Come può essere definita la decisione del presidente USA di lanciare missili sul territorio siriano?
Il governo italiano appoggia l’azione militare statunitense. Il ministero degli esteri dichiara che “l’Italia comprende”. Non in nostro nome. Noi non comprendiamo, non giustifichiamo.
Non si tratta di una “risposta motivata”, quale potrebbe essere solo quella di una legittima difesa contro un attacco in corso. Non è una risposta. Si tratta di un vero e proprio attacco, programmato, organizzato e pronto per essere sferrato alla prima occasione. Che ci facevano, altrimenti, delle navi militari USA nel Mediterraneo piene di missili pronti ad essere lanciati?
L’occasione è stata la strage di Khan Sheikhoun, con tanto di immagini strazianti di bambini uccisi che hanno fatto il giro del mondo. Quale migliore occasione per lanciare un po’ di missili come se fossero fuochi d’artificio. Se ne producono tanti. Ogni tanto bisogna pure utilizzarli.
Ma soprattutto quale migliore occasione per ribadire, soprattutto a chi casomai se ne fosse dimenticato, chi governa il mondo. Non c’è che dire, Trump sta svolgendo il compito assegnatogli: ristabilire la gerarchia mondiale. Dopo aver creato nei due decenni precedenti le condizioni affinché si configurasse un temibile nemico da combattere, cioè il terrorismo islamico, adesso inizia il secondo atto di questa tragica commedia: “arrivano i nostri”.
Noi, però, non partecipiamo a questa commedia, né come attori, né come spettatori. Il nostro dissenso, che è totale, nasce dalla consapevolezza che il mondo non ha più bisogno di padroni.
Ora come ora il timore può essere forte. Questo è l’obiettivo di chi vuol essere padrone.
Ma noi abbiamo scelto la speranza. E faremo di tutto per diffonderla.