Prima (speriamo non ultima) scoppola elettorale per Donald Trump. Nel turno suppletivo per l’elezione di un deputato al Congresso nel 6° distretto di Atlanta (Georgia), necessario per occupare il seggio lasciato vacante da Tom Price divenuto Segretario alla sanità, il candidato democratico Jonathan Ossof ha ottenuto il 48% dei voti, sfiorando l’elezione al primo turno. Dovrà vedersela con la candidata del GOP nel ballottaggio del prossimo giugno.
Può darsi che per quella data i repubblicani, presentatisi divisi e con più candidati, si ricompattino, riuscendo a conservare il seggio alla Camera dei rappresentanti, ma intanto il risultato ottenuto al I turno del democratico Ossof, un trentenne film maker liberal pressoché sconosciuto fino a pochi mesi fa, è di assoluta rilevanza intanto perché il distretto elettorale è considerato un feudo dei repubblicani più conservatori, poi perché la piattaforma politica di Ossof sembra trarre ispirazione da quella di Bernie Sanders che scaldò i cuori all’elettorato giovane e progressista degli States (e non solo).
Non a caso Trump nelle ore precedenti il voto ha fatto sentire la sua voce con alcuni tweet indirizzati a dipingere Ossof come una sorta di eversore.
I nostri acuti osservatori d’oltre Oceano, more solito sempre alla ricerca di comodi e improbabili paragoni, parlano oggi di un nuovo Obama. Sembra la solita lettura un po’ superficiale e molto provinciale.
Se son rose fioriranno, ma certo quella di Ossof sembra essere una ventata di aria fresca diretta all’establishment Dem ancora “in bambola” dopo la (im)prevedibile(?) sconfitta di Mrs. Hillary Rodham Clinton.
Speriamo che qualche refolo di quel vento arrivi anche in Europa, alla vigilia del primo turno delle presidenziali francesi e a poco più di un mese da quelle britanniche che non lasciano prevedere nulla di buono per i socialisti europei e induca la sfibrata e ormai assai poco rappresentativa leadership del Pse a cambiare registro, promuovendo un necessario cambio di passo e di personale politico, evitando le solite e autoreferenziali liturgie di mera autoconservazione. Prima che sia troppo tardi.
Emanuele Pecheux