degli aiuti per lo sviluppo ai Paesi poveri dati dall’Italia: il 79% del campione intervistato ammette di essere poco o per nulla informato e il 73% non è in grado di indicare l’ammontare in relazione al PIL stanziato dall’Italia per tali aiuti. Sebbene il 69% degli italiani intervistati dichiari di conoscere il G7, solo il 31% sa che è il nostro Paese ad ospitare il Vertice nel 2017 e solamente il 28% indica la città di Taormina come sede. Tra le tematiche più importanti che il G7 dovrebbe trattare, infine, prevalgono il lavoro e la crescita economica (26%), seguiti dalla gestione dei flussi migratori e dall’accoglienza dei rifugiati (18%).
Una seconda indagine che completa la pubblicazione è invece una sentiment analysis delle conversazioni online da aprile a ottobre 2016, condotta da DOING su tre temi fondamentali per la lotta alla povertà: sicurezza alimentare, migrazioni ed empowerment femminile. La pubblicazione, infine, fornisce come di consueto l’identikit aggiornato della cooperazione italiana.