E’ stato presentato ieri alla Camera il rapporto di ricerca Droni militari, proliferazione o controllo?” realizzato dall’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo nell’ambito delle iniziative dell’European Forum on Armed Drones e della collaborazione con Rete italiana Disarmo (con il sostegno di Foundation Open Society Institute in collaborazione con Human Rights Initiative of the Open Society Foundations).
In uno scenario internazionale sul quale si addensano venti di guerra, le possibili soluzioni politiche sono spiazzate dalla rincorsa a risposte militari sempre più letali. Tutte le tecnologie disponibili vengono mobilitate. Dalla minaccia nucleare che prolifera nella Corea del Nord, alle armi chimiche proditoriamente impiegate in Siria cui il governo americano reagisce con i bombardamenti, all’oscura guerra anti-terrorismo effettuata con una nuova arma mortalmente efficace: i velivoli senza pilota, armati con missili, noti come DRONI.
La presentazione della Ricerca è stata occasione di dibattito su una questione spinosa e poco nota, e su cui il controllo parlamentare (anche se l’Italia sarà terzo paese NATO a dotarsi di droni armati) è pressoché nullo.
Questa nuova arma sta diventando prediletta per i politici e i militari dell’Occidente grazie ai suoi costi, apparentemente ridotti in termini economici e politici (strategia delle “perdite zero”). Tuttavia i droni hanno due nemici i quali, pur non essendo armati, non sono del tutto inermi. Si tratta del diritto e dell’opinione pubblica. Gli interrogativi posti dall’impiego dei droni al diritto internazionale sono molti e complessi, così come sono crescenti le preoccupazioni espresse dalla società civile a livello internazionale.
Al confronto con giornalisti (in particolare Giampaolo Cadalanu di Repubblica) ed esperti della società civile (la ricerca è stata illustrata da Francesca Farruggia, Fabrizio Battistelli e Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo) hanno partecipato i senatori Cotti e Battista e i deputati Scanu, Artini, Frusone e Palazzotto. Tutti si sono detti disponibili a sollevare la questione nelle competenti sedi istituzionali nelle prossime settimane, mantenendo un contatto con le campagne che si occupano della questione.
Il rapporto è scaricabile in versione integrale dal sito della Rete italiana Disarmo a questo link.