Negli ultimi 20 anni la somma della spesa per pagare interessi sul debito pubblico italiano ha superato i 1.700 miliardi di euro, che corrispondono ad un anno di PIL (Prodotto Interno Lordo). Ciò significa che un intero anno è stato sprecato dall’Italia soltanto per pagare gli interessi, senza erodere il debito, che resta ancora da saldare.
“Occorre invertire la rotta. Occorre comprendere, elaborare e spiegare il fenomeno debito per creare azioni che rivoluzionino l’attuale sistema delle diseguaglianze. Occorre un’operazione di verità sul debito pubblico italiano, per conoscere come e per quali interessi è stato prodotto, quanta parte ne è illegittima, odiosa, illegale o insostenibile. Occorre un’operazione di giustizia sul debito pubblico italiano: in un Paese in cui quasi la metà della popolazione fatica ad arrivare alla fine del mese e una famiglia su quattro non riesce ad affrontare le spese mediche, non si può più accettare che le banche e i profitti valgano più delle nostre vite e dei nostri diritti”.
È questo il nucleo forte dell’invito a partecipare all’assemblea nazionale – che si terrà sabato 4 marzo dalle 10 alle 17 in via S. Croce in Gerusalemme 55 a Roma – promossa da Cadtm Italia (Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi). Si tratta di una rete inclusiva di persone, comitati, associazioni ed organizzazioni sociali, prosecuzione strutturata dell’esperienza del Forum Nuova Finanza Pubblica e Sociale e sintesi operativa dei bisogni emersi dall’Assemblea-Convegno sugli audit locali (Livorno, gennaio 2016) e dal Convegno “Dal G8 di Genova alla Laudato si’: il Giubileo del debito?” del 19 luglio scorso.
“Il mondo in cui viviamo è sempre più ingiusto. La forbice tra i pochi che possiedono tutto e la gran parte delle popolazioni che non hanno nulla, in questi ultimi 30 anni si è allargata a dismisura. Nel capitalismo basato sulla finanza, l’economia contemporanea si è trasformata da attività di produzione di beni e servizi in economia fondata sul debito. Oggi la trappola del debito pubblico mina direttamente la sovranità dei popoli, la giustizia sociale e l’eguaglianza fra le persone, così come perpetua lo sfruttamento della natura, con conseguente inarrestabile cambiamento climatico. Anche nel nostro Paese, il debito pubblico è da tempo utilizzato per ridurre i diritti sociali e del lavoro e per consegnare alle oligarchie finanziarie i beni comuni e la ricchezza sociale prodotta”.
Da questa analisi partirà il confronto tra le diverse organizzazioni impegnate a dare voce ai diritti dei cittadini impoveriti da politiche economiche e finanziarie inique. Per introdurre il tema, all’assemblea nazionale interverranno tra gli altri: Marco Bertorello “La trappola del debito”, Alex Zanotelli “Il debito e il sud del mondo”, Cristina Quintavalla “Le indagini (audit) sul debito pubblico locale” e Marco Bersani “Il debito contro le comunità locali”.
Lo scopo principale dell’iniziativa è ambizioso: “costruire un luogo di studio, ricerca e proposta (Centro Studi), confronto su come identificare un comune percorso tra i movimenti per costruire una contro-narrazione sul debito pubblico, potenziare la rete degli audit locali, creare strumenti di formazione e divulgazione diffusa (scuole popolari sul debito) e di azioni che ne dimostrino la concretezza, nonché avviare un percorso che porti alla costruzione di una Commissione popolare e indipendente per la verità sul debito pubblico italiano”.
Per questa ragione i promotori lanciano un appello alla partecipazione: “per affermare tutte e tutti che il nostro futuro è troppo importante per lasciarlo in mano alle banche”.
In questa prospettiva è il caso di ricordare una dura ma illuminante affermazione di John Adams, 2° presidente degli Stati Uniti d’America: “Ci sono due modi per rendere schiavo un popolo: uno è la spada, l’altro sono i debiti”