Dal 1499 nell’Abbazia di Montserrat è attiva la più antica tipografia d’Europa (del mondo?).
La montagna sulla cui sommità è collocato l’eremo benedettino, si trova a qualche chilometro da Barcellona, capitale della Catalogna, rampante ospite d’onore della 54esima edizione della Bologna Children’s Book Fair.
E questo non casuale dettaglio, raccontato dalla giornalista Elisabetta Rosaspina nel Corriere della Sera alla vigilia dell’apertura della fiera, è stato ripreso più volte durante la giornata dell’inaugurazione.
Enzo Boni prima e successivamente il sottosegretario alla Cultura Antimo Cesaro, hanno posto l’accento sull’importanza di avere una solida base su cui poggiare le innovazioni del domani unite alla necessità da parte dei bambini di fruire del patrimonio artistico di ieri.
L’istituzione da parte del Bologna Digital Award di una nuova categoria del premio, dedicata alla realtà aumentata e alla realtà virtuale, è uno degli indizi che lasciano intendere l’attenzione nei confronti delle potenzialità (narrative e commerciali) della combinazione fra supporti digitali e cartacei.
20mila metri quadrati, 1300 espositori di cui 1200 provenienti da 75 paesi: la fiera bolognese sta diventando sempre più centro nevralgico di scambi partecipati tra gli addetti ai lavori del settore.
In questo fiume in piena di matite e colori, ritroviamo per la terza volta dal 2015, l’Indonesia, con il tema “Seeing Tales”
Siamo al padiglione 29, l’elegantissmo stand 29 è stato ideato e progettato dall’architetto Andro Kaliandi, in collaborazione con l’Indonesia Design Graphic Association, che ne ha curato la parte grafica: una costellazione di simboli riuniti in un unico cerchio, a indicare le infinite diversità culturali indonesiane che vivono in un unico paese, riprendendo quello che è il motto patriottico indonesiano, “Unity in Diversity – Bhinneka tunggal ika”
Il tema della coabitazione e convivenza tra tradizione e innovazione è di assoluta rilevanza anche nella scelta dei libri e degli autori proposti e supportati dal paese asiatico.
Ika Rochmahwati (membro dello staff dell’ambasciata e storyteller per l’occasione) ricorda con gioia i racconti narrati dalla propria nonna e come quei racconti “orali” abbiano trovato posto in varie pubblicazioni, diventando libri per ragazzi.
Anche Des Alwi, capo della delegazione dell’ambasciata Indonesiana a Roma, in visita allo stand, sottolinea il potere pedagogico della figura dei nonni (analogia che dice di ritrovare molto viva nelle culture mediterranee) aggiungendo come sia prerogativa del Ministero e dunque dell’ambasciata stessa, mettere in rete scrittori delle vecchie generazioni con gli scrittori delle nuove generazioni, cercando di intercettare le evoluzioni psicologiche dei bambini dovute all’utilizzo sempre più costante di tecnologie sempre più sofisticate.
Sono decine gli esempi di racconti tradizionali indonesiani pubblicati: “Cindelaras”, “La leggenda di Jaka Tarub e le Sette Fate”, “Malin Kundang”, e tanti altri.
E’ dunque possibile descrivere e raccontare i luoghi, gli animali, le abitudini, le memorie, i riti e le pratiche in uso nelle vastissime zone rurali indonesiane, rimanendo attuali e competitivi sul mercato internazionale?
La risposta di Laura Prinsloo (presidente del Comitato nazionale del libro – KBN) è assolutamente positiva, e i numeri d’altronde sembrano darle ragione.
L’Indonesia, oltre ad essere la quarta nazione più popolata al mondo, ha una percentuale giovanile altissima, rappresentando una fetta di mercato all’interno del mondo dell’editoria molto importante.
Su queste basi dal 2015 è partita con vigore una politica di forte supporto nel processo di lancio e distribuzione di scrittori e illustratori indonesiani, i quali hanno cominciato a vedere le proprie opere distribuite e tradotte anche al di fuori dei confini della nazione di origine.
I risultati ottenuti durante questa edizione della fiera (con una media di circa 60 appuntamenti giornalieri) danno l’idea di come le impressioni della Prinsloo siano corrette, tenendo conto soprattutto dell’incremento ottenuto rispetto alle due precedenti edizioni.
Tra gli altri gli Stati Uniti, che da tempo ormai attingono al folklore asiatico (Mulan un esempio tra tutti) hanno dimostrato forte interesse nei confronti del mercato Indonesiano.
Testimonial più che pertinente di questo processo commerciale e artistico-culturale è senz’altro l’artista Evelline Andrya.
L’illustratrice ha potuto mostrare le proprie abilità pittoriche durante le giornate della fiera, intrattenendosi con altri illustratori o semplici curiosi all’interno dello stand Indonesiano.
Pastelli, matite, ma anche acquerelli e nozioni di grafica, sono queste le modalità espressive predilette da Evelline che non perde mai l’occasione di sperimentare nuove tecniche.
All’inizio di ogni dimostrazione viene messa in bella mostra una copia del libro “Dancing Folktales”, un viaggio coloratissimo tra le più misteriose e affascinanti danze tradizionali Indonesiane, un dispositivo narrativo che riesce a mettere in luce le innumerevoli diversità etniche e ambientali (più di 17.000 isole che vanno a comporre uno dei più grandi patrimoni in termini di biodiversità del pianeta Terra).
Segreti e aneddoti per rapire l’attenzione dei bambini ma anche per donare loro quel calore sottile che solo il racconto amorevole di una nonna può regalare.
Raffaello Rossini