Pensiamo alle vittime, la gente comune siriana stretta nella morsa delle armi di Assad, dell’Isis, di Putin e di Trump. La Siria è in mano a bande di “signori della guerra” che operano violenze sulla popolazione civile, ed è terra di rifugio di terroristi e mafie che lì si arricchiscono.

Nessuno dei conflitti iniziati dal 1991 ad oggi (Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Libia, Siria) ha risolto i problemi sul campo, anzi sono stati tragicamente aggravati. I governi seguono la strada della guerra, aggiungono il terrorismo dall’alto al terrorismo dal basso. Benzina sul fuoco. Le vittime di questo incendio sono i civili, in Siria e nel Medio Oriente, nel Mediterraneo e in Europa.

Il tema principale ora non è stabilire chi ha più colpe, chi ha iniziato per primo. Dobbiamo riflettere sugli esiti tragici della sperata primavera araba, una volta che ha prevalso la violenza terroristica come risposta alla repressione violenta del regime (sei anni di guerra in Siria), sull’uso della crisi da parte delle potenze mondiali e regionali per ragioni interne e d’influenza geo-politica-energetica. La strada obbligata è quella del rispetto del diritto internazionale e del rafforzamento dell’Onu, con l’istituzione di una legittima polizia internazionale contro la sedicente giustizia fai-da-te.

La matassa è troppo ingarbugliata e nessuno ha la ricetta magica per scioglierla di colpo. Possiamo solo procedere nodo per nodo. Non dobbiamo cadere nella rabbia sterile o nella rassegnazione impotente. Vogliamo reagire con lucidità e consapevolezza. E’ a noi stessi, dunque, che rivolgiamo un appello contro questa ennesima guerra: prepariamo e costruiamo tenacemente le iniziative di pace che ne costituiscono gli anticorpi e le alternative concrete.

La guerra non si ferma quando i missili sono già in volo. Non basta mettere a verbale il nostro “no”, ma bisogna lavorare oggi per l’alternativa di domani. Noi ci stiamo provando con la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, una proposta concreta, culturale, politica, giuridica, legislativa, finanziaria, in parte già avviata, da intendere anche come sollecitazione all’Europa a varare i Corpi Civili di Pace, strumenti di una politica estera tesa ad evitare gli esiti peggiori dei conflitti, a mantenere i contatti tra le parti anche durante gli scontri, a porre le condizioni di una miglior
convivenza al termine del conflitto.

I guerrafondai godono di enormi finanziamenti pubblici; chi lavora per la pace può contare su limitatissime risorse. Per questo ti chiediamo di finanziare personalmente la nonviolenza organizzata: noi proponiamo di versare 1 euro al giorno (o 50 centesimi, 20, 10, 5, 1) al Movimento Nonviolento, per ogni giorno di guerra, come alternativa ai finanziamenti per le armi *. È la nostra protesta/proposta, la nostra obiezione/azione. Un modo serio, simbolico ma concreto, alla portata di tutti, per fare davvero qualcosa di buono e giusto per la pace e contro la guerra. Un gesto sensato contro la follia collettiva. Proponiamo anche un’adesione laica al giorno di preghiera e digiuno per la Siria promosso in ambito cattolico da Caritas e Pax Christi per mercoledì 12 aprile.

Movimento Nonviolento
www.azionenonviolenta.it

* I fondi così raccolti saranno utilizzati dal Movimento Nonviolento, non per il proprio mantenimento, ma per organizzare iniziative nonviolente pubbliche, di rete, e ne verrà dato conto. Ci si può organizzare da soli o in
 ruppo: raccogliere 1 € al giorno (o più o meno, secondo le possibilità di coscienza), come impegno personale, e versare sul c/c postale n. 18745455 intestato a Movimento Nonviolento, via Spagna 8 – 37123 Verona, o bonifico su IBAN: IT35 U 07601 11700 0000 18745455 con causale: “Un euro al giorno toglie la guerra di torno”.