Lasciata la Calabria, la Carovana si è diretta verso la Sicilia, dove si terrà dal 26 maggio l’incontro dei G7 a Taormina. Già le forze di polizia sono spiegate e stanno facendo controlli a tappeto: il testimone tunisino della Carovana, Imed Soltani, viene fermato, identificato e fotosegnalato. Una volta fatte le verifiche scopriranno trattarsi di un equivoco, e il viaggio può riprendere.
Gravi problematiche ambientali e migrazioni causate dalle stesse: è questa la relazione che la Carovana per i diritti dei migranti, per la dignità e la giustizia sta cercando di evidenziare in questa sua terza edizione, perché quello che succede ai popoli costretti a migrare ora in tante parti del mondo, può succedere e succede già anche in Italia. E le zone più inquinate e degradate sono spesso i luoghi in cui vengono “accolti” i migranti. Nel percorso da Milano a Rosarno sono venute alla luce numerose realtà di questo tipo, ma parallelamente sempre la società civile si è organizzata e ha dato luogo a realtà virtuose, educative, di lotta e di resistenza.
Non è da meno Augusta, la prima tappa siciliana e primo porto in Italia per numero di migranti sbarcati (oltre 26000 nel 2016). A ridosso del più grande polo industriale d’Europa, tra raffinerie, discariche, basi militari e inceneritori inquinanti, è stata realizzata una tendopoli per la primissima accoglienza di un numero massimo di 700 persone, ma che spesso supera il migliaio. Lontano dal centro abitato, dagli occhi e dal cuore. Nascosti all’interno di uno scalo commerciale blindato e inaccessibile.
In occasione dell’arrivo della Carovana il 21 maggio il Collettivo Antigone e la Rete antirazzista catanese hanno organizzato un evento pubblico, nel quale ancora una volta le storie locali e quelle dei testimoni da Guatemala, Messico e Tunisia si sono incrociate. Il collettivo era rappresentato da un ragazzo immigrato arrivato nel 2014, che ora studia e lavora ad Augusta, e da Maria Grazia, fondatrice e animatrice di questo gruppo nato inizialmente per conservare la memoria relativa alle migrazioni, per raccontare le storie delle persone, affinché non fosse tutto ridotto a freddi numeri, statistiche e luoghi comuni. Man mano si sono unite persone e il collettivo ha iniziato a lavorare con i rifugiati, poiché tutti parlavano di loro, ma nessuno parlava e lavorava con loro. È nato così un percorso di ascolto e dialogo i cui testi sono andati a formare una raccolta dal titolo “Figli della fortuna”.
Viste le tensioni sul territorio, era prevedibile che all’incontro qualcuno potesse dare luogo a provocazioni: in realtà le contestazioni sono arrivate dall’ambito istituzionale, dal sindaco di Augusta che ha difeso il sistema di accoglienza italiano e dall’assessore all’ambiente che ha sua volta difeso il sindaco, al quale nel frattempo i membri della Carovana avevano risposto ridimensionando la sua visione eccessivamente positiva e ribadendo che dell’accoglienza si fa spesso carico la società civile.
Altri interventi hanno visto Aurora, una ragazza del 5° anno del liceo che collabora con Antigone, sostenere l’importanza della partecipazione giovanile, dopo un incontro del Collettivo e di un fotografo nella sua scuola che l’hanno sensibilizzata su queste tematiche; Gianmarco, conosciuto già nella scorsa Carovana, ha sottolineato il valore dell’unire i temi delle migrazioni, della solidarietà e dell’accoglienza con i temi ambientali, ringraziando per questo la Carovana.
Ricordiamo che Augusta è anche la città in cui, in un grande hangar costruito appositamente, si trovano il relitto e i corpi del naufragio del 18 aprile 2015; qui è iniziata l’opera di identificazione dei poveri resti recuperati, e qui si misureranno le volontà di un intero Paese, ma soprattutto della sua classe dirigente, nel dare un nome e una famiglia ad ognuno di loro.
È tempo di spostarsi nuovamente: in serata un incontro nella Parrocchia di Bosco Minniti a Siracusa, dove don Carlo D’Antoni accoglie i migranti nella sua chiesa e ha avuto non pochi problemi per aver denunciato i credenti che sfruttano i migranti. Tra i banchi, tra le colonne di una via Crucis tradizionale e i volti di Martin Luther King, di Che Guevara e John Lennon, padre D’Antoni ha accolto e dato ospitalità anche ai carovanieri. Fray Tomás, il testimone messicano, ha potuto conoscere a Bosco Minniti una Chiesa degli ultimi, un pezzo di Albergue di Tenosique (rifugio per migranti che ambiscono a raggiungere la frontiera con gli Stati Uniti) anche a queste latitudini, forse una realtà che non pensava di vedere nel cosiddetto primo Mondo.
Ad attendere la Carovana sarà il comune di Vittoria, dopo una sosta a Cassibile.
Per sostenere la Carovana è aperto un crowdfunding ancora per pochi giorni: https://buonacausa.org/cause/carovanemigranti
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